lunedì 31 dicembre 2007

Arrestato Gregorio Conrado Alvarez Armelino

Il 17 dicembre del 2007 è stato arrestato Gregorio Conrado Alvarez Armelino ex dittatore dell'Uruguay (dal settembre 1981 al febbraio 1985) con l'accusa di violazione dei diritti umani.
Gregorio Álvarez è stato arrestato assieme Juan Carlos Larcebau ufficiale della marina, mentre Jorge Troccoli ufficiale dell'esercito è tuttora latitante; l'ordine di arresto è avvenuto dopo l'inizio del processo a loro carico, iniziato il 5 dicembre, per il reato di "sparizione forzata di persone" commesso nel periodo tra il 1973 ed il 1985.

Il reato di sparizione forzata di persone è stato inserito nel codice penale uruguayano nell'ottobre del 2006 dopo molte battaglie politiche per far si che la giustizia scoperchi l'enorme pentola di atrocità commessi all'epoca della dittatura. E' la prima volta che tale legge viene applicata.

Il giudice che presiede la corte, Luis Charles, ha confermato il capo di imputazione e ne ha aggiunti altri tra i quali sequestro, trasferimento clandestino, tortura e assassinio di 30 cittadini uruguayani esiliati in Argentina nel 1978.
In Uruguay nel novembre 2006 furono arrestati Juan Maria Bordaberry e Juan Carlos Blanco, ex presidente della repubblica ed ex ministro degli esteri golpisti, per il sequestro e l'assassinio nel 1976 di Zelmar Michelini e Hector Gutierrez, entrambe deputati del Congresso uruguayano fuggiti a Buenos Aires dopo il golpe, e di due militanti Tupamaros, Rosario Barredo e William Whitlaw, assassinati anche loro a Buenos Aires. I nuovi fermi giudiziari proseguono la nuova via che la giustizia uruguayana ha intrapreso, fino a qualche anno fa impensabile.

Il giudice uruguayano ha condiviso le parole pronunciate dal suo omologo argentino, Sergio Torres, riguardo il Plan Condor che è stato definito "una vasta associazione a delinquere attiva nel Cono Sud, diretta al sequestro, alla sparizione, tormento e morte, senza considerare limiti territoriali o la nazionalità delle vittime".
Anche in Uruguay i frutti del Plan Condor sono ben visibili ed ora iniziano ad essere giudicati negli incartamenti del processo contro Alvarez. Viene evidenziato come il dittatore quando era ancora generale dell'esercito abbia avvallato e partecipato al Plan Condor e grazie a questo suo impegno ed ai risultati raggiunti fu lui a diventare il dittatore nel settembre 1981.

L'avvocato delle famiglie dei desaparecidos Óscar López Goldaracena ha rilasciato una dichiarazione di enorme valore: "è un giorno fondamentale per la giustizia e per la memoria, ma il lavoro continua perché adesso è il momento di sapere veramente che cosa è successo e dove sono i desaparecidos".
Oggi, finalmente, in Uruguay nessuno è immune davanti alla giustizia anche dopo molto, troppo, dolore e molti, troppi, anni di attesa.

mercoledì 26 dicembre 2007

La nuova costituzione Boliviana

A Oruro, città dell'altipiano andino (4.200 metri di altitudine) a 230 km da La Paz, il 9 dicembre 2007 sono stati approvati gli articoli che modificano la Costituzione della Bolivia da 164 delegati su un totale di 255.
La stesura della nuova costituzione ha causato polemiche feroci, tanto che per protesta i delegati di Podemos e Potere Democratico, i partiti che sono all'opposizione del governo Morales, non erano presenti alla votazione decisiva.

La nuova costituzione rivede il concetto di proprietà privata che viene limitata solo e soltanto nel caso in cui vada contro "gli interessi collettivi"; introduce un articolo che definisce la Bolivia uno "stato pacifista"; rende eleggibile il presidente per due mandati di 5 anni ciascuno; si vieta nel territorio boliviano la presenza di basi militari straniere, si pone un salario minimo garantito per studenti e anziani, si indice un referendum sull’utilizzo dei latifondi e si sancisce il "diritto irrinunciabile e imprescrittibile" all'accesso al mare.
Un articolo, molto controverso che l'opposizione di Evo Morales ha proposto ma non è stato approvato, è quello di portare tutte le funzioni di capitale a Sucre togliendo a La Paz il ruolo di capitale amministrativa, per il motivo che a Sucre e nelle regioni confinanti della Medialuna si concentrano molte importanti attività economiche legate all'oligarchia economica e politica che osteggia il governo di Morales.

L'opposizione conservatrice si è mobilitata nel momento in cui il governo ha annunciato che avrebbe rivisto la costituzione del paese. Branko Marinkovic, presidente del comitato civico (organizzazione che riunisce l'elite politica e imprenditoriale) ha promosso durante tutto il periodo di stesura della nuova costituzione atti che lui ha definito di resistenza civile, ma che tanto civile non sono stati, dato che a fine novembre una minoranza di manifestanti guidati dalla Union Juvenil, ala dura del movimento, ha provocato scontri con la polizia in cui sono morte 4 persone tra cui un poliziotto. La Union Juvenil nelle altre manifestazioni si è resa protagonista di atti vergognosi come abusi e pestaggi per costringere la popolazione ad aderire allo sciopero.
Il leader dell'opposizione Marinkovic, noto imprenditore boliviano, è accusato tra l'altro dell'appropriazione indebita di migliaia di ettari di terra del popolo indigeno guarayo.
L'obiettivo delle proteste dell'opposizione conservatrici sono focalizzate su due articoli della nuova costituzione approvati dalla maggioranza in un'aula disertata dalla minoranza: il primo prevede l'istituzione di un vitalizio, la Renta Dignidad, per gli anziani più poveri finanziata col taglio delle rendite, del 60%, derivate dalle imposte sugli idrocarburi (Idh) destinate ai dipartimenti. Il secondo consentirà, in futuro, all'Assemblea Costituente di riunirsi in qualsiasi città del paese e non solo a Sucre, sua sede attuale. L'opposizione oltre a questi due articoli contesta anche la legge approvata all'inizio di dicembre con cui si da il via all'espropriazione di 180.000 ettari di terre nella regione di Chuquisaca per redistribuirle agli indigeni guaranì che di fatto abolirà la schiavitù a cui questo popolo è stato sottomesso nei loro territori ancestrali che gli erano stati sottratti.

Con la conclusione della stesura della costituzione Evo Morales ha ricevuto formalmente la proposta di riforma costituzionale ed ora si dovranno decidere le date dei due referendum in cui il popolo Boliviano dovrà approvare o rigettare la nuova carta magna.
La Bolivia in questa sua importante fase appare sempre più divisa in due parti che comprende le regioni dell'altipiano andino, popolate da indigeni aymara e quechua, e le regioni del est abitate dalla popolazione meticcia e bianca ed è per questo che mi auguro che non avvengano ingerenze da parte di stati stranieri che destabilizzano il paese. Per questo motivo mi associo all'articolo che è stato pubblicato da Gennaro Carotenuto .

sabato 22 dicembre 2007

Plan Condor a processo

Il giudice federale argentino Sergio Torres ha istruito il processo contro diciannove tra politici e ufficiali per crimini contro l'umanità commessi durante il periodo in cui era in vigore il Plan Condor. Tra questi spiccano il dittatore Jorge Rafael Videla, che ha governato ferocemente l'Argentina dal 1976 al 1983, l'ex capo dell'esercito argentino Cristino Nicolaides, l'ex generale Luciano Menendez, l'ex ministro degli Interni Albano Harguindeguy e l'ex ministro della Pianificazione Ramon Diaz Bessone, ed altri ufficiali.

Il Plan Condor fu una immane operazione di politica estera statunitense attuata negli anni '70; l'operazione fu avviata in Latino America per bloccare e destabilizzare i governi di sinistra che si stavano per instaurare nell'area e che avrebbero nuociuto alle multinazionali statunitensi a causa delle loro politiche sociali.

Il Plan Condor fu messo in atto dalla CIA in collaborazione con organizzazioni para militari di estrema destra, partiti politici e movimenti armati anticomunista; il frutto del loro lavoro fu il rovesciamento dei governi democraticamente eletti e l'instaurazione delle dittature in Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay. Le procedure per la messa in atto di questo folle progetto furono diverse ma tutte ebbero un minimo comune denominatore il ricorso sistematico alla tortura e all'omicidio degli oppositori politici. Spesso gli oppositori tra cui ambasciatori, politici,dissidenti o semplici persone rifugiati all'estero furono assassinati anche oltre i confini dell'America Latina.

Durante l'era del Plan Condor studenti, giornalisti, intellettuali, professori universitari, sindacalisti, operai, e anche familiari che cercavano i propri cari scomparsi, furono rapiti, torturati ed uccisi; le violenze, quasi sempre, non si limitavano alla singola persona ritenuta "sovversiva", ma si estendevano anche ai familiari ed amici del sospettato.

Il giudice paraguaiano José Augustín Fernández nel 1992 ad Asunción, mentre stava indagando in una stazione di polizia, scoprì, negli archivi, molti documenti dettagliati che descrivevano minuziosamente la sorte di migliaia di sudamericani rapiti segretamente, torturati ed infine assassinati tra gli anni '70 e '80 dalle polizie, eserciti e servizi segreti di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay. Nei documenti scoperti si hanno notizie di 50.000 persone assassinate, 30.000 scomparse (desaparecidos) e 400.000 incarcerate. Gli archivi, sono ritenuti assolutamente attendibili, e fanno riferimento anche alla partecipazione dei servizi segreti di altri paesi Sud Americani quali Colombia, Perù e Venezuela.

I documenti scoperti dal giudice paraguaiano furono denominati Archivi del terrore ed è anche grazie a questi documenti che il giudice federale argentino Sergio Torres ha potuto ricostruire i contatti ed i coordinamenti tra le polizie politiche delle dittature presenti in Bolivia, Cile, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Perù. Il giudice afferma che le polizie implicate avrebbero "coordinato azioni criminali tra le quali la sparizione forzata di oppositori politici e l'obiettivo principale del Plan Condor sarebbe stato quello di sequestrare e assassinare gli oppositori politici che si trovavano in esilio fuori dal proprio paese". Continua il giudice affermando che "il Piano Condor è stato una vasta associazione a delinquere attiva nel Cono Sud, diretta al sequestro, alla sparizione, tormento e morte, senza considerare limiti territoriali o la nazionalità delle vittime". "E' esistita un'associazione a delinquere concretizzata nel cosiddetto 'Operativo Condor', messo in atto da chi occupava i governi del Cile, Paraguay, Uruguay, Brasile, Bolivia e Argentina avente come obbiettivo tra gli altri reati la sistematica sparizione di persone. Non è possibile individuare la data di inizio di tale associazione criminale, ma questa fu senza alcun dubbio attiva a partire dal colpo di stato in Cile, l'11 settembre 1973, e durò fin quando durarono le dittature in America".

I documenti che aiutano a comprendere la portata del Plan Condor e le implicazioni degli Stati Uniti sono riportate dall'Agente del FBI Robert Scherrer il 28 settembre 1976, che inviò un documento dalla sua ambasciata a Buenos Aires. Nel documento redatto da Scherrer si legge: "Operazione Condor è il nome in codice per l'individuazione e l'interscambio dei cosiddetti 'sinistrorsi' comunisti o marxisti, instaurata tra i servizi segreti dell'America del Sud. Il passaggio più concreto implica la formazione di squadre speciali dei paesi membri con la facoltà di viaggiare ovunque nel mondo con il compito di castigare e assassinare i terroristi e chi li appoggiano". Le 'squadre speciali' di cui parla l'Agente del FBI Robert Scherrer non si fermarono al Sud America ma ricercarono i loro obbiettivi in tutto il mondo, per esempio in Spagna, in Italia dove a Roma nel 1975 cercarono di assassinare il fondatore della democrazia cristiana cilena Bernardo Leighton, a Washington dove 1976 l'ex ministro degli esteri di Allende Orlando Letelier con la sua segretaria Ronni Moffit furono dilaniati da 200 kg di esplosivo.

I documenti segreti USA, oggi declassificati, pongono sotto i riflettori l'ex-segretario di stato statunitense Henry Kissinger che è sempre stato al corrente di quello che accadeva, anche se ha sempre negato, ed inoltre aveva una linea segreta con Manuel Contreras capo della polizia segreta cilena (DINA). Nel Plan Condor sono importanti anche gli anticastristi che operavano a fianco della CIA e che avevano gettato le basi per la creazione del Plan Condor organizzando centinaia di atti terroristici negli anni '60 e inoltre parteciparono a numerose operazioni fondamentali per la creazione ed il funzionamento Plan Condor. Nei documenti in questione, oltre a queste informazioni, si ritrova anche il rapporto di Luis Posada Carriles che dimostra la sua implicazione nell'operazione che ha portato al sequestro, tortura e assassinio di due impiegati dell'ambasciata cubana a Buenos Aires.

Il processo che inizierà a Buenos Aires pone sotto accusa la cospirazione internazionale che parte dalla collaborazione dei regimi Latino Americani ed arriva agli Usa ed agli esuli cubani di Miami che ebbero un ruolo fondamentale. Gli imputati, per adesso, sono tutti di nazionalità Argentina ma si attende l'estradizione di sette ufficiali uruguayani e di altri responsabili.

Il processo è una grande ed importante occasione per ricostruire cosa è accaduto negli anni bui delle dittature Sud Americane, per dare giustizia alle innumerevoli vittime e alle loro famiglie, e per ribadire con forza che la giustizia, seppur dopo molti anni, compie il suo dovere anche se avversata e ostacolata; dobbiamo continuare, come Sergio Torres sta facendo, a ricercare la verità scavando nei meandri delle "menzogne vere" che ci vengono propinate che hanno solo il compito di confonderci, scoraggiarci e far rimanere impuniti i colpevoli ed i sistemi da loro creati.

lunedì 17 dicembre 2007

La memoria corta della diplomazia spagnola

L'incidente diplomatico occorso alla chiusura della 17 Cumbre Iberoamericana tra Hugo Chavez da un lato e il presidente Spagnolo Zapatero e il re Spagnolo Juan Carlos I dall'altro, nasce nel momento in cui Chavez definisce "fascista" l'ex presidente spagnolo José María Aznar. Zapatero mentre stava difendendo la persona di Aznar affermando che era stato democraticamente eletto è stato interrotto da Chavez che non accettava le parole in difesa dell'ex presidente; in quel momento Juan Carlos I ha affermato, prima in aula e poi tramite un comunicato stampa, che la corona non accetterà mai che i suoi antichi sudditi mettano in discussione un governante o ex governante dello stato spagnolo.

E' sicuramente da condannare il comportamento del presidente Venezuelano che non ha lasciato terminare l'intervento dell'omologo Spagnolo ma sono da condannare le parole del Re di Spagna che crede di avere ancora del potere politico e/o morale nel continente Latino Americano.
Tanto per rinfrescarsi la memoria ci dovremmo ricordare di come la Spagna appena uscita dalla dittatura di Franco negli anni '80, cercava il dialogo con gli stati del sud America e promuoveva il passaggio a governi democratici dove vi erano dittature, instaurate o aiutate dagli USA, ma solo per avere vantaggi economici con accordi commerciali bilaterali.
Negli anni '90 la crescente intesa tra il governo spagnolo e quello statunitense ha provocato un forte raffreddamento diplomatico tra gli stati Latino-americani e la Spagna; da questo momento in poi la Spagna ha considerato le ex colonie come un potenziale mercato su cui applicare il caratteristico modello imparato dagli USA e cioè rapina e depreda. Esempi di questa politica neocolonialista sono le imprese iberiche del settore idrico ed energetico che hanno generato grandi conflitti sociali e povertà nei paesi dove hanno operato o operano Argentina, Bolivia, Venezuela e Colombia.

Ritornando alla definizione che il presidente Chavez ha dato di Aznar cioè "Fascista", direi che non si è allontanato molto dalla verità.
Come si può definire un capo di Governo che nel 2002 quando la confindustria, la ricca oligarchia venezuelana e la CIA organizzarono il colpo di stato ai danni di Chavez, presidente democraticamente eletto dal suo popolo, non fece passare che poche ore prima di dare il suo appoggio al nuovo e "legittimo" governo che il golpe aveva formato?
Si può definire in altro modo Aznar che ha ospitato un vertice con USA e Gran Bretagna nelle Azzorre per definire le strategie per la guerra in Iraq scatenata con il pretesto dell'uso delle armi di distruzione di massa da parte si Saddam Hussein? Le armi chimiche che i tre capi di stato giuravano si trovassero in Iraq prima non furono rinvenute nel momento dell'invasione e dopo alcuni anni fu confessato dal dipartimento di stato USA che era solo un pretesto per creare consenso popolare.

Nel marzo del 2004 Madrid è sconvolta da un attacco terroristico in cui muoiono se non erro 184 persone; Aznar poco dopo l'attentato addita subito l'ETA come la responsabile di tutte quelle morti ma l'ETA si dissocia immediatamente e poco dopo arriva la rivendicazione da parte di una cellula di Al Qaeda, ma Aznar continua ad incolpare ETA anche quando tutte le prove raccolte dalla polizia scagionano i separatisti Baschi. Come lo si può definire oltre che bugiardo?
E cosa faceva il Re Juan Carlos I mentre Aznar combinava tutto ciò? Il Re avvallava la politica del suo Presidente perché generava potere al governo spagnolo ed alla Monarchia.
La Cumbre Iberoamericana non è una conferenza dove si incontrano i sudditi ed il re, ma una conferenza dove capi di stato si incontrano e dialogano da pari a pari; per cui i dibattiti sono accesi, appassionati e ricchi di spunti per tentare di risolvere i problemi delle varie società latino americane; tra questi anche il forte desiderio di giustizia che chiedono a gran voce, a volte in maniera ferma e gentile, altre volte in modo più provocatorio.

Gli stati ed i popoli latino americani non sono più colonia di nessuno e non sottostanno più agli ordini del re. Vogliono rispetto e pari dignità; il compito di noi europei è quello di collaborare nello sviluppare le loro idee, come essi possono aiutare noi a rielaborare le nostre. Dobbiamo ricordare il passato recente e non, che molti in Europa hanno volutamente rimosso, per non generare altre atroci disparità, ma guardare a un futuro senza subordinazioni.

giovedì 13 dicembre 2007

Fujimori condannato a 6 anni

Martedì 11 dicembre 2007 l'ex presidente del Perù Alberto Fujimori è stato condannato in prima istanza a sei anni di reclusione e 130.000 dollari di multa per aver ordinato, nel 2000, la perquisizione illegale, il sequestro di documenti e di video per lui compromettenti dalla casa della moglie del capo dei servizi segreti Vladimiro Montesinos.

Con questo ordine Fujimori cercò di far distruggere molti documenti compromettenti ed in particolare un video che Montesinos aveva nascosto, nella casa della moglie, in cui si vedrebbe Fujimori commettere il reato di corruzione.
L'ex Presidente ha dichiarato che ricorrerà in appello perchè reputa ingiusta la condanna a sei anni anche se ha reso confessione dell'episodio.

martedì 11 dicembre 2007

A Buenos Aires è nato il Banco del Sur

La notte del 9 dicembre 2007 è nato ufficialmente il Banco de Sur con la firma del documento costituente da parte di Néstor Kirchner (Argentina), Luiz Inacio Lula da Silva (Brasile), Nicanor Duarte (Paraguay), Rafael Correa (Ecuador), Evo Morales (Bolivia) e Hugo Chávez (Venezuela).

Il Banco del Sur sarà operativo nei primi mesi del 2008 ed avrà un capitale di 7 miliardi di dollari e non di 5 come era stato precedentemente deciso ed in aggiunta saranno ritirati i circa 250 miliardi di dollari che sono depositati fuori dalla regione.

Le dichiarazioni dei presidenti che hanno costituito il Banco sono tutte incentrate sul inizio dell'integrazione politica del Sudamerica, la promozione per lo sviluppo economico e sociale, la convergenza dei piani di sviluppo per l'eliminazione delle grandi disuguaglianze nella regione e l'aumento dell'autonomia finanziaria.

Il Banco sarà secondo tutti i paesi fondatori il primo passo per avere una moneta unica, limiterà la destabilizzante politica economica che il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha imposto nel passato a Argentina, Venezuela, Bolivia, Brasile e Paraguay ed aiuterà energicamente ad uscire dal buio in cui il neo liberismo ha gettato la regione.

martedì 4 dicembre 2007

Il referendum costituzionale in Venezuela

Domenica 2 dicembre si è svolto in Venezuela il referendum per la modifica della costituzione appoggiata dal presidente Chavez e dal suo governo.
Le modifiche costituzionali proposte al referendum riguardavano molti articoli; si vorrebbe distribuire terreni che i latifondisti non usano a contadini senza terra ed alle cooperative, controllare i prezzi di alcuni generi di largo consumo per bloccare le speculazioni, ridurre l'orario di lavoro a 6 ore il giorno con la garanzia di un minimo salariale ed infine non limitare il numero massimo di incarichi presidenziali.

La giornata elettorale si è svolta nella massima tranquillità smentendo le preoccupazioni del governo di Bush che sperava negli scontri tra il fonte del Si e del No ma anche nei brogli per avere il pretesto di continuare o di inasprire l'attacco mediatico, già ad oggi molto violento, verso il governo Chavez.

I media venezuelani ed internazionali, che da sempre si oppongono a Chavez, ultimamente hanno aumentato la campagna di disinformazione, per paura della vittoria del fronte del SI; lo hanno accusato di manipolare il risultato referendario, di uccidere la libertà in Venezuela, di minacciare la proprietà privata, di chiudere le TV non allineate al governo, di essere solo un populista feroce, di essere una minaccia per il mondo, di essere maleducato col re di Spagna, e infine di essere un dittatore.

I media si scagliano contro la sua politica descrivendo un paese in rivolta con morti e feriti nelle strade, miseria, violenza; chi ha la possibilità fugge mentre la Chiesa prega per un miracolo che salvi la democrazia. Chavez alcuni giorni prima del referendum, per paura di ingerenze nel voto e dei brogli che potevano essere pilotati dall'estero e soprattutto dagli USA, ha minacciato il taglio dei rifornimenti petroliferi agli Stati Uniti se la volontà del popolo è l'integrità nazionale fosse stata messa in discussione o osteggiata.

Domenica, a tarda sera, il Consiglio Nazionale Elettorale ha reso pubblici i risultati delle votazioni. Il NO ha vinto con un 50,7% delle preferenze quindi con uno scarto di 125.000 voti; l'affluenza è stata del 56%, l'astensionismo è arrivato al 45% ed è dato molto importatane da tenere in considerazione.
Il presidente Chavez ha accettato la sconfitta nel referendum ma può rallegrarsi della maturità politica del popolo Venezuelano e del clima tranquillo e disteso in cui si è votato.
Chavez ha perso la battaglia sulla costituzione ma grazie a questo referendum, che ha portato in Venezuela gli osservatori super partes del Onu, ha dimostrato che il paese non è allo sbando o infiammato dalle rivolte che la lobby della disinformazione descriveva.
Non è un paese diviso come già hanno iniziato a descriverlo, dato l'esito del voto che ha portato il fronte del NO alla vittoria con poco scarto, si è trattato di un referendum in cui il popolo ha espresso il proprio parere su alcune riforme e non come si vuol far credere che la sconfitta referendaria significhi l'automatica richiesta di dimissioni del presidente.

Con il No alla modifica della costituzione del 2 dicembre si apre un interrogativo interessante; la politica bolivariana, sia sociale che regionale, ha due terzi di elettori ma la modifica a stato socialista perde una buona fetta di elettori in gran parte nell'area socialdemocratica del movimento che sta alle spalle di Chavez; questo significa che la "rivoluzione" bolivariana con la confitta nel referendum ha trovato il limite massimo oltre il quale non si può spingere?

Nel discorso che Chavez ha tenuto dopo la pubblicazione dei dati il presidente afferma che "in una situazione di sostanziale pareggio è preferibile aver perso piuttosto che aver dovuto sostenere e gestire una vittoria così importante con un margine così stretto".
In Venezuela non si votava per le elezioni presidenziali con la relativa scadenza del mandato del vincitore ma di un radicale cambiamento di uno stato. Con il 51% dei voti un ipotetico presidente ed il relativo governo si devono insediare mentre la trasformazione di uno stato così profonda non può avvenire con una manciata di voti di differenza.

Le accuse a Chavez di essere un dittatore si sbriciolano come enormi castelli di sabbia al vento dato che la Commissione Elettorale venezuelana ratifica la vittoria del NO seppur con un piccolo margine senza nessuna pressione. Quindi la censura e la relativa mancanza di libertà nei mezzi di informazione, tanto sbandierate dai media occidentali, non esistono, così come non esiste la dittatura ed il relativo regime.
Adesso vorrei che mi si mostrassero i fatti, dato che il vero giornalismo è basato su fatti concreti e riscontrabili e non su illazioni come la propaganda ci insegna, per cui lo Stato venezuelano è governato da un dittatore!
Il Venezuela di oggi è una democrazia che in occidente ci sogniamo e forse, almeno in Italia, non avremo mai dato che la spinta dal "basso" si è fermata alle primarie con candidati predefiniti oppure alla trasformazione di uno slogan calcistico con uno più altisonante slogan che porta la libertà solo a chi comanda ed non al popolo.

venerdì 30 novembre 2007

Banco del Sur

In sud America ed in altre aree del mondo qualcosa di interessante e importante sta avvenendo nelle alleanze economiche e politiche ma i "liberi" organi di informazione occidentali non ne parlano. In Asia nel 2000 è nato il progetto Chiang Mai per lo sviluppo e la cooperazione economica regionale che dovrebbe riuscire a rendere indipendente l'area dal controllo della Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale.

In Sud America sette paesi (Venezuela, Argentina, Bolivia, Brasile, Ecuador, Paraguay e Uruguay) hanno fondato il Banco del Sur con la chiara ed esplicita intenzione di poter dare un'alternativa al Fondo Monetario Intenazionale (FMI) e della Banca Mondiale (BM). Da alcuni anni a questa parte il due istituti internazionale hanno perso una parte della loro influenza a livello mondiale e soprattutto nel continente Sud americano. L'influenza economica e politica è scemata perchè alcuni paesi come Argentina e Venezuela hanno pagato i loro debiti con i due istituti di credito che in passato hanno portato l'Argentina alla bancarotta ed il Venezuela molto vicino, oltre che appoggiare il golpe del 2002 sempre in Venezuela.

Il 3 novembre 2007 i sette paesi fondatori del Banco del Sur si sono ritrovati per dare vita al progetto promosso da Hugo Chavez nel 2004 per la formazione di un'Ente per lo sviluppo e l'integrazione regionale sudamericana.

La finalità è quello di smarcarsi e rendersi indipendenti dal controllo del BM e del FMI con la gestione del credito affidata a questo nuovo Ente multilaterale in cui molto probabilmente, per dare un'ulteriore forte segnale, i prestiti non saranno erogati in dollari ma in un'altra valuta che verrà definita all'atto della fondazione dell'Ente.

Alcune caratteristiche sono già state definite nei vari accordi che hanno portato alla vigilia della nascita del Banco del Sur il 3 novembre a Caracas. Caracas sarà la sede principale della Banca che avrà due distaccamenti a Buenos Aires e La Paz; la Banca inizierà le sue attività prima del marzo 2008, quindi per tale data avrà già definitp la propria organizzazione giuridica, amministrativa e finanziaria. Ogni paese membro avrà un numero di azioni uguali ed il capitale iniziale sarà di 5 mila milioni di euro

I futuri prestiti verranno erogati per le imprese statali ma si pensa di finanziare, seppur in parte, anche grandi progetti privati di interesse pubblico, come il Gasdotto del Sud.

Le reazioni alla creazione di questo nuovo organo gestito interamente da paesi Latino Americani non si sono attese per molto e la BM, sempre molto prudente e pacata nelle sue dichiarazioni, ha affermato che la nuova struttura è solo un doppione della struttura che già esiste ed opera nell'area; anche gli USA hanno sottoscritto il comunicato della BM dato che ne sono i maggiori contribuenti, che così si vedono sfuggire il controllo economico/politico sul Sud america, da sempre considerato il proprio giardino.

L'economista argentina Claudia Kantz, esperta conoscitrice del credito a società private, ha ricordato che "garantire il credito al settore pubblico, al settore cooperativo con finalità sociali è la base costitutiva dell'organo regionale che i sette Stati Sudamericani stanno per fondare: il FMI e BM non si sono mai preoccupati di sostenere questo settore, anzi hanno cercato sempre di facilitare gli investimenti delle grandi multinazionali nord americane".

Con la costituzione del Banco del Sur finalmente è nato un organo di aiuto sovranazionale gestito dalle nazioni in cui dovrà operare, con le finalità di finanziare lo sviluppo economico e sociale. Favorire l'integrazione equilibrata tra i paesi membri favorendo un'equa distribuzione degli investimenti all'interno dell'area e riducendo le disparità esistenti. Investire nei progetti pubblici e privati nell'America Latina dato che non ci saranno partecipazioni dall'estero, ed infine creare le condizioni per una forte autonomia economica del Sud America che in futuro porti alla creazione de "la Unión de Naciones Sudamericanas" (Unasur). Forse le reazioni indignate e preoccupate della Banca Mondiale e degli Stati Uniti sono dettate dalla natura di uguaglianza e sviluppo per cui è nato il Banco del Sur e contro cui hanno lottato per poter far rimanere il Latino America il loro giardino?

sabato 24 novembre 2007

Ergastolo confermato al generale Hugo Salas Wenzel

La Corte Suprema ha confermato l'ergastolo all'ex capo dei servizi segreti del regime di Augusto Pinochet ed altri 14 militari ai suoi ordini. Il generale Hugo Salas Wenzel, capo dei servizi segreti cileni (Cni), nel 1987 ordinò di uccidere i 12 membri del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez per rappresaglia contro il fallito attentato al dittatore Pinochet che avevano pianificato e messo in atto nel settembre del 1986. I servizi segreti incarcerarono i 12 Frontisti e li uccisero a sangue freddo. Trovati i corpi dei 12 militanti, i militari furono accusati del loro omicidio ma la junta militar cilena iniziò a sostenere la tesi che gli oppositori del regime fossero morti in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza; sfortunatamente per il generale ed i suoi scagnozzi un'indagine avviata successivamente e dopo molte difficoltà, omertà e depistaggi riuscì a provare che i 12 membri del Fronte Patriottico Manuel Rodriguez erano stati arrestati e uccisi a sangue freddo.
Il generale Hugo Salas Wenzel è stato condannato all'inizio di quest'anno ma subito dopo è stato scarcerato nell'attesa che iniziasse il processo di appello. Nel settembre di questo anno la Corte Suprema ha scritto una pagina fondamentale per la storia del Cile e del diritto Cileno alla giustizia ratificando la condanna del generale all'unanimità, ed aumentando la pena a 20 anni per il maggiore Alvaro Corbalan Castilla, e ad 8 anni per l'ufficiale Emilio Neira. Degli altri partecipanti alla cattura ed esecuzione dei Frontisti solo 5 militari saranno reclusi mentre i restanti 7 usufruiranno di pene alternative o sconti di pena
Sempre la Corte Suprema ha imposto alle autorità cilene un risarcimento ai familiari delle vittime di 600 mila euro.
Ricordo che negli anni della dittatura di Pinochet, dal 1973 al 1990, secondo le indagini della Commissione Valech (Commissione di inchiesta del governo cileno per la difesa dei diritti umani) pubblicate nel gennaio 2005, furono almeno 30 mila le persone sottoposte a tortura fisica e psicologica. Furono uccisi 3 mila oppositori del regime o presunti tali.
La giustizia Cilena seppur lentamente, osteggiata dalla parte conservatrice del paese (che ha prosperato e si è arricchito durante la dittatura) e nelle difficoltà che incontra quotidianamente sta cercando di chiudere una delle pagine più atroci della storia recente con i processi che portino alla condanna dei responsabili dei massacri e delle torture avvenute nell'era buia di Pinochet.

mercoledì 21 novembre 2007

A 10 anni dal massacro di Acteal

Il villaggio Acteal si trova a circa un'ora e mezzo di auto da San Cristobal e prima del 1997 era una un piccolo villaggio di 471 abitanti. Durante le migrazioni del 1997 causate dall'aumento delle scorribande di gruppi paramilitari, legati ai latifondisti, contro i contadini indigeni si rifugiarono 52 famiglie di zapatisti e circa 540 persone appartenenti a Las Abejas. Le due comunità crearono due campi distinti ma confinanti e con gli aiuti umanitari della Croce Rossa e di altre organizzazioni internazionali riuscirono a sopravvivere.
Las Abejas è un'organizzazione legata alla diocesi di San Cristobal e sostiene le famiglie di diverse comunità indigene locali che si riunirono per protestare contro l'ingiusto e arbitrario arresto di 5 contadini accusati della morte di un latifondista. Con l'insurrezione del EZLN la comunità si schierò con l'esercito Zapatista ma ne condannò da subito la scelta di imbracciare le armi; la loro forma di protesta è del tutto pacifica e si attua con marce, processioni, preghiere collettive e digiuni.

Il 22 dicembre del 1997 furono assassinati 45 indigeni, 7 delle 21 donne uccise erano incinte ed i loro bimbi furono trovati a terra lontano dal grembo materno, mentre erano riuniti in una chiesa in preghiera da un gruppo di paramilitari, si pensa del gruppo Máscara Roja, che si trovavano in zona per opporsi all'esercito del EZLN. La mattanza durò 7 ore e, cosa ancora più sconvolgente, a meno di 200 metri da un presidio di polizia. Alcune persone riuscirono a fuggire e provarono a chiamare in soccorso l'esercito del EZLN e altri abitanti della zona ma l'unico effetto che sortì fu quello di vedere alcune camionette della polizia che portavano in "salvo" i paramilitari dai corpi crivellati dai loro AK-47 o M-16.

La giustizia messicana dopo 10 anni dal massacro ha condannato 82 persone con pene che sommate tra loro arrivano a mala pena a 75 anni di carcere, che nessuno degli imputati conoscerà mai perché legati a doppia corda con esercito, polizia e politici messicani. L'associazione Frayba (http://www.frayba.org.mx/index.php?hl=en) che si occupa di diritti umani ha presentato ricorso per la sentenza farsa che il tribunale messicano ha emesso.
Dopo tutti questi anni il conflitto in Chiapas è sempre vivo e si è inasprito grazie alla guerra a bassa intensità che i gruppi armati attuano giorno dopo giorno. Il massacro di Acteal è uno degli innumerevoli episodi di attacchi che le popolazioni indigene del Chiapas subiscono da parte di paramilitari che si fanno promotori della guerra a bassa intensità. I paramilitari che operano nella zona sono addestrati, dall'esercito Messicano o da agenti Statunitensi che supportano l'esercito, per compiere rapidamente massacri e fughe in modo da non poter capire quale possa essere il loro prossimo bersaglio, e a causa di questi loro caratteristica le popolazioni subiscono anche una forte pressione psicologica.

Oggi ad Acteal non vive quasi più nessuno ma vi è una bellissima ed angosciante scultura donata da un artista norvegese che raffigura i volti delle vittime del massacro in una colonna: "La colonna dell'Infamia" che deve ricordarci gli innocenti massacrati ma anche il diritto alla giustizia ed alla pace che ognuno di noi ha.

martedì 13 novembre 2007

Un forte colpo alla democrazia in Costa Rica

Domenica 8 ottobre 2007 si è svolto il referendum in Costa Rica per approvare il Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli USA, che propone di eliminare o ridurre le barriere commerciali tra tutte le nazioni delle Americhe. L'obiettivo principe di questo trattato è quello di garantire e proteggere gli investimenti esteri ; così si stabiliscono dei forti limiti a ciò che i paesi destinatari possono richiedere alle imprese straniere in caso di investimenti nel loro paese. Un esempio può essere quello di non poter obbligare una società straniera ad utilizzare mano d'opera nazionale, materie prime locali e/o reinvestire i loro profitti nel paese dove si insediano. In aggiunta, se uno Stato pregiudica o ostacola un investimento estero, dovrà pagare all'impresa un indennizzo non solamente per l'investimento da questa realizzato, ma anche per i futuri profitti persi. Una società che creda di essere stata danneggiata da una legge di un paese può citare,di fronte a un arbitrato internazionale,tale paese a giudizio; infine alle decisione dell'arbitrato internazionale non possono assistere nè la società civile nè la stampa. Il grave pericolo consiste nel fatto che il contenuto del trattato non si limita a regolare il commercio ma si estende a ben altri temi come i servizi, la proprietà intellettuale e gli acquisti dello Stato. Infine c'è un piccolo punto che rende il trattato sospetto, ed è quello di poter essere accettato o rifiutato dai paesi a cui viene proposto dagli USA e non modificato; con questa condizione si hanno due trattamenti diversi tra chi lo propone e che lo subisce. Lo stato che lo propone detta le regole e non liberalizza lo scambio di merci o elimina le dogane con lo stato che lo subisce, ma pone dei limiti di importazione da quest'ultimo, mentre il promotore è libero di esportare quanto e cosa desidera. Per cui si può concludere che lo stato che accetta il Trattato di Libero Commercio diviene una nuova colonia perché:
  • la piccola industria non potrà sopravvivere perché non potrà mai sopportare la concorrenza di grandi industrie protette da un impero -la proprietà intellettuale sarà negata perché sarà brevettato tutto il possibile per avere il monopolio di vendita di qualunque prodotto. Per esempio i contadini saranno obbligati a pagare e consumare i semi transgenici prodotti negli USA e dannosi per l'ambiente e l'uomo.
  • I laboratori farmaceutici non potranno creare medicine generiche i cui componenti si trovano disponibili sul mercato; ma la popolazione sarà costretta ad acquistare i farmaci a prezzi maggiori ma di marca e brevettati dalle corporazioni multinazionali.
Mentre lo stato che si rifiuti di accettare il TLC subisce ritorsioni economiche che iniziano con il blocco dei finanziamenti fino ad arrivare ad un vero e proprio embargo commerciale. Ritornando al voto in Costa Rica le irregolarità che hanno minato la democrazia di questo piccolo stato Centro Americano sono iniziate prima del 8 ottobre e cioè in campagna elettorale. Il governo ha intimidito la popolazione con campagne mediatiche, pagate da Washington, in cui si annunciavano conseguenze nefaste per il paese e per l'economia. Gli organi di informazione sono stati pagati profumatamente per mettere in luce solamente i vantaggi del TLC e non per dare la giusta informazione alla popolazione o allo schieramento del NO. Il governo ha poi violato la norma del silenzio che proibisce di fare propagande elettorale due giorni prima della data del voto. C'è stata anche l'inusuale ingerenza degli Stati Uniti, che con un comunicato firmato dal presidente George W.Bush, ha intimato di cancellare San José dall'Iniziativa della Conca del Caribe nel caso fosse stato rifiutato l'accordo commerciale con Washington. Il giorno delle votazioni si sono registrate intimidazioni agli elettori che si recavano alle urne fino all'acquisto del voto! Varie associazioni che si battono contro il TLC hanno fatto ricorso al Tribunale Supremo delle Elezioni ma il silenzio che hanno avuto come risposta rende intuibile la loro complicità di fronte a queste violazioni. Lo spoglio delle schede sembra aver registrato delle anomalie ma non ci sono prove concrete per dimostrarlo, solo congetture e sospetti; così il fronte del SI al Trattato di libero Commercio ha strappato dopo varie pressioni e ingerenze il 51,6%, e il popolo del Costa Rica ha ratificato il TLC. L'unica cosa che adesso possiamo sperare è che il Tribunale Supremo delle Elezioni si pronunci a favore di chi ha esposto il problema e si possa votare nuovamente seguendo le regole; inoltre speriamo che tutti i movimenti sociali del continente Latino Americano continuino a lottare ed a scontrarsi contro il TLC neoliberista che affossa gli stati invece di aiutarli a svilupparsi

venerdì 9 novembre 2007

Elezioni in Guatemala

Il 4 Novembre in Guatemala si è svolto il ballottaggio per l'elezione del presidente della repubblica centro americana; i due canditati erano Alvaro Colom Unidad Nacional de la Esperanza (UNE, Socialdemocratico) ed il generale in pensione Pérez Molina, del Partido Patriota (PP, Destra).
Pérez Molina è un ex generale che ha frequentato la famigerata Scuola della Americhe da cui provengono i massimi esponenti della repressione che hanno solcato il continente latino americano; ha partecipato nel
1996 ai negoziati per porre fine alla guerra civile che imperversava da 30 anni nel paese. Durante la guerra civile e più precisamente negli anni '80 è stato accusato di non aver rispettato i diritti umani dei guerriglieri che combatteva. Nel 2000 ha abbandonato la carriera militare e poco dopo ha fondato il partito Patriota con il motto Mano dura, cabeza y corazón (pugno di ferro, cervello e cuore) per combattere la povertà e la criminalità del paese.
Alvaro Colom è il fratello maggiore dell'ex sindaco di Città del Guatemala che nel 1979 fu ucciso dai militari dopo aver creato un partito politico; dopo la laurea in ingegneria divenne il direttore del Fondo Nacional para la Paz (Fondo nazionale per la pace) e vice ministro dell'economia. Nel 2003 si presentò alla elezioni presidenziali ma fu sconfitto da Óscar Berger al ballottaggio. Il programma del suo governo si possono riassumere in 5 punti: lotta alla disoccupazione, lotta alla corruzione, lotta alla povertà (sia dal lato economico che culturale) , stabilità del paese e crescita economica o come riassume Colom "Trasformare il Guatemala".
La campagna elettorale che ha portato i due candidati al ballottaggio è stata segnata da numerose violenze ed intimidazioni, 55 persone vicine ai partiti della sinistra sono state assassinate ed ancora la polizia non ha un'idea di chi le abbia uccise, o meglio ancora cerca di affossare le indagini.
Il Sabato prima delle elezioni sono state rubate le schede per le votazioni per cui si pensa che ci possono essere dei brogli.
Nella notte tra il 4 ed il 5 novembre il Tribunal Supremo Electoral
(TSE) ha proclamato Alvaro Colom nuovo presidente del Guatemala con il 52% dei voti; il candidato uscito sconfitto ha riconosciuto la sua sconfitta e non si è appellato a nessuna congiura o broglio elettorale, come tanto si temeva alla vigilia del voto dato che la campagna elettorale ne aveva gettate le basi.
Le prime parole del neo presidente sono state un auspicio per il futuro in cui la politica sia indipendente dal militarismo, che fino ad oggi ha influenzato, ed in alcuni casi guidato, la politica.
Il primo nodo da risolvere, adesso che il Guatemala ha il primo presidente socialdemocratico della sua storia, è l'unità di intenti dei partiti che compongono la coalizione di governo che dovranno lavorare per realizzare il programma composto da pochi punti ma di grande difficoltà ed importanza.
Il Guatemala non deve essere "trasformato" come afferma Colom ma deve essere rifondato partendo dalla sua struttura sociale, che ancora rimane basata su un modello semi-feudale di latifondo, che mantiene il sistema delle classi e che alimenta il razzismo e la discriminazione. Lo stato è debole, e la politica fiscale è in mano ad una "cupola" composta da Comité Coordinador de Asociaciones Agrícolas, Comerciales, Industriales y Financieras (CACIF) e dai militari; per cui nel momento in cui Colom cercherà, se tenterà, di modificare la politica fiscale del paese, si scontrerà con questa "cupola" come è accaduto ad alcuni suoi predecessori. La politica economica dello stato deve, e ribadisco deve, essere modificata perché se così non sarà il Guatemala rimarrà uno stato oligarchico ed escludente.
Partendo dalla lotta alla povertà che uccide ancora troppi bambini, e che continua a creare emarginati perché non hanno un'istruzione ed un'assistenza sanitaria adeguata.
Ci sono due grandi incognite che provengono dalle promesse fattein campagna elettorale. La prima è la messa in moto di un processo di pacificazione interna dopo che il Guatemala ha vissuto circa 30 anni di guerra civile, per cui si dovranno istruire i processi contro coloro che hanno abusato dei loro poteri e/o hanno calpestato i diritti civili della popolazione oltre ad analizzare le cause che hanno portato al conflitto. Anche perché dopo il conflitto la giunta militare è stata sostituita da un governo civile che non ha modificato il modo di governare il paese ma ha fatto ricorso alla forza ed alla violenza.
L'altra incognita è il Trattato di Libero Commercio (TLC) che è stato stipulato con gli USA che rischia di stritolare la piccola economia del paese che non può sostenere la concorrenza delle aziende statunitensi.
La speranza è quella che il neo presidente che si insedierà nel 2008 riesca a mantenere i propositi espressi in campagna elettorale cercando di lavorare per il paese che deve uscire da un lungo periodo buio; la società guatemalteca si aspetta un netto cambio di rotta nella politica sociale del paese che ridia speranza alle persone che fino a poco tempo fa sono state ignorate se non addirittura vessate dalla politica!

domenica 4 novembre 2007

Perché la protesta Cilena

A metà settembre una parte degli abitanti di Santiago sono scesi per le strade a protestare contro il governo non proprio socialista che sta proteggendo e sta dando impunità ai militari complici del genocidio della dittatura di Pinochet.
Il governo attuale non sta mantenendo quello che aveva promesso in campagna elettorale; il programma era chiaro giustizia contro i crimini della dittatura, equità sociale, aiuto alle fasce della popolazione più povere e la garanzia di una sanità ed una educazione di base per tutta la popolazione.
Per quanto riguarda l'educazione è da sottolineare l'interessante accordo tra lo stato cileno e Microsoft che da il monopolio del mondo informatico statale alla Corporazione di Bill Gates (per maggiori informazioni rimando al link http://www.gennarocarotenuto.it/public/post/colpo-di-stato-digitale-in-cile-michelle-bachelet-svende-il-paese-alla-microsoft-1220.asp).
La protesta si è velocemente estesa su tutto il territorio e rappresenta la voglia ed il bisogno di giustizia e piena democrazia che il popolo cileno ha aspetta da molto, attende da 35 anni 17 anni di tirannia (1973-1989) e 17 di frustrazione (1990-2007) con i vari governi di transizione che poco, anzi nulla, hanno fatto per dare giustizia ad un popolo vessato dalla dittatura e da un modello economico che li ha ridotti alla fame.
La protesta attuale lotta contro l'ingiustizia sociale e l'altissimo grado di disuguaglianza che esiste nel paese. Le manifestazioni contro l'immobilismo del governo "socialista" della signora Bachelet mettono alla luce i 35 anni di immobilismo dalla dittatura al governo socialista non sembra che sia cambiato gran che anche perché la signora Bachelet, figlia di un generale giustiziato dal dittatore Pinochet, adotta i metodi che sono stati del periodo più buio del suo paese reprimendo con i carabineros le manifestazioni che hanno richiamato sempre più folla. Alla fine di questa massiccia repressione si contano 650 arresti e circa 100 feriti negli scontri con i carabineros.
Questo è il nuovo progetto politico del governo socialista tanto sbandierato in campagna elettorale contro l'oligarchia militare della destra?
Per fortuna ancora oggi a distanza di molti, troppi anni, i cileni hanno voglia di riprendersi il rispetto e la giustizia che ancora tarda ad arrivare anche se si aspettava dal governo Bachelet il rispetto del programma presentato per le elezioni ma per adesso così non è. Forse gli scranni del parlamento di Santiago hanno contagiato il nuovo governo con i germi dei vecchi regimi?

mercoledì 31 ottobre 2007

Alberto Kenya Fujimori

Fujimori è nato a Lima nel 1938, anche se di origine Giapponese , ed è stato presidente del Perù dal luglio del 1990 al novembre 2000. Il primo mandato fu contraddistinto da gravi fatti di sangue culminati con l'uccisione di 10 persone nell'Università di Lima (9 alunni ed un insegnante) e la “Strage del centro storico di Lima”, sempre per mano del gruppo paramilitare Colina autorizzato dal Presidente.
Il parlamento, in questa prima parte di mandato presidenziale , cercò di contenere le azioni autoritarie di Fujimori contro i movimenti di lotta indigeni Sendero Luminoso e Tupac Amaru; così nell'aprile 1992 sciolse il parlamento e bloccò le attività della magistratura. Verso la fine di quest'anno il generale dell'esercito Sedò cercò di estromettere dal potere il presidente ma non ci riuscì e fu arrestato insieme agli altri golpisti; quest'azione dette l'occasione a Fujimori di iniziare una nuova e più autoritaria fase del suo governo che lui stesso chiamò “Governo di emergenza e ricostruzione nazionale” che riscrisse la costituzione poi approvata nel 1993.
Da ricordare del primo mandato le durissime misure per contenere l'inflazione e la svalutazione monetaria che portò alla svalutazione dei salari di gran parte del popolo Peruviano ed il cambio di valuta (Nuovo Sol).
Nel secondo mandato di Fujimori si ricorda il sequestro nella residenza dell'ambasciatore Giapponese di importanti personalità peruviane da parte del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru; quest'azione aveva come fine la richiesta di rispettare i diritti umani per i numerosi prigionieri politici rinchiusi nelle carceri del paese. Dalla stampa locale ed internazionale i 14 guerriglieri furono bollati come “Terroristi” e come violenti, ma una volta risolto il sequestro si seppe dai sequestrati che nessuno di loro aveva subito violenze o intimidazioni. Il sequestro si risolse dopo 4 mesi nell'aprile del 1997 quando il presidente Fujimori decise di far fare irruzione ai militari ed ordinò l'eliminazione dei “Terroristi” ; morirono tutti i 14 terroristi ed un sequestrato. Da tutto il mondo arrivarono le congratulazioni per il brillante atto di forza voluto e guidato dal presidente contro i “Terroristi” senza, però, che si conoscessero i veri motivi che portarono i 14 militanti del MRTA a compiere il sequestro; anche Giovanni Paolo II si congratulò ma non si espresse sulle condizioni inumane dei detenuti politici .
Fujimori vinse anche le elezioni del 2000 anche grazie alla modifica di un articolo della costituzione che portò in piazza milioni di Peruviani che non ne volevano la modifica. Nell'articolo “incriminato” si affermava che un presidente non poteva essere eletto più di due volte, così Fujimori forte della grande maggioranza in parlamento modificò l'articolo e scatenò la protesta di piazza.
In tutti gli anni '90 Fujimori attuò, con il sostegno e la copertura USA un feroce repressione contro i movimenti armati rivoluzionari. Il risultato furono migliaia di morti e desaparecidos; la repressione fu feroce soprattutto nelle zone rurali e contro le fasce più povere della popolazione (si ricordano i massacri di Cantuta e Barrios Altos), dove la guerriglia godeva di un considerevole appoggio. Sempre in questi anni Fujimori privatizzò molte aziende statali sotto la pressione del FMI e della Banca mondiale, aprendo il paese al più sfrenato liberismo e sempre in questo periodo si ha l'escalation di corruzione all'interno del suo governo.
Dopo la terza vittoria consecutiva alle elezioni presidenziali vennero alla luce alcuni scandali legati alla corruzione all'interno del governo fino a sospettare dello stesso presidente, lo stesso indisse nuove elezioni e partì per la riunione del APEC in Brunei, da cui non fece ritorno per paura di un'eventuale arresto in patria per corruzione e crimini contro l'umanità che iniziavano a venire alla luce. Si rifugiò in Giappone da cui formalizzò le sue dimissioni.
Dopo tutti questi anni passati in Giappone, da cui ha avuto la cittadinanza grazie alle sue origini (i genitori erano giapponesi), nei primi mesi del 2006 Fujimori decise di ricandidarsi alle elezioni di aprile pensando che il clima politico e del mal governo di Toledo (presidente dal luglio 2001 al luglio 2006) gli garantissero l'impunità. Così decise di trasferirsi a Santiago de Chile da dove pensava di orchestrare la sua campagna elettorale; invece nella capitale cilena è stato arrestato grazie ad un mandato di cattura internazionale spiccato nei suoi confronti dalla magistratura peruviana. Il mandato di cattura contempla 22 procedimenti per violazione dei diritti umani perché è considerato l’autore intellettuale dei massacri di Barrios Altos e del Università de “La Cantuta” commessi a Lima nel 1991 e1992 dallo squadrone della morte “La Colina”, che ha assassinato 25 persone. Inoltre è accusato di associazione a delinquere e peculato, e di aver consegnato 15 milioni di dollari al suo braccio destro, capo dei servizi segreti, Vladimiro Montesinos (oggi in carcere in Perù), che sono serviti per corrompere politici, giornalisti e imprenditori. Non ultime sono le accuse per la campagna di sterilizzazione forzata, messa in atto nelle zone rurali e indigene, che coinvolsero oltre un milione di donne. A documentarlo c’è il rapporto della Commissione della Verità e Riconciliazione CVR.
L'autorità peruviana una volta informata dell'arresto di Fujimori presentò immediatamente domanda di estradizione e finalmente, dopo un anno di ricorsi del ex-presidente del Perù che si opponeva all'estradizione, l'11 luglio 2007 la II Sala Penale cilena ha rigettato ogni ricorso ordinando la consegna del imputato alle autorità Cilene per procedere con i processi a suo carico.
Il 22 settembre 2007 finalmente dopo molto tempo Fujimori è atterrato in Perù ma non da uomo libero ma da detenuto, e altrettanto finalmente potrà essere processato e condannato per i crimini economici che hanno messo in ginocchio un intero popolo privandone della dignità ed obbligandolo ad emigrare, oltre per l'infamia della negazione dei diritti umani dei peruviani che adesso possono avere giustizia. La speranza è che il processo venga portato a compimento e che Fujimori non trovi nessun escamotage per non essere processato come merita.

venerdì 26 ottobre 2007

Pascua Lama e Varadero

Cosa è?
E' il progetto della multinazionale Barrick Gold per realizzare una miniera tra i ghiacciai millenari (Toro I, Toro II e Esperanza) della cordillera, tra il Cile e l'Argentina, che garantiscono acqua alle valli sottostanti circondate da uno dei deserti più secchi del mondo. La futura miniera estrarrà oro e uranio e si estenderà nella regione cilena di Atacama e l'argentina San Juan. Le basi per l'estrazione dell'oro e d'uranio sono state poste nel 1997 con la firma su una legge da parte di Carlos Menem (presidente dell'Argentina) e Eduardo Frei (presidente del Chile) che concede vasti poteri sull'area dove sorgerà la miniera ; la società controllerà tutto: flora, fauna, l'acqua. La Barrick Gold ha annunciato che l'area di esplorazione e successivamente di estrazione sarà ampliata oltre il progetto originale, senza incontrare nessuna resistenza da parte dello stato Argentino e Cileno grazie alla loro connivenza.

L'impatto Sociale ed Ambientale
Nel 2001 il CONAMA (Comisión Nacional del Medio Ambiente Cileno) approvò il progetto ma non riuscì a rispondere alle domande poste dalle popolazioni che abitano nell'area interessata. Le domande molto semplici e comprensibili erano queste: Come poteva l'estrazione modificare la quantità e la qualità dell'acqua che attualmente proviene dai ghiacciai? Ricordo che l'area sottostante i ghiacciai è uno dei più aridi del pianeta e le esplorazioni e la vera e propria estrazione mineraria ne assorbiranno moltissima. Che impatto ambientale avrà la miniera? il CONAMA ha affermato sarebbe stato minimo anzi quasi trascurabile, ma non ha fornito nessuna prova a suffragio di questa teoria. Il CONAMA ha risposto rileggendo la scarsa documentazione che la Barrick Gold ha presentato al momento della presentazione dello studio di fattibilità. Alcuni studi sottolineano e giustificano le preoccupazioni delle popolazioni dato che per estrarre l'oro la Barrick Gold dovrebbe fare uso di cianuro ed altri metalli pesanti (altamente inquinanti) che potrebbe compromettere la vita umana e le attività agricole degli abitanti. Nel Primo Forum Internazionale sull'attività mineraria tenutosi a Mendoza (Argentina) a fine marzo il Dr. Raúl Montenegro ha affermato che in Argentina "l'azienda Barrick Gold ha presentato degli studi sul impatto ambientale ancora più rudimentali di quelli presentati per il Cile" e che la Secretería de Minería e la Secretería de Ambiente de la Nación "non hanno protetto né la salute dei suoi cittadini, né l'integrità degli ecosistemi vitali", continua affermando che l'attività mineraria "è sperimentale, dal momento che i cambiamenti ambientali e i cocktail contaminanti non sono contemplati nella legislazione vigente, e non esiste neppure la capacità tecnica per il suo controllo". Infine ha anticipato che diverse organizzazioni stanno vagliando l'eventuale ipotesi di presentare delle denunce penali contro alcuni funzionari "per inadempimento dei doveri di funzionario pubblico". Il Dr. Raúl Montenegro ha anche aggiunto che Pascua Lama e Varadero "alterano in modo irreversibile le regioni andine che conservavano la propria stabilità idrica e climatica. Sono in pochi a preoccuparsi dell'instabilità che provocheranno le detonazioni e i giacimenti nei pendii delle montagne. Queste miniere eliminano montagne intere, alterano i microclimi delle Ande, producono cocktail di sostanze inquinanti che le amministrazioni locali non possono identificare, e minacciano le sorgenti di bacini idrici di grande importanza in Cile e in Argentina". Jenifer Ibarra, una delle organizzatrici del Forum, ha dichiarato che sia le miniere d'oro sia quelle d'uranio "mettono seriamente a repentaglio l'approvvigionamento d'acqua nelle valli aride e desertiche". Le affermazioni del Dr. Raúl Montenegro e Jenifer Ibarra rafforzano l'opinione di Carolina Sandoval, promotrice della petizione popolare Anti Pascua Lama Project, secondo cui poichè le risorse minerarie si trovano sotto tre ghiacciai, il Toro I, il Toro II e l'Esperanza, la loro estrazione ne comporterebbe la distruzione fino al 50-70%. Jenifer Ibarra ha aggiunto che la miniera di Pascua Lama e Varadero "ha creato un terzo paese tra l'Argentina e il Cile" e che, in questo territorio "non ci sono né controlli né dogane"; in poche parole si ha uno stato nello stato! Nel Novembre 2005 era stata presentata una petizione, firmata da 18000 persone, da parte dell'Anti Pascua Lama Project, che non ha impedito al governo cileno di autorizzare i lavori nei tempi previsti , lavori che sfortunatamente dovrebbero cominciare verso la fine di quest'anno.
Per essere sempre aggiornati sulla lotta di queste popolazioni ecco il Link del Anti Pascua Lama Project http://www.noapascualama.org/

venerdì 12 ottobre 2007

Gli USA contro i 5 Cubani

Nel 1996, 26 aerei pilotati da cubani anticastristi decollarono da aeroporti vicino Miami negli USA ed sorvolarono lo spazio aereo cubano e gettando volantini di propaganda contro il Governo. Le autorità Cubane protestarono con gli organi internazionali per questa violazione dello spazio aereo ed avvertendo che lo Stato Cubano si sarebbe difeso con i mezzi più opportuni se si fossero ripetute le violazioni denunciate. Poco dopo questa dichiarazione altri tre aerei entrarono nello spazio aereo cubano e furono contrastate ed allontanate dall'esercito cubano ma come conseguenza di questa incursione morirono 4 cubani.
Dopo lo scontro nei cieli cubani era necessario per gli USA incolpare qualcuno che non fossero gli anticastristi storicamente vicini al Governo ed alla CIA. Così gli USA nel 1998 accusarono ed arrestarono 5 agenti dei servizi segreti cubani infiltrati nei gruppi armati anticastristi che operavano attentati nell'isola caraibica per stabilire un clima di terrore per far crollare il turismo. I 5 Cubani sono René González, Fernando González, Antonio Guerrero, Gerardo Hernández e Ramón Labaniño e furono incriminati di cospirazione per commettere spionaggio e cospirazione per commettere assassini ed atti di terrorismo.
La verità non è questa ma è un'altra: i 5 si infiltrarono per bloccare gli attentati che venivano commessi a Cuba in cui morivano cubani e turisti ma il governo USA grazie ai media riuscirono a manipolare la verità ed a far passare i 5 agenti come terroristi.
E' risaputa e palese la forza mediatica del governo statunitense e ne abbiamo di esempi dall'incidente del Tonchino che permise agli USA di invadere il Vietnam, ad altre verità taciute e manipolate per invadere l'Afghanistan ed infine alle false armi chimiche del Iraq che hanno portato alla sua invasione.
Il processo contro i 5 agenti cubani fu istruito a Miami, luogo migliore data la sua storica tradizione anticastrista, e furono , stranamente, dichiarati colpevoli e condannati alla detenzione perpetua.
Uno dei 5 agenti cubani, durante lo svolgimento del suo incarico, riuscì a mettersi in contatto ed entrare a far parte del gruppo di terroristi legato ad Orlando Bosch, una delle menti insieme a Luis Posada Carriles dell'attentato del giugno 1976 in cui fecero esplodere un aereo di linea della compagnia Cubana de Aviacion che percorreva la rotta Caracas - La Habana con a bordo 73 persone tra cui la nazionale giovanile di Scherma Cubana.
Oltre a questo atto terroristico il signor Bosch partecipò anche all'operazione Condor che consisteva nell'eliminare i nemici interni, gli oppositori, delle dittature instaurate o aiutate dalla CIA in Sud America ed infine ha partecipato all'attentato che uccise il cancelliere cileno Orlando Letelier.
I 5 agenti per proteggere il proprio paese da atti terroristici e sabotaggi si infiltrarono nelle reti di terroristi anticastristi per cercare di bloccarle e per questo sono stati accusati ingiustamente e vergognosamente di terrorismo! Nell'agosto del 2007 ad Atlanta si è svolto il processo di appello e negli atti ufficiali del processo non sono state fornite dal avvocato dell'accusa, contro i 5 agenti cubani, nessuna prova di spionaggio, terrorismo e cospirazione che danneggino gli USA; addirittura un generale dell'esercito statunitense ha affermato che la loro attività era di solo reperimento di informazioni e di smantellamento degli apparati terroristici anti-cubani.
Il procedimento penale conto i 5 agenti cubani va avanti e siamo in attesa della sentenza del tribunale di Atlanta che già una volta ha annullato il procedimento svolto a Miami a causa delle intimidazioni subite dai giurati e dalla corte, la speranza è che il tribunale dichiari innocenti questi 5 cubani che da 10 anni ormai sono incarcerati ingiustamente e senza una prova a loro carico!

Il processo come si può bene vedere è di stampo politico e non è contro gli agenti capri espiatori, che hanno svolto il loro lavoro non commettendo nessuno dei reati a loro addebitati, ma contro una nazione che non ha scelto di sottostare e vivere con le regole imposte dagli USA ma che ugualmente riesce a sopravvivere dignitosamente anche se osteggiata economicamente, l'embargo economico è iniziato nel 1960, politicamente, con le centinaia di risoluzioni e sanzioni proposte al ONU ma che non hanno avuto successo, e con atti terroristici che hanno portato alla morte di molti cubani, si stimano circa 900 persone, e di cittadini stranieri.

Per maggiori informazioni e per seguire la vicenda consiglio questi siti:

http://cubainforma.interfree.it/2007/5eroi/sommario.htm
http://www.juventudrebelde.cu/inocentes/index.html

In Argentina finalmente si iniziano a condannare gli aguzzini

A La Plata Christian Von Wernich è stato condannato il 9 ottobre 2007 al carcere perpetuo per i crimini contro l'umanità commessi durante la dittatura dal 1976 al 1983. La condanna, non è ancora definitiva dato che la difesa del sacerdote può ricorrere in appello.
Il sacerdote Christian Von Wernich nato nel maggio del 1939 ha prestato servizio nella polizia della provincia di Buenos Aires ed è durante questo periodo che ha commesso i crimini contestati dalla Giustizia Argentina; per la precisione 41 casi di privazione della libertà e tortura sia fisica che psicologica a cui si sommano 7 omicidi (Domingo Moncalvillo, María del Carmen Morettini, Cecilia Idiart, María Magdalena Mainer, Pablo Mainer, Liliana Galarza e Nilda Salomone) tutti effettuati in centri di detenzione clandestina.

Durante l'udienza del 7 agosto il testimone Rubén Schell ha identificato Christian von Wernich come l'ex-cappellano della polizia che lo interrogò e torturò per tutti i 102 giorni che fu sequestrato nel centro clandestino della
Brigada de Investigaciones de Quilmes conosciuto come "Pozo de Quilmes". Fu il primo testimone che segnalò l'imputato come responsabile dei delitti a lui ascritti dopo di lui altri 119 testimoni resero deposizioni con le solite accuse.
L'avvocato dell'accusa durante un suo passaggio affermò che "Il genocidio ha una preparazione, uno sviluppo e una successiva giustificazione tutti coloro che partecipano a una sola di queste tappe sono complici", ha anche alluso alle relazioni tra Chiesa Cattolica e Dittatura a cui assicurò una protezione morale nello sviluppo del piano genocida non denunciando mai i sequestri, le torture e gli omicidi operati dell'esercito e della polizia.
Oltre a Von Wernich ci sono altri 20 sacerdoti che hanno prestato servizio nella polizia, esercito e penitenziari clandestini che sono stati denunciati per aver partecipato a torture e omicidi.

Il giorno in cui la corte doveva leggere il verdetto c'è stato anche un allarme bomba che per fortuna si è rivelato falso; questo atto dimostra quanto sia importante questa condanna spalancando le porte, finalmente, alla giustizia che dopo 25 anni può colpire i colpevoli delle atrocità della dittatura sia che facciano parte della polizia, esercito, civili o del clero.

Il verdetto è stato solo posticipato dal falso allarme bomba, rivendicato dall'Alleanza Anticomunista Argentina (AAA), ed è stato accolto con gioia da parte delle Madri di Plaza de Mayo, dei parenti delle vittime e della associazioni per i diritti umani.
La Chiesa Argentina ha commentato la condanna con un "siamo spiacenti che nel paese ci siano state tante divisioni e odio e che la Chiesa non abbia saputo prevenirle né sanarle" ma non ha punito il sacerdote condannato per reati così gravi e così lontani dagli insegnamenti dei vangeli.
Il pio sacerdote ha accusato i sopravvissuti che hanno testimoniato a suo carico di essere "demoniaci" ed infine si è paragonato a Gesù Cristo affermando che come Gesù Cristo è stato condannato non per giustizia, ma perché dato in pasto al popolo, che ha preteso fosse crocifisso, ma che come Gesù Cristo resusciterà!
La speranza è che rimanga solo Gesù Cristo ad essere resuscitato perché il mondo non ha bisogno di torturatori ma di messaggeri di pace e giustizia.

sabato 6 ottobre 2007

MERCOSUR

Il Mercosur è il mercato comune del Sud (cioè dell'America meridionale) e per comprenderlo meglio lo possiamo equiparare alla nascente Unione Europea.
Il l 26 marzo 1991 fu sottoscritto il trattato di Assuncion da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay; successivamente si sono associati la Bolivia e il Cile (dal 1996), il Perù (dal 2003) infine la Colombia e l'Ecuador(dal 2004). L'obbiettivo del TA (trattato di Assuncion) è la creazione di un mercato comune subregionale, senza che gli Stati firmatari abbiano immediatamente associato ad esso altre finalità di tipo politico, se non quanto vagamente e retoricamente affermato nel preambolo del TA in riferimento alla «volontà politica di stabilire le basi per un’unione sempre più stretta tra i loro Popoli».
Dal primo gennaio 1995 sono stati aboliti i dazi doganali tra i quattro Paesi e istituita una tariffa doganale comune verso paesi terzi, è stato formato un coordinamento delle politiche macroeconomiche e settoriali previsto dall’articolo 1 del TA riguardante la politica commerciale estera, agricola, industriale, fiscale, monetaria, dei cambi, finanziaria, doganale, dei servizi, dei trasporti e delle comunicazioni e tutte le altre sulle quali si raggiungerà un accordo, al fine di assicurare condizioni adeguate di concorrenza tra gli Stati membri.
Nella seconda metà degli anni '90 grazie alla stabilità dei rapporti tra i paesi membri si sono potuti notare grandi passi in avanti sul piano delle relazioni commerciali con Paesi o raggruppamenti di Stati terzi, anche attraverso la conclusione di accordi internazionali.
Sempre nella seconda metà degli anni ’90 è iniziata una nuova fase evolutiva del Mercosur con la sottoscrizione nel 1996 della Dichiarazione Presidenziale sul Compromesso Democratico nel Mercosur; nel 1997 è stata firmata la Dichiarazione Presidenziale sulla Consultazione e la Concertazione Politica degli Stati Membri del Mercosur, poi nel 1998 è stato emesso un comunicato congiunto dei Presidenti dei Paesi membri, insieme a Bolivia e Cile, sull’Impegno per la Democrazia ed anche una Dichiarazione su Mercosur, Bolivia e Cile come Zona di Pace.
Il susseguirsi di queste iniziative ha avuto meriti importanti: ha istituito la concertazione del dialogo politico e ha vincolato il processo di integrazione al rispetto della democrazia. Con la Dichiarazione Presidenziale sul Compromesso Democratico nel Mercosur si afferma che la «piena vigenza delle istituzioni democratiche è condizione essenziale per la cooperazione nell’ambito del Trattato di Assuncion, dei suoi protocolli e degli altri atti sussidiari», e che «ogni alterazione dell’ordine democratico costituisce un ostacolo inaccettabile per la continuazione del processo di integrazione in corso rispetto allo Stato interessato», tanto che si prevedono non solo consultazioni immediate e automatiche in caso di «rottura o minaccia di rottura dell’ordine democratico in uno Stato parte», ma anche varie sanzioni: dalla «sospensione del diritto di partecipazione nei fori del Mercosur fino alla sospensione dei diritti e degli obblighi derivanti dalle norme del Mercosur e degli accordi conclusi tra ciascuna delle Parti e lo Stato dove si è verificata la rottura dell’ordine democratico».
Inoltre, si stabilisce che «le Parti dovranno includere una clausola di affermazione del compromesso sui principi democratici negli accordi del Mercosur con altri Paesi e gruppi di Paesi».
Tali meccanismi sono stati richiamati nella Dichiarazione di Appoggio alla Democrazia del Paraguay, al suo Processo di Normalizzazione e Rafforzamento Istituzionale nel 1999 dopo i gravi fatti che hanno portato il Paese sull’orlo dell’ennesimo colpo di Stato della sua storia.
L’integrazione politica si è sviluppata ben oltre lo stabilimento di questo quadro di base, attraverso l’estensione della cooperazione tra i Paesi membri a settori non coperti dal Trattato di Assuncion, per esempio in ambito giudiziario o di politica estera. Obiettivo tendenziale è la realizzazione di un mercato comune.

Daniele F.

venerdì 21 settembre 2007

I progressi della Sanità Cubana

I nostri organi di disinformazione non danno nessun risalto ad alcune notizie che reputo di fondamentale importanza, come i progressi della medicina e della qualità della vita in uno stato sottoposto all'ingiusto embargo che ormai dura da troppo tempo e che sottrae risorse importanti allo sviluppo della società cubana.Inizio subito dicendo che a Cuba c'è un centro cardiologico, Cardiocentro Ernesto Guevara, dove il tasso di sopravvivenza di pazienti operati a cuore aperto alle coronarie è del 97%, grazie ad un complesso procedimento chirurgico ed alla preparazione dei medici.
I pazienti operati nel centro dalla sua fondazione nel 1986 sono stati 5000.
Cuba nel 2006 ha raggiunto il tasso di mortalità infantile più basso della sua storia: 5,3 ogni 1000 bambini nati vivi. Nel continente americano, solo il Canada ha un tasso inferiore a quello di Cuba; la cifra raggiunta lo scorso anno conferma che l’isola della rivoluzione è tra le trenta nazioni del mondo con meno possibilità di morte per i suoi bambini.Un altro successo per la sanità cubana è il fatto che 25 comuni di 12 province del paese si sono accomiatati dal 2006 con mortalità infantile pari a zero.
L’indicatore diffuso dal ministero degli interni cubano è stato confermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
A Cuba arrivano ogni anno i bambini ucraini che sono vittime del disastro nucleare di Chernobyl per ricevere le cure del caso e per beneficiare del clima che aiuta il recupero dei piccoli malati.
Da quando scoppiarono i 2 reattori di Chernobyl nel 1986 nell'isola Caraibica sono arrivati circa 20000 bambini che hanno ricevuto GRATUITAMENTE le cure delle equipe mediche Cubane. Infine Cuba da circa 10 anni ha istituito un programma denominato Operazione Miracolo che si occupa di portare a Cuba persone provenienti da diversi paesi dell'America Latina allo scopo di operarli agli occhi e restituire loro la vista. Molte persone in Latino America perdono la vista a causa della malnutrizione, senza contare i non vedenti per cause congenite.
L'Operazione Miracolo ha visto il suo battesimo in Venezuela dove 290.000 persone sono state operate; contemporaneamente molti medici e tecnici cubani lavorano nelle zone più remote e povere del paese per migliorare la qualità della vita delle popolazioni più svantaggiate
Riporto alcuni dati per far comprendere meglio la portata del progetto: 8.500 guatemaltechi di scarse risorse hanno beneficiato dell'Operazione Miracolo con un ritmo di 40 e 60 interventi al giorno. Circa 10.000 Boliviani hanno recuperato finora la vista grazie all'Operazione Miracolo; le 100.000 persone sono state operate a Cuba o da equipe di medici e tecnici Cubani in Bolivia. Sono circa 1.900 gli uruguayani e circa 4.000 i panamensi operati a Cuba per diverse malattie della vista dall'inizio del 2007.

Daniele F.

domenica 16 settembre 2007

Cuba, l'ONU e i diritti umani

Ecco un po' di storia del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite:
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite è un organismo delle Nazioni Unite con sede a Ginevra, dipendente dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, e che dal 15 marzo 2006 ha sostituito la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
L'organo dell'ONU nasce il 15 marzo 2006 con una risoluzione dell'Assemblea Generale ricevendo l'appoggio di 170 paesi su 191. Votarono contro gli Stati Uniti, le Isole Marshall, Palau, ed Israele (una pura casualità il loro voto contrario).
Il consiglio è la trasformazione della precedente "Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Uniti", fondata nel 1946. Lo scopo di questo cambiamento era di ampliare i poteri della vecchia Commissione per i diritti umani aumentando il potere decisionale. La composizione del Consiglio passò dai 53 membri a 46, eletti dall'Assemblea Generale con rotazione triennale. Nella risoluzione del 15 marzo 2006 si affermava che i "membri eletti al Consiglio devono promuovere, proteggere e alzare a standard più alti i diritti umani". Il mandato della commissione è quello di supervisionare il rispetto e le violazioni dei diritti umani in tutti gli stati aderenti alle Nazioni Unite e di informare l'opinione pubblica mondiale dello stato dei diritti umani nel mondo.
Nel momento in cui il Consiglio ravvisi le violazioni dei diritti umani in un paese può aprire le cosiddette "procedure speciali": un pool di esperti guidato da un Rappresentante del consiglio si reca di persona nell'area interessate per verificare il rispetto dei diritti umani e le eventuali violazioni, per poi riferirne al Consiglio. L'apertura di una "procedura speciale" può essere richiesta da uno stato membro o su segnalazione di un'organizzazione per il rispetto dei diritti umani; il Consiglio poi a maggioranza decide se si deve aprire o meno la procedura. Il consiglio a maggioranza decide in base al rapporto fornito se si è verificata una violazione dei diritti umani e può imporre con una risoluzione il ripristino dei diritti umani violati. Va però precisato che la risoluzione non è vincolante ed il Consiglio non può imporre un embargo per la violazione dei diritti umani. Il 30 giugno 2006 il Consiglio,per la prima volta dalla sua creazione, ha ravvisato la violazione dei diritti umani da parte dello stato di Israele nell'occupazione dei territori palestinesi.

Sotto riporto la dichiarazione del Ministro degli Esteri cubano Felipe Pérez Roque che ha pronunciato al seggio dell'ONU a questo proposito:

Il Consiglio dei Diritti Umani, alla conclusione del suo quinto periodo di sessioni, a Ginevra, ha deciso di interrompere l’incarico della denominata Rappresentante personale dell’Alta Commissaria dei Diritti Umani per Cuba, facendo terminare così la manipolazione da parte del governo degli Stati Uniti sul tema di diritti umani contro il nostro paese.
Questa decisione dell’organismo, che rimpiazza la screditata Commissione dei Diritti Umani, costituisce una storica vittoria nella lotta del nostro popolo per far valere la giustizia e porre fine all’esercizio anticubano che gli Stati Uniti hanno concepito precisamente come pretesto per mantenere ed esacerbare la loro politica genocida e d’aggressione contro Cuba.
Con questa decisione il Consiglio dei Diritti Umani riconosce il carattere ingiusto, selettivo e discriminatorio delle azioni che per due decenni sono state perpetrate contro il nostro paese e un rotondo basta alle risoluzioni e ai meccanismi che il governo nordamericano è riuscito ad imporre nella discutibile ex Commissione dei Diritti Umani (CDU), con le minacce, i ricatti e le manipolazioni.
Il sostegno degli integranti del MNOAL, il Movimento dei Paesi non allineati e degli altri paesi del Terzo Mondo è stato essenziale per ottenere questo risultato. Ora i paesi della Unione Europea, alleati permanenti della CDU, non hanno altra opzione che accettare l’interruzione del disprezzabile mandato contro Cuba, come unica via per cercare di dare credibilità al Consiglio, il cui primo anno di vita si compie in questi giorni.
Questo risultato costituisce un atto di imprescindibile giustizia per l’agguerrito e generoso popolo cubano, i cui figli hanno contribuito alla scomparsa del colonialismo e della apartheid in Africa e che oggi si offrono modestamente e disinteressatamente alla realizzazione dei diritti umani di milioni di persone nei più di 100 paesi ai quali oggi giunge la solidarietà di circa 42 mila medici, infermiere e allenatori sportivi, ingegneri e tecnici cubani, in un atto di giustizia con un popolo che oggi prepara gratuitamente nelle sue università almeno 30 mila giovani di 118 paesi ed ha reso la vista a quasi 700 mila persone di 31 paesi.
Costituisce un riconoscimento al prestigio e al lavoro di Cuba e della sua Rivoluzione, la cui innegabile opera nella promozione e la protezione di tutti i diritti umani per tutti, la creazione di una società sempre più giusta, più ugualitaria, più umana, non può essere ignorata o tergiversata.
È un meritato riconoscimento alla difesa cubana degli interessi del Terzo Mondo, alla sua denuncia e resistenza di fronte alle pretese di domini imperiale degli Stati Uniti, a quella Cuba che, per i suoi meriti, è stata eletta membro fondatore del Consiglio dei Diritti Umani con 135 voti, più dei due terzi dei membri dell’Assemblea Generale della ONU, nonostante le pressioni del governo degli Stati Uniti e della Unione Europea, che avevano operato attivamente contro la candidatura cubana.
È il risultato del processo di costruzione istituzionale del Consiglio recentemente concluso, che nonostante le carenze e deficienze che ha tuttora l’organismo, è favorevole ai paesi del Terzo Mondo, organizzati e agglutinati dal MNOAL, con la presidenza di Cuba. Il movimento ha svolto un attivo ruolo ed ha ottenuto che l’agenda del Consiglio oggi includa elementi di speciale importanza per i paesi del sud, come la situazione dei diritti umani in Palestina e i territori arabi occupati, il diritto allo sviluppo e la discriminazione razziale, la xenofobia.
Adesso dovremo vedere se i paesi industrializzati che hanno usato la vecchia CDU come strumento per cercare d’imporre il loro concetto e la loro visione politica, saranno disposti realmente a lavorare sulla base dei principi di universalità, imparzialità, obiettività, non selettività, dialogo costruttivo e cooperazione, evitando doppie facciate e la politicizzazione che avevano portato al disprezzo della criticabile Commissione dei Diritti Umani che era trasformata in un tribunale inquisitore dei paesi del sud.
Cuba, che nella sua qualità di presidente del Movimento dei Paesi non Allineati ha disimpegnato un importante ruolo in questo processo, continuerà a combattere in difesa della verità della nostra sovranità e degli interessi dei paesi del Terzo Mondo.

L’Avana, 19 Giugno del 2007 – "Anno 49 della Rivoluzione"

Daniele F.


sabato 15 settembre 2007

POR LA JUSTICIA

C’è un personaggio un po’ equivoco che soggiornava in carcere di minima sicurezza nei mitici USA, con l’accusa di immigrazione illegale e falsa testimonianza e che è stato scarcerato nell’aprile del 2007 grazie ad una cauzione fissata dal giudice a 350.000$.

Chi è questo personaggio? È Luis Posada Carriles, un signore che dal 1955 al 1959 è stato un collaboratore segreto del dittatore cubano Batista ed ha operato con i gruppi controrivoluzionari che attuavano vari sabotaggi nell’isola; dal 1961 si è legato alla CIA preparando l’invasione di Cuba a Play Giron (Baia dei porci); nel 1965, dopo anni passati ad addestrare forze anti-rivoluzionarie, ha fatto parte della congiura per rovesciare il governo Guatemalteco. Fino al 1976 ha partecipato alle repressioni di gruppi di progressisti Latino Americani ed in particolare Venezuelani. Nel 1976 fece esplodere un aereo di linea della compagnia Cubana de Aviacion che percorreva la rotta Caracas - La Habana con a bordo 73 persone tra cui la nazionale giovanile di Scherma Cubana; arrestato in Venezuela e processato, è stato dichiarato colpevole, anche se lui durante il processo si professava innocente. Riesce ad evadere nel 1982 grazie alla “strettissima” sorveglianza a cui era soggetto. Dal 1982 lavorò per la CIA nella operazione Iran/Contra(1) e nella pianificazione e messa in opera del genocida Plan Condor(2). Nel 1997 preparò una serie di atti terroristi contro alcuni hotel dell'Avana in uno dei quali perse la vita il giovane turista italiano Fabio Di Celmo; nel 2000 cercò di attentare alla vita di del presidente Fidel Castro Ruz durante la sua visita a Panama, più precisamente all'Università di Panama.

Nel 2005 il buon Luis Posada Carriles entrò illegalmente negli USA, ma solo dopo molti mesi e moltissime denunce da parte di fori legali internazionali ed intellettuali di tutto il mondo il governo . di George W. Bush procedette al suo arresto con l'accusa di immigrazione illegale e falsa testimonianza, senza il minimo cenno all'accusa di terrorismo che gli USA perseguitano in ogni parte del mondo con lungimiranti guerre preventive.

Il New York Times intervistò Luis Posada Carriles il 12/07/1998 (Intervista intitolata “Key Cuba foe claims exiles backing”) in cui affermava di essere il recordman di atti terroristici contro Cuba compreso quello in cui morì Di Celmo; in questo caso ha affermato che l’imprenditore italiano “si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato”, alla fine dell’intervista ha affermato di non sentirsi in colpa per gli attentati pianificati e compiuti ma di “dormire come un bebè”.

Gli USA conoscono bene Luis Posada Carriles, oltre che per aver lavorato per la CIA anche per i dossier redatti dall’intelligence statunitense (Possibile plan of cuban extremists to blow up a Cubana Airlines, suspected bombing of Cubana Airlines DC-8 near Barbados, Bombing of Cubana Airlines october 6, 1976). Con queste premesse vorrei ricordare un’affermazione di Bush junior nei riguardi del terrorismo e di chi protegge i terroristi, che è la seguente: “qualunque nazione che protegga un terrorista sarà considerata complice”; quindi possiamo affermare che gli USA sono complici dato che proteggono almeno un terrorista reo confesso.

Gli USA concedendo al ex agente CIA Luis Posada Carriles il trattamento di favore evidenziano una doppia morale nel combattere il terrorismo! Una in cui torture, sequestri e bombardamenti sono leciti e necessari per sconfiggere il terrorismo che non fa bene agli USA, e l’altra in cui si proteggono i terroristi che fanno bene agli USA.

Dopo 10 anni, finalmente, per la precisione nel marzo del 2007, alcuni deputati del Parlamento Italiano (PDCI, RC, DS) hanno richiesto formalmente l’estradizione di Luis Posada Carriles per l’uccisione di Fabio Di Celmo nel 1997; al contrario Carriles purtroppo dopo qualche mese è stato liberato su cauzione ed ha riacquistato la libertà ed adesso secondo alcune fonti della polizia statunitense avrebbe fatto perdere le proprie tracce

Per concludere vi vorrei invitarvi a firmare l’appello che si trova su sito http://www.porlajusticia.cu/

E poi guardate questi link che sono molto interessanti e sono in italiano!
http://www.la7.it/news/videorubriche/dettaglio.asp?id=327&tipo=12
http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E90169,00.html
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=5115

(1) I Contras erano dei gruppi armati controrivoluzionari nati in Nicaragua per combattere il governo Sandinista che nel 1979 dopo aver rovesciato la dittatura di Anastasio Somoza Debayle si era insediato al potere. La guerriglia dei Contras fu sostenuta e finanziata dagli USA, per la maggior parte dall’amministrazione Regan. Anche se il Congresso nel 1984 votò contro il sostegno ai ribelli del Nicaragua, nel corso dei due anni seguenti funzionari del governo, violando pienamente la legge, continuarono a finanziare i Contras usando i profitti illegali pervenuti dalla vendita di armi all'Iran; ciò fece scoppiare uno scandalo che mise a rischio il secondo mandato di Reagan

(2) Piano per uccidere gli oppositori delle dittature in Latino America negli anni ‘80

venerdì 14 settembre 2007

Presentazione

Hola,
ecco il primo post di questo nuovo blog che si affaccia nel popoloso mondo dei Blog; avevo ed ho voglia di scrivere pensieri ed idee, probabilmente incomprensibili, che mi frullano nella testa per cui eccomi qua!

Il blog avrà un tema principe, ovvero il Latino America con la sua politica in fermento, con la sua società che sta prendendo coscienza di se e della sua forza, con i popoli nativi che fermamente combattono per aver riconosciuti diritti fondamentali di cui sono privi ancora oggi ed altro che stuzzicherà la mia curiosità. Ci saranno anche altri argomenti che per adesso non so neanche io ma qualsiasi cosa focalizzi la mia attenzione e mi stimoli credo che troverà posto in questo mio blog.

A presto
Daniele F.