sabato 7 novembre 2009

Lo stallo nelle trattative

I colloqui che dovrebbero permettere al presidente legittimo del Honduras di tornare nel suo paese oltre a far terminare la dittatura instaurata il 28 giugno 2009 si stanno svolgendo a Tegucigalpa.
Il negoziati sono basati sull'Accordo di San José, promosso dal presidente del Costa Rica Oscar Arias, che prevede il ritorno di Zelaya, l'amnistia politica ed un governo di riconciliazione. Le notizie che trapelano dagli incontri sono frammentarie e vengono smentite immediatamente da entrambe le parti; anche se una notizia è certa ed è quella che Micheletti vorrebbe le elezioni generali il 29 novembre 2009; ma la comunità internazionale ha bocciato questa possibilità, affermando che fino a che Zelaya non tornerà al potere non sarà possibile svolgere delle elezioni realmente democratiche.

La resistenza del popolo hondureno è pacifica ma sfortunatamente il regime ha cercato di reprimere il movimento di resistenza con la violenza; infatti si contano 18 morti (4 durante le manifestazioni e 14 per esecuzioni extragiudiziali), 300 feriti da catene di metallo e pallottole, poi ci sono 3000 persone detenute illegalmente; 39 di queste hanno iniziato lo sciopero della fame contro la loro detenzione.

Il Frente contra el golpe en Honduras sta dando una dimostrazione tangibile che resistere al golpe è possibile e soprattutto è possibile resistere pacificamente. Se il movimento avesse imbracciato le armi, sarebbe esplosa una sanguinosa guerra civile e, fatto fondamentale, il popolo non avrebbe seguito i guerriglieri e di conseguenza la resistenza ai golpisti avrebbero perso l'appoggio popolare e quindi la propria forza.
Il Frente contra el golpe en Honduras non è composto solo da persone pro Zelaya (eletto nelle liste del conservatore partito liberale); il movimento lo appoggia perché è il presidente democraticamente eletto e perché ha teso la mano al popolo soprattutto a quello più povero.
Zelaya si è avvicinato molto al popolo quando si è fatto promotore di una proposta popolare, firmata da 45000 hondureni, sulla convocazione di una nuova assemblea costituente ed è per questo che il 28 giugno 2009, giorno del golpe, il popolo si sarebbe dovuto esprimere se inserire nella tornata elettorale del 29 novembre anche il referendum.
Chi si opponeva a Zelaya ed al rischio di vedere vincere il referendum per riscrivere una nuova Costituzione ha mentito affermando che in questo modo Zelaya avrebbe modificato la carta costituzionale per farsi rieleggere ma questo non è e non era possibile perché il 29 novembre 2009 si sarebbe dovuto votare contemporaneamente per il nuovo Presidente e per decidere se scrivere o meno una nuova Costituzione.

A più di quattro mesi dal golpe in Honduras il popolo sembra aver fatto suo l'articolo 3 della Costituzione, il quale recita che non è dovuta nessuna obbedienza a chi usurpa il potere, e che è legittimo combattere gli usurpatori. La speranza è che il popolo honduregno resista e che dell'esterno arrivi un vero e proprio sostegno.

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