lunedì 27 dicembre 2010

Honduras: segnalati militari e paramilitari colombiani

In Honduras operano gruppi paramilitari colombiani ed il Gaula (reparto d'elite delle Forze speciali dell'Esercito colombiano); la notizia è stata diffusa dal sito del Frente Nacional de Resistencia Popular (FNRP) che ha effettuato ricerche approfondite di varia natura. 

La presenza dei militari colombiani è confermata non solo da fonti honduregne ma anche da fonti e media colombiani; per esempio El Tiempo scrive di un'operazione di salvataggio di un cugino del presidente honduregno Porfirio Lobo, Mario Filiberto Lobo Moya ricco allevatore di bestiame. Mario Filiberto Lobo Moya è stato sequestrato il 16 ottobre 2010 in Honduras e liberato, dopo pochi giorni, dalla polizia del Honduras con il supporto del Gaula. L'articolo riporta anche alcune dichiarazioni di un militare del corpo di elite che si trova in Honduras e racconta i dettagli dell'operazione per la liberazione di Mario Filiberto Lobo Moya; aggiungendo poi che si tratterebbe del "dodicesimo sequestro risolto da un'intervento del Gaula" nel paese centro americano.

Oltre alle operazioni in supporto della polizia locale il reparto Gaula sta collaborando inoltre con il Battaglione 3-16.
Il Battaglione 3-16 fu creato in Honduras nel 1980 ed addestrato per sei mesi in una base dell'aviazione nel sud degli Stati Uniti dove vennero fatti atterrare di notte e dove furono preparati per la Guerra Sporca. Il Personale che gli addestrava era composto da agenti della CIA e da ufficiali argentini operanti nell'ambito del'Operación Cóndor. Finito l'addestramento segreto e rientrati in Honduras iniziarono le loro operazioni sanguinarie che forse stanno continuando ancora oggi.

Secondo alcune indiscrezioni, testimonianze e comparazione delle tecniche di tortura il Gaula ed il Battaglione 3-16 sarebbero responsabili del sequestro, delle torture e della morte di sette contadini, alcuni dei quali erano attivi nella lotta contro il golpe del giugno 2009 ma presero parte anche alle lotte contro il regime negli anni '80.

Un nuovo articolo de El Tiempo svelava la presenza di un cittadino honduregno arrivato in Colombia per reclutare paramilitari nell'area del Magdalena Medio e, casualmente, poche settimane dopo molti contadini ed abitanti dei municipi honduregni di Colon e Olancho raccontano di colombiani armati assoldati dai latifondisti in perenne guerra con le organizzazioni contadine. 
Altro fatto importante nella collaborazione tra le due nazione fu la visita lampo (durata tre ore) di Uribe al "nuovo presidente" hondiregno, Porfirio Lobo, nel quale venne firmato il nuovo Accordo di cooperazione e scambio di informazioni contro terrorismo e narcotraffico.

Che non siano tutte manovre per riesumare il vecchio terrorismo di Stato?

martedì 21 dicembre 2010

Massera è morto

L'otto novembre 2010, a Buenos Aires, è morto Emilio Eduardo Massera che fu capo di Stato Maggiore della marina militare argentina ed uno tra i fautori del colpo di Stato del 1976 che i militari definirono Processo di Riorganizzazione Nazionale. Fu una delle menti politiche delle giunte militari che governarono l'Argentina tra il 1976 ed il 1981.

Massera è stato un'esponente di spicco della giunta militare guidata da Videla ed anche l'ufficiale che guidò la strategia del terrore; l'Esma (Escuela Mecánica de la Armada), di cui fu il responsabile, fu il tassello fondamentale. La sua responsabilità nel rapimento, nella tortura e nella sparizione di circa cinquemila uomini e donne è stata ricostruita dai tribunali argentini che lo condannarono all'ergastolo (anche se poi il presidente Menem annullò molte sentenze contro gli ex-golpisti con un'amnistia). 

Per fortuna con la presidenza Kirchner i processi in Argentina ed in Europa (Italia e Francia) ripresero; in Italia i processi portarono a due sentenze il 6 dicembre 2000 ed il 14 marzo 2007 del Tribunale di Roma lo condannarono per una serie di gravi reati contro numerosi cittadini italiani come l'omicidio, la rapina, il sequestro di persona, le lesioni, la sostituzione di stato, la violenza carnale ed altro ancora.

giovedì 16 dicembre 2010

La sfida di Dilma Rousseff

Il 31 ottobre Dilma Rousseff del Partito dei Lavotatori (PT), del ex presidente Lula, ha sconfitto al ballottaggio l'esponente della destra, José Serra (PSDB), conquistanto il 56,05% dei voti (da ricordare il risultato del primo turno dove ottenne il 46,7% delle preferenze) e diventando così la prima donna presidente del Brasile.

Subito dopo la vittoria al ballottaggio Dilma ha affermato che la politica monetaria non subirà cambiamenti rispetto alla presidenza Lula e quindi anche il Ministro delle Finanze (Guido Mantega) e il Presidente della Banca Centrale (Henrique Meirelles) continuano il loro lavoro.
Il neo governo Dilma darà continuitàa ai progetti ed a molte politiche intraprese dal governo precedente, un'esempio è il progetto PAC (programma progressivo di accelerazione della crescita) che era curato preoprio dalla neo presidente.

Dilma nelle sue prime uscite ufficiali ha immediatamente posto l'accento sulla lotta alla povertà. La sua politica chercherà di estirpare nei prossimi anni la miseria che colpisce circa il 16% della popolazione brasiliana e che già durante il governo Lula (durato otto anni) diminuì del 18%.
I risultati ottenuiti fino ad oggi dal pregetto Bolsa Familia sono da elogiare ma sicuramente il progetto nato da Lula è stato aiutato dalla congiuntura economica molto favorevole che sta permettendo al Brasile di imporsi sul mercato globale; ciò ha permesso negli ultimi otto anni di creare più di 14 milioni di posti di lavoro.
Il progetto oltre a puntare sullo sviluppo economico del paese sostiene le famiglie con lo stanziamento di circa quindici milioni di euro all'anno che è pari all'un percento del PIL brasiliano.

L'intervento del governo brasiliano è urgente e "quello che conta è che venga eliminata la povertà estrema" ha affermato il ministro dello sviluppo sociale Márcia Lopes ed il nuovo censimento che dovrebbe vedere la luce entro fine anno dovrebbe permettere al progetto di mirare ancora meglio gli aiuti alla popolazione che vive nella povertà più estrema.

Ed è un intervento anche piuttosto urgente, perché nonostante l'85 percento di coloro che vivono con un dollaro al giorno sia già iscritta a Bolsa Familia, il contributo risulta insufficiente a far sì che alzino la testa uscendo dalla miseria più estrema. Settanta reais a persona al mese (circa 30 auro) resta irrisorio. 

Il nuovo governo dovrà essere in grado di mantenere le promesse e la strada che il governo Lula, seppur con grandi contraddizioni ed errori, ha intrapreso sarà sicuramente difficile; ma la speranza dei brasiliani, che hanno dato fiducia a Rousseff ed a Lula che l'ha fortemente voluta come sua erede, è quella di continuare a dare dignità a tutto il popolo brasiliano rendendolo l'attore principale dell'economia e della politica del paese.

sabato 11 dicembre 2010

La cartiera Botnia non divide più

L'Uruguay e l'Argentina firmano, dopo otto anni di scontri diplomatici e mobilitazioni popolari, un accordo per la supervisione del fiume Uruguay e sulle emissioni della cartiera di proprietà della multinazionale finlandese Botnia.

La cartiera è stata costruita nel 2002 a Fray Bentos (Uruguay) dalla società spagnola Ence per conto della multinazionale Botnia che ha investito circa 1800 milioni di dollari. Gli ambientalisti e la popolazione di Gualeguaychú (Argentina) si mobilitarono perché gli scarti della lavorazione della carta inquinavano pesantemente la acque del fiume. 
Il conflitto tra i due paesi si inasprì fino alla chiusura, per opera degli abitanti della spoonda Argentina, per circa tre anni dell'unico ponte di collegamento; inoltre l'Argentina si rivolse al tribunale internazionale dell'Aja perché con la costruzione della cartiera l'Uruguay violò il Trattato Uruguay del 1975. 

Con la firma di questo accordo i governi di Montevideo e Buenos Aires continuano il proficuo dialogo che è iniziato con la vittoria alle elezioni presidenziazli uruguaiane di Pepe Mujica.

lunedì 6 dicembre 2010

Tensione per i confini tra Nicaragua e Costa Rica

Nel mese di novembre 2010 le operazioni per il dragaggio del fiume Rio San Juan da parte del Nicaragua per mettere in sicurezza il corso d'acqua ha provocato una crisi diplomatica.
Il Costa Rica accusa il Nicaragua di gettare detriti inquinanti sulle proprie coste ed inoltre di aver invaso il proprio territorio nazionale con l'installazione di un accampamento militare.

Il contenzioso, rimasto per circa due settimane al livello verbale, è sfociato nel movimento di truppe lungo fiume che è anche il confine tra i due paesi. Per fortuna lo scontro diplomatico è approdato al OEA (Organizzazione degli Stati Americani) dove è stata convocata una riunione straordinaria per cercare risolvere il problema.

Le accuse (violazione della sovranità nazionale) mosse dalla presidentessa del Costa Rica, Laura Chinchilla, sono state respinte dal governo di Daniel Ortega che ha affermato, durante la riunione del OEA, che le aree in cui i detriti sono stati scaricati e installato l'accampamento militare sono sul suolo del Nicaragua. Ortega ha spiegato che la presenza dell'esercito è legata ad un'operazione contro il traffico di stupefacenti ma è anche causato dalla numerosa presenza della polizia costaricense.
    
Questo scontro riporta in primo piano il conflitto tra i due stati sui confini. La frontiera tra Costa Rica e Nicaragua è di circa 320 km ma i punti di demarcazione sono solo venti ed in alcuni casi sono molto distanti li uni dagli altri. Per esempio tra il primo e il secondo punto ci sopno circa 140 km; questa distanza crea problemi per delineare con precisione il confine tra i due stati ed è proprio in questa area che si è riacceso il contenzioso.
Il l Trattato Cañas-Jerez, che delimita i confini tra i due paesi, e del 1858 ed è stato integrato da una Risoluzione della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia, che nel 2009, ha riconosciuto "l'esclusivo dominio del Nicaragua sul Río San Juan", la proibizione per il Costa Rica di navigare con persone gente armate e la sola possibilità di navigazione con fini commerciali, previo permesso emesso dalle autorità nicaraguensi.

Per cercare di risolvere la questione il segretario generale del OES, José Miguel Insulza, si è recato in Costa Rica, in Nicaragua e nell'area contesa. Durante il suo viaggio diplomatico ha raccolto informazioni importanti con cui iniziare la mediazione ed stabilire definitivamente il confine tra i due paesi.
Insulza dopo la sua visita si è dichiarato molto soddisfatto per le informazioni ricevute, "l'approccio che da entrambe le parti è stato estremamente costruttivo", la voglia di risolvere il conflitto "attraverso la via diplomatica" ed in tempi ragionevoli.

mercoledì 1 dicembre 2010

Il revisionismo cileno

Il governo cileno, il primo di destra dalla fine della dittatura di Pinochet nel 1990, ha proposto un legge per eliminare i finanziamenti governativi alle istituzioni che lavorano e si impegnano nella tutela dei diritti umani e nella memoria dei desaparecidos. La proposta di legge fa parte della finanziaria cilena, Ley de Presupuesto, e  minerebbe la sopravvivenza di tutte queste istituzioni e associazioni che lavorano quotidianamente per mantenere viva la memoria di tutte le persone messe a tacere da una delle più sanguinarie dittature del sud america.

Tra queste associazione vi è il Parco per la pace "Villa Grimaldi" e Londres 38. Il Parco della pace cura Villa Grimaldi uno de centri di detenzione clandestini in cui sono passati circa cinquemila oppositori, tra il 1973 ed il 1978,  del regime tra cui la ex-presidente Michelle Bachelet. A Villa Grimaldi furono uccise 20 persone e furono fatte scomparire duecentoventi prigionieri. Villa Grimaldi era un ristorante in cui i membri dell'Unidad popular (la coalizione dell'allora presidente Salvador Allende) si ritrovavano abitualmente e che fu requisito dalla polizia segreta di Pinochet, Dina, che la trasformò nel tristemente famoso Quartiere Terranova.
L'associazione Londrea 38  prende il nome dalla sede del Partito socialista cileno requisita dai militari golpista ed in cui fu creato un centro di detenzione in cui vennero torturate ed uccise circa cento persone.

In entrambi i casi le associazioni curano la conservazione delle strutture in cui hanno allestito due musei della memoria, organizzano visite guidate ed incontri con gli ex-detenuti.

Il governo che adesso propone questa legge,è quello che un noto intellettuale e premio Nobel defini come "sinceramente anti-dittatoriale" e che adesso sta iniziando una nuova ed odiosa fase di revisionismo, spinta da una parte della maggioranza guidata dal Udi (partito dell'ultradestra pinochettista), che cerca di cancellare il passato doloroso di un paese.

venerdì 26 novembre 2010

Le cavie Guatemalteche

In Guatemala e negli Stati uniti da alcuni anni circolavano indiscrezioni su esperimenti scientifici condotti su circa 700 guatemaltechi da parte di un gruppo di medici statunitensi tra il 1946 e il 1948 . Queste indiscrezioni sono sempre state dichiarate dal governo USA come infondate fino all'inizio dell'ottobre 2010 quando il governo degli Stati Uniti hanno ammesso il proprio coinvolgimento.
I guatemaltechi prescelti per i test( erano soldati, prostitute, contadini e malati psichici) erano ignari di essere diventati cavie per testare la validità della penicillina nelle malattie a trasmissione sessuale. Il dottor John Cutler, ricercatore del dipartimento di Salute Usa, decise di infettare circa settecento persone con sifilide e gonorrea per poi monitorarne il decorso clinico. 

La scoperta degli esperimenti del dipartimento di Salute Usa è stata fatta da Susan Reverby, una ricercatrice del Wellesley College del Massachusetts. Dalle ricerche effettuate recentemente si conosce il destino di solo 71 persone, infettate dall'equipe del dottor John Cutler, che sarebbero morte durante la sperimentazione, mentre per le altre seicentotrenta persone non se ne conosce la sorte. 

Il governo Colom ha proposto la creazione di una Commissione di esperti per valutare la possibilità di richiedere un risarcimento per le vittime ed i familiari, ignari, di questi test. La Procuraduría de los Derechos Humanos ha chiesto ai sopravvissuti o ai discendenti delle vittime dei test statunitensi di presentarsi nei propri uffici per iniziare ad istruire le cause per le quali forniranno assistenza legale.
L'avvocato guatemalteco Amílcar Pop ha dichiarato in una intervista che "questi comportamenti devono essere condannati e indagati in un regolare processo. E' necessario ripudiare l'accaduto e condannare questo tipo di attività. L'umanità si è evoluta e questa azioni non devono essere più tollerati da nessun punto di vista. Quanto fatto dagli Stati Uniti rientra nei delitti di lesa umanità". 

L'ex ministro degli esteri, Gabriel Orellana, ha sollevato un forte interrogativo in una sua dichiarazione nella quale sottolinea che ciò che è accaduto è un abuso ingiustificabile ma "se il governo (tra il 1945 ed il 1951 il presidente era il filo-statunitense Juan José Arévalo Bermejo) vistò l'esperimento, con quale legittimità chiediamo un risarcimento?". 

Adesso il popolo guatemalteco attende di conoscere i responsabili e se il proprio governo avallò gli sperimenti.

domenica 21 novembre 2010

Il Bolimar

Il 19 ottobre il presidente boliviano Evo Morales ed il presidente peruviano Alan Garcia hanno firmato uno storico accordo, il "Bolimar", che permette alla Bolivia di utilizzare il porto di Ilo che si trova nel sud del Perù.
La Bolivia perse il suo sbocco sul mare alla fine della "Guerra del Pacifico" (1879-1884) dove si dettero battaglia la Bolivia, il Cile ed il Perù.

Le prime trattative (vedi anche link Un porto per La Paz) per recuperare uno sbocco sull'oceano pacifico risalgono al 1992 quando la Bolivia ed il Perù sottoscrissero alcuni accordi per permettere alla prima avere uno sbocco sul mare; questi accordi non furono mai messi in atto a causa delle instabili relazioni diplomatiche.
L'accordo firmato consente l'uso del porto a La Paz per i prossimi 99 anni per scopi commerciali, inoltre prevede facilitazioni di carattere economico e doganale per raggiungere il porto e la Bolivia potrà utilizzare anche una parte della costa nell'area di Ilo per scopi turistici e sportivi. 
Le esportazioni e le importazioni boliviane che transiteranno da Ilo avranno costi molto inferiori rispetto al passato; l'uso dell'area portuale attrarrà nuovi investimenti sia da parte del Perù che da parte della Bolivia per migliorare le infrastrutture e le attività commerciali dell'area.

Oltre all'accordo "Bolimar" è stato siglato anche il Protocolo Complementario y Ampliaorio de Cooperacion che pone fine a tutti gli attriti che si sono venuti a creare negli ultimi decenni ed apre le porte ad una serie di accordi bilaterali che potranno dare un forte impulso all'economia dei due Paesi, alla cooperazione nella politica internazionale, alle politiche sociali e nella difesa delle popolazioni indigene che vivono in Bolivia e Perù.
Il Protocollo prevede che i due paesi possano utilizzare, in modo sostenibile, le acque dei fiumi (comprese quelle del Lago Titicaca) che si trovano in Perù e Bolivia per aiutare lo sviluppo delle popolazioni rurali.
Con l'intesa firmata da Morales e Garcia entro il primo trimestre del 2011 i due governi dovranno studiare come poter sviluppare un mercato comune che permetta una più forte integrazione economica e sociale.

Il presidente Morales dopo la firma degli accordi è apparso molto soddisfatto ed ha dichiarato: "L'accordo con la Bolivia sullo sbocco verso il mare è giunto grazie alla volontà ferrea del governo di Lima e del popolo peruviano", ed il presidente peruviano Garcia ha aggiunto: "Questo accordo pone fine e anni di discussioni. Con la firma mettiamo in evidenza la feconda amicizia fra i nostri popoli. Adesso per i nostri Paesi".

martedì 16 novembre 2010

Le elezioni in Venezuela

Il 26 settembre 2010 in Venezuela si sono svolte le elezioni per il rinnovo del parlamento.
L'affluenza è stata del 67% dei venezuelani ed il clima della giornata elettorale è stato tranquillo come lo scrutinio dei voti; il tutto è stato confermato dalle delegazioni internazionali e quelle dei vari partiti politici venezuelani che hanno vigilato sul voto.
Il Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV del presidente Chavez) ha ottenuto 96 seggi, l'opposizione di Mesa de Unidiad (un'alleanza di partiti del centro destra) ha ottenuto 61 seggi ed i restanti 8 seggi sono andati a formazioni minori sia di destra che sinistra.

Anche in queste ultime elezioni, quelle precedenti si tennero nel 2005 e furono boicottate dai partiti di centro e destra, si assiste ad una nuova vittoria del PSUV, il partito di Chavez esce vincitore nella maggioranza degli stati mentre nelle roccaforti della destra (gli stati ricchi alla frontiera con la Colombia come lo Zulia, il Táchira e nell’Anzoátegui) ne esce sconfitto ma non duramente.
Il PSVU pur riuscendo ad ottenere una larga maggioranza parlamentare non raggiunge la maggioranza qualificata che gli ha permesso, fino ad oggi, di varare le riforme senza doversi misurare con l'opposizione. 
La presenza di un discreto numero di parlamentari che formano l'opposizione è sicuramente un fatto positivo per la democrazia venezuelana, ciò aumenterà sicuramente il dibattito parlamentare, il controllo sul governo e la rappresentanza popolare in parlamento.

I commenti degli esponenti politici sono tutti positivi sia per chi ha vinto sia per chi non è riuscito a conquistare la maggioranza dei seggi. Il portavoce della Mesa de Unidad Ramon Guillermo Aveledo ha affermato: "Ha vinto il Venezuela che vuole un Parlamento pluralista e che lo ha scelto nonostante la perversione del sistema elettorale. La popolazione vuole pace, tranquillità e prosperità. Questo si consegue con l'arma pacifica del voto. Vale sempre la pena di andare a votare". 

Chavez nella sua prima dichiarazione post-scrutinio ha detto: "Dobbiamo andare avanti a rafforzare la Rivoluzione. Questa è una nuova vittoria del popolo. Vi ringrazio a tutti. Cari compatrioti è stata una grande giornata e abbiamo ottenuto una vittoria solida, sufficiente per portare avanti il Socialismo Bolivariano e democratico". 

Mentre nelle parole di Aristobulo Isturiz, responsabile della campagna elettorale, vi è una poco di rammarico per non essere riusciti a conquistare i due terzi dei seggi; queste sono le su parole: "Abbiamo raggiunto un risultato elettorale importante anche se speravamo di raggiungere i due terzi dell'Assemblea. E anche se non abbiamo raggiunto la meta prefissata possiamo essere contenti: il nostro partito è ancora il primo del Paese. E sono certo che i nostri parlamentari faranno il possibile per continuare la lotta per la costruzione del Socialismo".

giovedì 11 novembre 2010

Lotta al Nartcotraffico in Costa Rica e Perù

La Costa Rica è l'unica nazione che ha abolito l'esercito, dal 1948 l'esercito non esiste più e le operazioni di controllo territoriale di ordine pubblico vengono svolte dalla polizia.
Ma dalla metà di settembre 2009 nel paese centro americano un esercito è ricomparso; si tratta di quello statunitense. 
Non è un'aggressione ma il frutto di un accordo stipulato nel 1998 tra i due paesi per fronteggiare il narcotraffico.
In Costa Rica sono sbarcati circa settemila soldati USA, cinquanta navi da guerra della Marina Usa e circa duecento tra elicotteri ed aerei. L'impegno statunitense dovrebbe terminare alla fine del dicembre 2010 ma secondo alcune fonti vicine al governo si sta iniziando a trattare un prolungamento della missione.

Questa 'invasione' ha scatenato aspre polemiche tra coloro che non desiderano la presenza dell'esercito USA, i pacifisti e l'opposizione parlamentare, che contestano la validità dell'accordo, da una parte ed il governo, che ne ha ratificato l'accordo, dall'altra.
Anche un funzionario di polizia, il commissario Antidroga Mauricio Boraschi, ha dichiarato ad un quotidiano nazionale che "non si deve e non si può interpretare male il permesso concesso alle pattuglie militari Usa come l'intenzione di militarizzare la lotta alla droga. La presenza dei soldati Usa non rappresenta un pericolo per la sovranità nazionale costaricense. E' impossibile per i militari Usa effettuare operazioni a terra: il loro compito si svolgerà totalmente nelle acque che bagnano il Paese."

Le associazioni pacifiste come Amigos para la Paz si stanno mobilitando per manifestare il loro dissenso verso l'accordo che ha portato l'esercito statunitense in Costa Rica
Il portavoce di Amigos para la Paz parlando ad una trasmissione radiofonica ha affermato: "La Costa Rica è un paese nato per la pace non mi piace vedere le navi da guerra statunitensi nel nostro mare. Per combattere davvero il narcotraffico il nostro Paese deve iniziare a cambiare la cultura nei giovani. Riportarli sulla via della disciplina. In ogni caso la presenza di così tanti mezzi militari risulta essere spropositata".

Rimanendo nell'ambito della lotta al narcotraffico il presidente del Perù, Alan Garcia, durante un'intervista televisiva sull'emittente CNN si è lamentato platealmente della scarsità dei fondi che il governo degli Stati Uniti destina al paese per la lotta al narcotraffico. Il governo USA per l'anno 2010 ha stanziato circa 37 milioni di dollari.
Nell'intervista Garcia ha affermato: "In quelle che sono le tematiche umane e universali, io non faccio questione di sovranità o patriottismo, se gli statunitensi vogliono mandare truppe di addestramento, così come già hanno elicotteri e punti di osservazione e di comunicazione satellitare, sono i benvenuti. [...] Già ho detto una volta al presidente Obama che la colpa era sua, perché ha messo tutti i soldi in Colombia, nel Plan Colombia, mentre al Perù nulla."

Anche in Perù si è aperto un nutrito fronte contro le richieste che Garcia ha fatto agli Usa; un ex generale, ora in pensione Edwin Donayre, è intervenuto nel dibattito dicendo di essere di parere opposto rispetto al presidente perché l'esercito e la polizia sono addestrati alla lotta al narcotraffico. Donare ha aggiunto che così facendo Garcia dimostra di non avere una politica di contro il traffico di droga. 

Il pensiero di Samuel Tamayo Flores, attivista antinucleare e pacifista, ha come soggetto La Costa Rica ma lo possiamo estendere anche al Perù. Queste sono le parole pronunciate in una intervista radiofonica: "La Costa Rica ha la particolarità di non avere un esercito. Una cosa davvero grande, unica nel suo genere. Se il nostro governo vuole combattere il traffico di stupefacenti che dal sud del continente arrivano a nord grazie al passaggio nelle acque di stati come il nostro, non deve militarizzare il mare ma mettere a disposizione denaro per la creazione di progetti per i giovani. Solo cambiando la mentalità delle nuove generazioni si potranno cambiare le carte in tavola. Forse, però. C'è un interesse latente nel continuare a vivere in questa situazione. Per ultimo vorrei dire che al posto di chiamare gli statunitensi, io avrei addestrato i nostri uomini: la sovranità nazionale non sarebbe stata messa in dubbio e si sarebbero evitate polemiche inutili."

lunedì 8 novembre 2010

La Scomparsa di Néstor Kirchner

L'ex-presidente argentino e marito dell’attuale presidente Cristina Fernández, Néstor Kirchner, è morto il 27 ottobre 2010 a Calafate (cittadina nel sud del paese).
La morte è sopraggiunta per un arresto cardiaco mentre era ricoverato, questo era il terzo ricovero in pochi mesi, per le sue non confortanti condizioni di salute sempre dovute a problemi cardiaci

Kirchner nacque a Rio Gallegos, 25 febbraio 1950, e da giovane aderì al movimento peronista (Juventud Peronista) in un gruppo che si opponeva al governo militare. Kirchner studiò legge all'Università Nazionale di La Plata laureandosi nel 1976 ed in questo anno incontrò la futura moglie Cristina de Fernandez. Fù eletto sindaco di Río Gallegos nel 1987 e alla fine del suo mandato si insediò come governatore nello stato di Santa Cruz, nel 1991, dovette far fronte ad un enorme deficit commerciale di circa 1,3 miliardi di dollari che riuscì a ripianare nei suoi dieci anni di governo. Durante il suo mandato non risanò solo il debito ma riuscì a riportare i conti dello stato in attivo. 
Kirchner divenne presidente il 25 maggio del 2003, dopo la disastrosa esperienza neo liberista guidata dai vari Carlos Menem e Eduardo Duhalde, ponendo l'accento sulla valorizzazione del lavoro, della giustizia, della produzione, dell'equità sociale, della salute e dell'educazione. Durante il suo mandato presidenziale. Tra i suoi contributi fondamentali vi fu l’abrogazione delle leggi di impunità verso la dittatura militare e l’apertura di migliaia di processi contro le violazioni di diritti umani durante l’ultima dittatura (1976-1983) che causò 30.000 desaparecidos.
Quando, nel 2007, terminò il suo mandato presidenziale si dedicò allo sviluppo del suo partito dell'integrazione dei paesi sud americani che lo ha portato a diventare dal maggio 2010 il segretario generale di UNASUR, l’Unione delle Nazioni Sudamericane.

Durante la sua presidenza, Kirchner, riuscì a liberarsi dai ricatti del FMI (Fondo Monetario Internazionale) ed a riguadagnare la sovranità nazionale in ambito economico anche grazie all'apporto economico/politico del presidente brasiliano Lula da Silva e del venezuelano Hugo Chávez. Con l'indipendenza dal FMI arrivarono anche alcune nazionalizzazioni di industrie ed alcuni servizi che negli anni prima erano stati svenduti.

La morte di Néstor Kirchner crea grandi dubbi ed incertezze nel quadro politico del sud america. Il primo è sicuramente legato a chi sarà il candidato alle elezioni presidenziali di fine 2011 che dovrà consegnare all'Argentina il successore di Cristina Fernández. Altro scenario importante è quello che vede protagonista l'America Latina che dovrà superare, per la prima volta, la scomparsa di un importante figura che quotidianamente si è impegnato per lo sviluppo delle relazioni economiche e soprattutto politiche e sociali.

lunedì 1 novembre 2010

Ecuador: Golpe sventato/2

Il presidente Rafael Correa nel suo discorso alla nazione la sera del fallito golpe ha affermato: "Il tentativo di cospirazione è fallito, ma lascerà cicatrici che ci impiegheranno molto tempo per guarire. E' stato un tentativo di golpe dietro al quale c'è Lucio Gutierrez (ex presidente e ora capo dell'opposizione). C'erano degli infiltrati nella polizia e per questo procederemo a rinnovare completamente questa fondamentale forza dello Stato".

Molte testimonianze di poliziotti rimasti fedeli al presidente affermano che le infiltrazioni nella polizia ci sono state e provengono da persone vicine all'ex presidente Lucio Gutiérrez. In una delle operazioni orchestrate dagli infiltrati è stata assaltata l'emittente televisiva Ecuador TV poco dopo che il canale pubblico era riuscito a mettersi in contatto con il presidente sequestrato ed a farlo parlare in diretta al paese. Grazie alle telecamere di sorveglianza ed alle testimonianze dei giornalisti e tecnici di Ecuador TV si è riuscito a dare un volto ed un nome a coloro che hanno assaltato l'emittente tv e sono riusciti a bloccare il segnale per oltre un'ora. Il gruppo di asssaltatori non era composto da poliziotti ma civili che venivano guidati dall'avvocato personale di Lucio Gutiérrez,Pablo Guerrero.
Inoltre vi sono state numerose spedizioni punitive, riconducibili a persone vicine a Lucio Gutiérrez, verso i giornalisti che cercavano di documentare le varie fasi del golpe.

A seguito di queste rivelazioni lo fonti vicine all'ex presidente affermano la totale estraneità ai fatti e affermano che si è trattato di uno sciopero delle forze di polizia e non di un golpe. Per questo motivo l'ex presidente della Costituente, Alfredo Acosta molto critico con il presidente Correa, ha dichiarato: "Non accetto la tesi che inizia a circolare da destra, che si sia trattato di una montatura del governo e non ci sia mai stato un golpe. Ma credo che il governo si stia comunque approfittando della situazione. E questo non sarebbe di per sé un male, se solo ne approfittasse per correggere il tiro e ritornare alle origini del processo rivoluzionario (la rivoluzione cittadina ndr.), continuando, invece, su questa strada"

Durante il fallito golpe il governo Correa ha ricevuto un'importante sostegno dal consiglio permanente dell'Osa (Organizzazione degli Stati Americani) che ha espresso in una nota ufficiale "il ripudio a qualsiasi tentativo di alterare l'istituzione democratica. Facciamo appello ad un energico richiamo alla forza pubblica e hai settori politici e sociali per evitare che si produca violenza che condurrebbe a instabilità politica e attenterebbe contro la pace sociale e la sicurezza nazionale."

mercoledì 27 ottobre 2010

Il caso Papel Prensa

A fine settembre 2010 il Governo argentino ha deciso di sporgere denuncia contro le proprietà dei due maggiori quotidiani del paese, Clarín e La Nación, ed una testata minore (La Razon). La querela nasce dalle rivelazioni, contenute in un dossier, riguardanti la compravendita della più importante cartiera argentina, la cartiera Papel Prensa.
La cartiera oggi controlla una fetta di mercato pari al 80% producendo, distribuendo e commercializzando la pasta di cellulosa. L'assetto societario attuale vede il 49% della azioni in mano al Clarin, il 27,5 sono di proprietà dello Stato argentino e le restanti azioni sono de La Nación.

La compravendita, secondo il dossier, avvenne minacciando e torturando i membri della famiglia Gravier che detenevano la proprietà della cartiera Papel Prensa, il tutto con l'appoggio della dittatura militare.
I nomi implicati nella vicenda sono Ernestina Herrera de Noble e Héctor Magnetto (propietaria e presidente del Clarín), Bartolomé Mitre (direttore de La Nación),  Sergio José, Marcos Fernando e Hugo Fernando Peralta Ramos (ex proprietari de La Razón), Jorge Videla ( dittatore dal 1976 al 1981), Emilio Massera (alto ufficiale della giunta militare golpista di Videla) ed infine l'ex ministro dell'Economia José Martínez de Hoz. 
I reati che sono stati ipotizzati dai i magistrati che indagano sulle rivelazioni del dossier sono quelle di estorsione, appropriazione illecita, privazione illegittima della libertà, pratica di tortura e vessazioni commesse con l'avvallo dei colonnelli della dittatura. 

La reazione dei due gruppi editoriali è stata forte e decisa ed hanno accusato il Governo di Cristina Fernández de Kirchner di "volersi impossessare dei beni e controllare la società, gestire la produzione nazionale della carta per (...) sottomettere il giornalismo indipendente fino a portarlo ad una convivenza gestibile con il potere". 
Vi è, però, una testimonianza che avvalla, almeno in parte le accuse su cui si basa la querela del governo, ed è quella fornita da Lidia Papaleo, vedova di David Graivier ex proprietario di Papel Prensa. Secondo la vedova Gravier suo marito sarebbe stato costretto a vendere le azioni della cartiera, alla fine del 1976, perché vi furono enormi pressione da parte della giunta militare che arrivò a sequestrare, torturato la signora Lidia Papaleo.

sabato 23 ottobre 2010

Continua la repressione in Honduras

In Honduras il Fronte di Resistenza Popolare Hondureno (Fnrp) ha organizzato, il 15 settembre 2010, una marcia pacifica per il 189° anniversario dell'indipendenza che è stata repressa dalle forze di sicurezza inviate dal governo dei Porfirio Lobo.
Durante gli scontri, tra la polizia ed le persone disarmate che manifestavano pacificamente, è stato ucciso un manifestante il cui nome è Efrain Lopez di 73 anni che apparteneva all'Fnrp. La sua morte è stata provocata dai lacrimogeni che la polizia stava massicciamente; altri due coordinatori del Fronte di Resistenza Popolare Hondureno hanno subito varie fratture dalle percosse ricevute ed ora versano in gravi condizioni.
Durante la manifestazione la polizia ha arrestato 85 persone che stavano marciando pacificamente, inoltre sono stati aggrediti anche alcuni gruppi di studenti che si stavano unendo alla marcia.

"Vogliamo denunciare che questo mercoledi, forze repressive dello Stato dittatoriale hondureño, hanno aggredito la marcia pacifica del Frente Nacional senza nessuna provocazione da parte dei dimostranti", si legge nel comunicato di denuncia del Fnrp

martedì 19 ottobre 2010

Ecuador: Golpe sventato

L'alba del 30 settembre 2010 Quito a visto una parte dell'esercito e della polizia prendere il controllo dei distretti di polizia, dell'aeroporto (bloccando il traffico aereo) ed il palazzo del Congresso impedendo l'accesso ai deputati.

Questa violenta protesta nasce da una legge che riforma il settore pubblico. La legge, voluta con forza dal governo di Rafael Correa, riequilibra gli stipendi dei dipendenti pubblici, eliminando ogni tipo di privilegio. 

La protesta e soprattutto le modalità con cui l'esercito e della polizia hanno deciso di manifestare il proprio dissenso ha fatto subito pensare ad un tentativo di colpo di stato. E di golpe è legittimo parlarne dato che l'aeroporto di Quito è stao chiuso, le scuole sono state chiuse, i servizi di trasporto pubblico sono stati fermati, le banche sono state chiuse, le comunicazioni bloccate ed alle ambasciate è stato chiesto di interrompere le attività con i cittadini ecuadoriani.

Il presidente Rafael Correa ha cercato immediatamente di riprendere il controllo della situazione recandodi al quartiere generale della polizia ma le alte gerarchie delle forze dell'ordine non hanno accettato nessun tipo di dialogo. Il presidente, mentre era all'esterno del quartiere generale della polizia ha urlato: "non un passo indietro! Se volete tradire la vostra patria, fatelo. Se volete occupare le stazioni di polizia, fatelo. Se volete ammazzarmi fatelo. Ma io non faccio un passo indietro". Poco dopo è stato vittima di un lancio di bombe carta e lascrimogeni.

Con un golpe alle porte gli ecuadoriani sono scesi in piazza per manifestare il loro appoggio al presidente ed alla costituzione; il primo cittadino della capitale intervenendo ad una emittente radio ha invitato tutti a "defender la democracia".
I sostenitori di Correa si sono anche scontrati con le forze armate e sulla strada si sono contati due morti ed alcuni feriti tra le fila dei manifestanti.

Il presidente dopo essere stato bersagliato dai lacrimogeni e da alcune bombe carta è stao malmenato e con la scusa di soccorrerlo è stato sequestrato per 11 ore in un’ospedale militare, controllato dai golpisti, inoltre ci sono stati vari tentativi di trasportalo altrove ma la folla assiepata intorno all'ospedale lo ha impedito.
Dopo undici ore di prigionia Correa è stato liberato da un blitz di militari rimasti fedeli alla costituzione.

Il presidente Correa nella tarda serata del 30 settembre alle radio e televisioni ha dichiarato: "Il tentativo di cospirazione è fallito, ma lascerà cicatrici che ci impiegheranno molto tempo per guarire. E' stato un tentativo di golpe dietro al quale c'è Lucio Gutierrez (ex presidente e ora capo dell'opposizione). C'erano degli infiltrati nella polizia e per questo procederemo a rinnovare completamente questa fondamentale forza dello Stato".

giovedì 14 ottobre 2010

Perù: Majes Siguas II

In Perù il governo Garcia ha dato il via libera per l'ampliamento del progetto, il Majes Siguas II dal costo totale di 420 milioni di dollari, che farà erigere una nuova diga ad Angostura (con la capacità di oltre 1.200.000 metri cubi), un tunnel lungo 18 chilometri che correrà sotto le Ande, altre strutture sul rio Siguas, altre dighe più piccole che serviranno per irrigare e rendere coltivabili circa 39.000 ettari.

L'acqua che verrà incanalata nel lungo tunnel che parte da Angostura per terminare nelle pampas di Majes e Siguas verrà usata per creare anche energia elettrica nelle centrali di Lluta e Lluclla, svilupperanno circa 600 MegaWatt, sfruttando la differenza di altitudine.

Il progetto del governo è criticato aspramente dalla popolazione della ragione di Cusco; gli studi sull'impatto ambientale dell'opera dimostra come la foce del fiume Apurimac sarà sconvolta dalla minor portata di acqua, si calcolano circa tredici milioni di metri cubi in un anno. Alla luce di questi studi la Corte di Wanchang ha avviato delle indagini rilevando anche una violazione dei diritti costituzionali degli abitanti della regione, per cui ha ordinato la sospensione del progetto.

Il governo non ha osservato la sentenza della Corte di Wanchang ed ha ordinato di continuare i lavori, per questo motivo la popolazione ha iniziato le proteste.
Le manifestazioni si susseguono, gli abitanti di Espinar hanno prima minacciato e poi tentato di occupare la centrale idroelettrica di Pañ, si è formato il Frente de Defensa del Cono Norte de Arequipa che sta portando in strada ogni giorno più di tremila persone. Il governo per cercare di bloccare le manifestazioni di dissenso ha addirittura militarizzato la zona e dichiarato lo stato di emergenza.

La protesta dei cittadini di Cusco e di Espinar ha bloccato da giorni le due provincie ed il Governo ha deciso di interrompere le manifestazioni facendo intervenire l'esercito e la polizia. Le cariche delle forze dell'ordine hanno lasciato sul campo due morti, diciassette feriti gravi ed un centinaio di contusi. I due manifestanti uccisi dalla polizia sono stati colpiti dalle pallottole in pieno petto.

Il presidente Alan Garcia sta continuando a svendere le ricchezze del paese il gas, le ricchezze minerarie ed infine l'acqua che in questo caso non servirà per irrigare ma per produrre energia elettrica che verrà venduta all'estero lasciando in eredità alle popolazioni solo un enorme disastro ambientale.

domenica 10 ottobre 2010

La ricerca scientifica a Cuba

La ricerca farmaceutica cubana è all'avanguardia, a testimonianza dell'alto livello raggiunto vi è l’unico vaccino al mondo contro la malattia causata dal meningococco di tipo B e dal 1990 è nel programma nazionale di vaccinazione infantile a Cuba.
I laboratori di ricerca a Cuba hanno anche prodotto vaccini e sieri contro la meningite A e C, la leptospirosi, la difterite, il tetano, la febbre tifoide e la pertosse.
Il successo della ricerca cubana è stata sancita dall'avere esportato il vaccino contro il meningococco di tipo B, sin dal 1991, in molti paesi latino americani come l'Argentina, il Brasile, la Colombia e l'Uruguay mentre in Europa e negli Usa se ne ignora l'esistenza.

Dal 2006 anche la OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si avvale del vaccino contro la meningite A e C per un campagna di vaccinazioni che vede protagonista. Da questa esperienza è nata la necessità di sostenere maggiormente le popolazioni africane studiando un nuovo farmaco che dovrebbe combattere il meningococco W-135 che in Africa è molto diffuso.
La sperimentazione di questo farmaco dovrebbe iniziare già nei primi mesi del 2011. Vi è, anche, un vaccino eptavalente, che dovrebbe proteggere dal pneumococco che causa tra l'altro la polmonite, la meningite e l’otite, la cui sperimentazione è pianificata per fine 2011.

A fine ottobre 2010 al Congresso di Biotecnologia di La Habana verranno resi noti i risultati sulla sperimentazione di un nuovo farmaco, Heberprot-P, il primo al mondo per il trattamento dell'ulcera del piede diabetico.
Secondo alcune indiscrezioni la sperimentazione ha già riguardato più di diecimila pazienti tra Algeria, Argentina, Cuba e Venezuela riducendo in modo drastico il ricorso all'amputazione del piede.
Il nuovo farmaco Heberprot-P è basato sul fattore di crescita umana ricombinante permettendo, così, di rimarginare le lesioni.

martedì 5 ottobre 2010

Approvato lo scempio di Belo Monte

La costruzione della centrale idroelettrica di Belo Monte ormai è alla porte dato che il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ha apposto a metà settembre 2010 la propria firma sul contratto tra Brasile, il consorzio (Norte Energia Consortium) e l'impresa statale Sao Francisco per la realizzazione del progetto; inoltre Lula ha emanato anche un decreto di espulsione per le persone che abitano nelle zone interessate dal nuovo bacino artificiale.

Gli ambientalisti che si oppongo al progetto hanno chiesto a quaranta specialisti di effettuare uno studio sull'impatto ambientale e di studiare quello che il consorzio (Norte Energia Consortium e Sao Francisco) depositarono presso il ministeri dell'Ambiente e dell'Industria brasiliani. La loro risposta è stata prevedibile quanto sconcertante, lo studio di impatto ambientale depositato è stato palesemente scritto ad hoc per ricevere l'approvazione dai ministeri interessati.
I quaranta specialisti affermano che il progetto Belo Monte devasterà una vastissima area amazzonica nella provincia del Parà grazie agli oltri seimila metri di nuove dighe; queste costringeranno oltre cinquantamila persone a cercare una nuova casa e, probabilmente, il ridotto flusso idrico del fiume Xingú porterà all'estinzione di specie sia animali che vegetali cambiandone profondamente l'ecosistema.

Lo scontro tra il governo ed  ambientalisti è stato ed è ancora in corso e quest'ultimi non si arrenderanno facilmente e non accettano che uno scempio ambientale di queste proporzioni possa essere barattato con la promessa di un nuovo progresso ed ottocento milioni di dollari promessi dal Consorzio come indennizzo. 
Uno dei portavoce dei venticinque popoli indio che saranno costretti ad abbandonare le loro terre ancestrali ha ricordato che anche Lula prima di essere eletto presidente criticò aspramente il progetto, nato circa venti anni or sono, e non si spiega come posso oggi affermare il contrario pronunciando le seguenti parole: "Mi sono informato meglio. Non potete immaginare quante volte ho parlato contro Belo Monte senza saperne niente in realtà. Questa è una vittoria per il settore energetico brasiliano. Convinceremo le popolazioni ed gli ambientalisti che abbiamo seriamente preso in considerazione la questione ambientale e quella sociale".
Il portavoce dei popoli indio ha concluso affermando: “Il governo ha firmato una condanna a morte per il fiume Xingu e un decreto di espulsione per migliaia di cittadini".

Adesso che il contratto tra lo stato brasiliano ed il consorzio che costruirà le dighe di Belo Monte ed il decreto di espulsione sono stati firmati gli attivisti ed i popoli indio non hanno molte speranze per far cambiare idea al governo del Brasile e bloccare lo scempio sul fiume Xingu. 
Una piccolo gesto è comunque possibile sottoscrivendo una petizione, promossa dal regista James Cameron, contro il progetto al seguente link.

venerdì 1 ottobre 2010

La Ley de Medios

In Argentina all'inizio di settembre 2010 è entrata in vigore la legge sul riassetto dei media, voluta con molta forza dalla Presidenta Cristina Fernandez Kirchner e dal suo esecutivo ma avversata da tutti i grandi gruppi editoriali.
La legge limita il numero di frequenze, massimo 10, e di canali che posso essere controllate da soggetti privati e destina i due terzi delle frequenze alla stato ed alle parti sociali. Inoltre che possiede in un'area del paese una frequenza in chiaro non potrà nella stessa area possederne una via cavo.

L'opposizione parlamentare ed i grandi gruppi editoriali (Clarin che fino ad agosto controllava il 70% dei media argentini) hanno cercato in tutti i modi possibili di bloccare la legge, tutto questo perché la vecchia legge non regolamentava i settori del via cavo, del digitale e del satellitare.
Un esempio su tutti riguarda il Gruppo Clarin che ha concentrato 24 frequenze nazionali, è riuscita ad acquistare nel 2007 la principale emittente via cavo del paese (Cablevision).   

Con il riassetto della Ley de Medios i gruppi editoriali che attualmente non rispettano i limiti imposti dalla legge hanno un anno di tempo per rientrare nei limiti, quindi nel settembre del 2011 in Argentina la proprietà dei media sarà divisa tra tre possibili soggetti: pubblico,  privato e no profit. 

I partiti di opposizione sono da sempre stati contro la riforma del settore perché sono convinti che con questa legge il Governo può mettere il bavaglio all'informazione o agli editori. Questa versione dei fatti è stata sconfessata da molti analisti internazionali che hanno studiato attentamente la Ley de Medios affermando che la legge attacca i monopoli mediatici e ne rende impossibile la riformazione, che assicura la pluralità e che rende accessibile il settore ad un numero più vasto di possibili editori.

lunedì 27 settembre 2010

Indio colombiani in pericolo

Un rapporto del Alto Commissariato delle Nazioni Unite (del Unhcr) per i rifugiati denuncia che ci sono almeno 34 comunità di indio in Colombia che rischiano l'estinzione.
La loro scomparsa è dettata dalla violenza che ormai impera nelle terre da loro abitate, gli scontri tra esercito e FARC o i paramilitari assoldati dai grandi latifondisti che obbligano le popolazioni ad abbandonare vaste aree per poi appropriarsene.
Questa situazione ha portato nel 2009 ad un aumento degli atti intimidatori che hanno lasciato sul campo circa 50 uomini delle popolazioni Awa e Nunak.

La violenta situazione colombiana ha prodotto fino ad oggi un numero di desplazados, rifugiati interni, pari al 10% dell'intera popolazione che è di circa 47 milioni (il 2% sono indios) e di questi 4,7 milioni circa il 15% sono indios.
Il neo presidente Juan Manuel Santos ha ereditato anche il problema dei desplazados e dovrà tentare di risolverla il prima possibile prima che molte culture Native scompaiano.

mercoledì 22 settembre 2010

Cile: la riforma della Ley Antiterrorista

Il governo del Cile ha deciso, finalmente, di rivedere la Ley Antiterrorista grazie allo sciopero della fame intrapreso, dal 12 luglio 2010, da trentadue attivisti Mapuche (Il Cile verso il passato), che sono ancora incarcerati, ma anche grazie all'accorato appello dei trentatrè minatori cileni, bloccati nel nella miniera San José a Copiapó.

Gli attivisti Mapuche sono in carcere a causa degli scontri avvenuti nella Regione di Araucania, militarizzata dal Governo nel 2009, dove gli indio combattono per il riconoscimento delle loro terre ancestrali.
I minatori, loro malgrado, sono diventati famosi per la situazione in cui si trovano e grazie a questo le loro lettere hanno avuto un ampio eco mediatico. In una di queste lettere i minatori (alcuni dei quali sono di origine Mapuche, Quechua e Aymarà), dichiaravano la loro massima solidarietà con i prigionieri indio che lottano per i loro diritti richiedendo esplicitamente al governo di “liberare i Mapuche, che da 41 giorni sono in sciopero della fame", inoltre contestavano fermamente le esternazioni del Presidente cileno invitandolo a "stare zitto!".

La Ley Antiterrorista è un'eredità di Pinochetche è servita durante gli anni della dittatura (1973 – 1990) a perseguire gli oppositori del regime; ma nei venti anni in cui il centro-sinistra ha governato non è mai stata modificata ed anzi è stata usata per perseguire alcuni crimini ed anche gli indio. E questo nonostante più volte le Nazioni Unite l'abbiano criticata perché discriminante.
Il ministro degli interni Rodrigo Hinzpeter ha dichiarato: "Il Governo è disposto a rivedere il nostro ordinamento giuridico. Il progetto di legge tende a riformare e limitare l'applicazione della giustizia militare nel nostro paese. A abbiamo un sistema in cui la legge militare scatta molto più spesso rispetto ad altri sistemi democratici. E una riforma del genere era già presente nel nostro programma di governo. La invieremo alle Camere con la massima urgenza"

Adesso attendiamo la riforma di questa legge che da quasi quaranta anni i governi cileni usano contro il popolo e non per proteggere il popolo stesso.

giovedì 16 settembre 2010

Il Plan Condor in Uruguay

Macarena Gelman è una cittadina uruguaiana che nel 2000, all'età di 23 anni, ha scoperto la vera identità dei suoi genitori: desaparecidos uruguaiani uccisi in Argentina ed è riuscita a ricongiungersi con suo nonno, il poeta Juan Gelman. Macarena è nata nell'ospedale militare di Montevideo e adottata appena dopo la morte della madre, Maria Claudia Garcia, che fu sequestrata quando ancora era incinta e uccisa dopo il parto.

Macarena è stata convocata il 5 agosto 2010 dal tribunale di Buenos Aires per testimoniare nel processo per i crimini contro l'umanità commessi dal 1976 al 1983 nel Oficina Orletti dove furono uccisi i suoi genitori.
M;carena ha deciso di ricorrere alla Corte Internazionale per i Diritti Umani perché il procedimento giudiziario che riguarda la scomparsa di sua madre è stato archiviato nel 2005 dalla Corte di Appello di Montevideo.

La Oficina Orletti era una vera officina per auto che serviva agli agenti del Plan Condor per coprire le loro nefandezze. Il forte rombo dei motori copriva le urla dei detenuti che venivano torturati con scariche elettriche oppure venivano legati e appesi per ore per gli arti; se tutto ciò non riusciva ad estorcere una confessione i prigionieri venivano brutalmente picchiati fino a subire anche l'annegamento simulato.
Dopo venticinque anni dalla fine della dittatura in Uruguay si processano gli autori uruguaiani dei crimini contro l'umanità anche se in Argentina, e non nel loro paese, a causa della ley de caducidad che garantisce l'impunita per i reati commessi nel periodo della dittatura militare. Questa legge fu approvata nel 1986 ed è stata dichiarata incostituzionale dal governo, dal parlamento e dalla Corte Suprema ma due referendum, uno dei quali si è svolto il 21 ottobre del 2009, ne hanno bocciato l'abrogazione.

Questo processo ha scatenato in Uruguay un dibattito sulla modifica costituzionale che potrebbe modificare l'articolo 85 della Costituzione aggiungendo la possibilità di seguire la normativa del diritto internazionale anche se in palese conflitto con la ley de caducidad.

Speriamo che per la ley de caducidad sia giunto il momento dell'abrogazione.

domenica 12 settembre 2010

Autobomba a Bogotà

Il 12 agosto 2010 è esplosa a Bogotà un autobomba, una vecchia Swift del 1984 imbottita di circa 50 kg di esplosivo al plastico, davanti alla sede di Caracol Radio causando dieci feriti.
Le reazioni politiche sono state immediate ed il neo presidente Juan Manuel Santos ha subito dichiarato: "E' un codardo atto terrorista. Vogliono solo spaventare, ma non ci riusciranno. Non possiamo abbassare la guardia sulla sicurezza democratica. Ma non riusciranno a intimidirci. Non cadremo nella trappola. Continueremo con la nostra vita normale"

L'attentato non è stato rivendicato ma per gli inquirenti i responsabili sono le FARC che da più di 50 anni combattono contro lo stato colombiano. La versione delle forze dell'ordine però non convince molti analisti che invece credano sia un avvertimento diretto al nuovo governo che si è già discostato in maniera netta dalla strada intrapresa da Uribe nei suoi due mandati presidenziali.
L'esplosione dell'autobomba arriva il giorno dopo l'incontro a Santa Marta tra il presidente Chavez e Santos in cui sono stati ristabilite le normali relazioni diplomatiche interrotte nei mesi precedenti. Inoltre questo incontro segna l'abbandono in politica interna della militarizzazione del territorio per controllare il paese ma che ha prodotto frizioni e scontri con gli Stati vicini.

Per adesso è difficile avere un quadro chiaro dell'attentato ma il fatto che gli inquirenti si siano precipitati ad addossare le responsabilità alle FARC pochi minuti dopo l'esplosione aumenta i dubbi che l'attentato sia un ammonimento al nuovo presidente che si sta allontanando troppo dalla filosofia uribista e che non sottovaluti le forze di tutti i soggetti politici, paramilitari e narcos che controllano la Colombia.

martedì 7 settembre 2010

Il Mercosur costruisce il suo futuro

La riunione del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) svoltasi ad inizio agosto 2010 a San Juan (Argentina) ha risolto i problemi legati al doppio pagamento delle tasse doganali per le merci destinate ai paesi esteri ed anche la redistribuzione dei dazi doganali per le merci che transitano nei paesi del Mercosur.
Oltre alle questioni interne del mercato comune vi è stata anche la ratifica dell'accordo commerciale con l'Egitto; questo accordo apre le porte ai prodotti del Mercosur un mercato potenziale di circa 80 milioni di persone.
Inoltre la riunione di San Juan ha posto le basi per lo studio di nuovi accordi con altri Stati come Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Kuwait, Marocco, Qatar, e Oman.
I prodotti come grano, mais, olio, latticini e carni saranno i primi a beneficiare degli accordi bilaterali e vedranno abbattere i dazi doganali ed altre restrizioni.

Questo incontro pone le basi per il futuro sviluppo sia delle potenziali risorse produttive che commerciali dell'area; nei prossimi anni questi settori, secondo autorevoli studi, si penetreranno con sempre più forza nel mercato globale.
La forza produttrice, legata al costo della sua manodopera ed i relativi prezzi dei prodotti finali, fanno si che la competitività dei paesi del Mercosur spaventi l'Unione Europea, che inoltre non vede di buon occhio l'accordo con l'Egitto, dato che il settore agricolo del vecchio continente riesce a sopravvivere in gran parte grazie ai sussidi ed agli alti dazi doganali imposti sulle merci extra europee.

venerdì 3 settembre 2010

Lo scempio di Belo Monte

C'è un progetto, denominato Belo Monte, per costruire una enorme centrale idroelettrica sul fiume Xingú nella regione del Parà in Brasile. Il progetto prevede di utilizzare il dislivello di circa 90 metri che il corso d'acqua ha nel luogo chiamato la Volta Grande che si estende per poco più di 100 km; la centrale avrà una potenza minima di 11.500 megawatt dato che nel periodo delle piogge la portata passa da 1.000 metri cubi al secondo a circa ventimila; per questo motivo la centrale idroelettrica non sarà l'unica diga ma ne serviranno altre a monte, si crede un minimo di due, per regolarizzare il flusso dell'acqua.

Nello Studio di Impatto Ambientale del progetto Belo Monte si può leggere che la costruzione delle dighe porteranno le acque del fiume a sommergere le case di circa 50000 persone tra gli abitanti del villaggio di Altamira e delle zone rurali circostanti.

La devastazione che produrrà la costruzione della diga Belo Monte è stata descritta da un gruppo di 40 ricercatori che si sono riuniti e che hanno stilato un documento in cui criticano ferocemente l'approssimativo Studio dei Impatto Ambientale, le sue omissioni e gli errori commessi ad hoc per far approvare il progetto. I 40 ricercatori affermano che nello studio non si fa riferimento alla possibile estinzione delle numerose specie animali e vegetali che popolano l'area e che esistono solo qui perché le dighe e le deviazioni del fiume diminuiranno violentemente l'afflusso di acqua.
Inoltre nelle terre dove sorgeranno i bacini artificiali attualmente sono abitate da circa 25 popolazioni indigene (circa 15000 persone) che dovranno abbandonare l'area con la quasi certezza dell'estinzione.

L'area in cui sorgerà la centrale di Belo Monte nel 2004, infatti fu dichiarata Riserva estrattiva (Resex) Riozinho do Anfrísio tramite un decreto emanato dal presidente Lula per cercare di preservare l'habitat e per bloccare le continue scorribande dei pistoleiros assoldati dalle aziende che vorrebbero espandersi furono inviati dal presidente anche dei militari.
Lula nel 2004 si fece promotore della protezione ambientale dando forza a chi combatteva contro le multinazionali che cercavano di prosciugare le ricchezze del territorio brasiliano. Oggi invece davanti ad progetto così vasto ed importante pare che il presidente abbia deciso di non mantenere fede ai suoi vecchi intenti.

Il progetto Belo Monte è un nuovo passo verso la distruzione dell'ecosistema amazzonico, fondamentale sia per il Brasile sia per il resto del mondo, dato il progetto Belo Monte stravolgerà il corso del Xingú non solo con il cemento usato per costruire le dighe ma anche per l'asfalto che verrà utilizzato per portare i materiali e che andrà ad ampliare la Transamazzonica.

lunedì 30 agosto 2010

Il Cile verso il passato

In Cile il popola Mapuche continua la lotta pacifica per le terre che abitano o abitavano da tempo immemore. Ancora oggi dopo anni di lotte e di enormi passi avanti nei vicini Paesi Latino Americani le loro terre ancestrali sono depredate da multinazionali agricole, forestali e minerarie.
Le manifestazioni e la rivendicazione dei loro diritti hanno portato una risposta chiara da parte del governo di Lima: repressione e carcere. I Mapuche che protestano per i loro diritti sono equiparati ai terroristi e come tali la legge permette alle forze di polizia di rinchiudere per ben due anni gli accusati ed impedisce agli avvocati la visione delle accuse e dei documenti delle indagini. Ad oggi in Cile ci sono 110 Mapuche posti agli arresti (in attesa di processo o già condannati). I reclusi, i loro avvocati, gli attivisti civili ed anche la commissione del ONU che si occupa delle popolazioni indio chiedono al governo peruviano che la legge anti terrorista non venga applicata alle proteste Mapuche.

La situazione in Cile sembra non trovare la via del dialogo da una parte le popolazioni indo che ricorrono anche allo sciopero della fame per attirare l'attenzione internazionale sulla loro condizione, sui "montaggi politico-polizieschi' ai loro danni, sulle durissime condizioni carcerarie in cui sono costretti a vivere e sui trattamenti che ricevono durante la detenzione che puntualmente violano i loro diritti umani come le torture fisiche e psicologiche.#Il governo cileno continua a non ascoltare le rivendicazioni pacifiche del popolo Mapuche; anzi invia l'esercito a disperdere le manifestazioni ed a controllare le terre ancestrali.

Con questi atti di forza il governo cileno continua a violare il popolo Mapuche collocandosi in un passato fatto di violenza, assenza di diritti ed indifferenza verso i più deboli.

mercoledì 25 agosto 2010

Ley de Autonomias

In Bolivia il parlamento ha approvato a metà luglio 2010 gli ultimi cinque disegni di legge, denominati “ley de Autonomias” che completano l'attuazione della nuova costituzione, proposti dal governo Morales; le leggi riformano la giustizia, il processo elettorale, le autonomie dei dipartimenti, delle regioni, dei municipi e delle terre indio.
Le leggi approvate hanno scatenato l'immediata reazione degli oppositori del governo, soprattutto i 5 dipartimenti boliviani Pando, Beni, Tarija, Potosì e Santa Cruz, che accusano il maggior partito al governo (MAS) di aver aumentato i propri poteri passando dal controllo del governo al controllo totalitario del paese. Oltre allo scontro verbale i governatori delle cinque regioni hanno deciso di creare un movimento civile contro le nuove leggi e presenteranno al tribunale di La Paz un istanza di incostituzionalità delle leggi. "Ci mobiliteremo e scenderemo per le strade" ha detto uno dei responsabili del Comitè Civico de Santa Cruz, Nicolas Rivera.
La risposta del governo e del MAS non si è fatta attendere e si può riassumere nelle parole della deputata indio Emiliana Aiza che ha affermato: "Questa legge fa in modo che si riconoscano tutti: poveri, ricchi, donne e uomini.”.
Queste nuove leggi sanciscono un'innovazione nelle politiche sociali ed economiche del Paese, queste pongono l'accento sulle tradizioni delle popolazioni indigene che vivono da millenni le terre boliviane. Inoltre le popolazioni indio vengono rese parte fondamentale della vita politica e, soprattutto, sociale della Nazione; questa innovazione è importantissima visto che gli indio fino ad oggi non sono mai stati ascoltati e considerati veri e propri cittadini boliviani.
Si deve anche ricordare che la “ley de Autonomias” è composta da circa 160 articoli di cui 130 sono stati migliorati ed approvati con la collaborazione dell'opposizione parlamentare che adesso la rinnega completamente. Secondo alcuni importanti analisti politici gli articoli della “ley de Autonomias” segnano una trasformazione profonda nell'amministrazione dei dipartimenti che d'ora in avanti dovranno ”amministrare il loro sviluppo con solidarietà e unità nazionale.

giovedì 19 agosto 2010

Honduras: Le dichiarazioni del ex-ministro Valenzuela

A distanza di circa un anno, il primo maggio 2010, dal golpe in Honduras (28 giugno 2009) l'ex ministro del governo legittimo guidato da Manuel Zelaya, Roland Valenzuela, in una intervista rilasciata ad una radio locale di San Pedro Sula ha affermato che l'ambasciatore statunitense a Tegucigalpa, Hugo Llorens, era a conoscenza del golpe già alcune settimane prima.

L'ex ministro Valenzuela nell'intervista spiega, con numerosissimi particolari, come Llorens sia stato parte attiva nel colpo di stato; Valenzuela afferma che Roberto Micheletti, futuro dittatore, abbia inviato il 10 giugno 2010 la bozza del decreto con cui destituiva il presidente legittimo affinché potesse modificare le parti che riteneva più giuste. Il documento presentava già le firme dei parlamentari Ricardo Rodríguez, attuale Sotto procuratore della Repubblica,di Toribio Aguilera Coello, attuale depuitato, di Rolando Dubón Buezo, attuale deputato, di Rigoberto Chan Castillo, adesso segretario del Congresso, e di Gabo Alfredo Jalil Mejía, ministro della Difesa durante la dittatura di Micheletti.
Di questo documento si era a conoscenza già dal giorno del golpe ma non il messaggio che lo accompagnava, scritto quasi certamente da Jacqueline Foglia Sandoval, ex dipendente dell'ambasciata honduregna a Washington e poi membro del Consiglio honduregno delle imprese private, che è questo: "Ambasciatore Llorens, questo è il decreto che mi ha consegnato Micheletti, gli mancano alcune opinioni, ma è urgente avere la sua".
E' interessante ricordare che il Segretario di Stato Hillary Clinton promise al legittimo presidente Zelaya, ormai già destituito, di aiutarlo senza riserve fino a che non fosse ritornato al suo posto. Ma così non è stato dato che l'ambasciatore Llorens, i documenti lo provano, era chiamato a esprimere un giudizio sulla bozza di un decreto che avrebbe destituito il presidente Zelaya. Quindi possiamo dedurre che le promesse statunitensi non avessero nessun valore e che il loro vero fine fosse quello di legittimare la dittatura di Micheletti.

Valenzuela nella parte conclusiva dell'intervista espone come l'origine del golpe sia da ricercarsi non in Honduras ma ad un expo internazionale del Dubai dove sei potentissimi imprenditori decisero di ingaggiare un certo Smith, ricompensato con 4 milioni di dollari, perché screditasse il governo Zelaya. Contemporaneamente i sei decisero che Jacqueline Foglia coordinasse le fasi del golpe. La decisione di rovesciare Zelaya fu preso dopo che il governo annunciò il referendum per una nuova Costituzione.
Insieme al lavoro di Smith il colpo di stato fu orchestrato anche dall'interno del parlamento grazie alla deputata Marcia Villeda che ottenne i documenti, falsificando anche le firme, pur di accusare Zelaya.
La lunga intervista di Valenzuela è stata praticamente il suo testamento politico dato che alcuni giorni dopo la messa in onda del programma radiofonico fu assassinato. L'ex-ministro proprio durante la trasmissione aveva ammesso di aver paura delle reazioni che le sue parole potevano scatenare e temeva per la sua vita. Valenzuela non potrà rispondere alle domande della Commissione della Verità figlia del golpe di Micheletti ma creata dal governo Lobo che dovrebbe consegnare alla giustizia, quella dei golpisti, i responsabili degli atti criminali accaduti dal 28 giugno 2009 fino alle “libere” elezioni del dicembre 2009.

venerdì 13 agosto 2010

Integrazione tra Brasile e Venezuela

L'incontro e gli accordi sottoscritti nell'aprile 2010 tra il presidente venezuelano, Hugo Chávez, e quello brasiliano, Luiz Inacio Lula, ha visto a metà luglio concretizzare i primi passi avanti.
Il parlamento venezuelano ha approvato il disegno di legge che in futuro porterà a rafforzare l'assistenza sociale, l'integrazione (i cittadini dei due stati avranno libero accesso al sistema sanitario e dell'istruzione sia in Venezuela che in Brasile) e lo sviluppo economico delle comunità venezuelane e brasiliane che vivono al confine.
Un obbiettivo importante di questa nuova legge è quello di incrementare la qualità della vita delle popolazioni che vivono lungo il confine, un esempio sono le città di Santa Elena de Uairén in Venezuela e Pacaraima in Brasile.