mercoledì 29 febbraio 2012

Bolivia e lo sbocco sull’oceano


Il cancelliere boliviano, David Choquehuanca, ha affermato a metà dicembre 2011 che il suo paese 
chiederà al Tribunale Internazionale di intimare il Cile a concedergli un'accesso sull'oceano pacifico.
Choquehuanca ha aggiunto che "non rinunceremo mai al dialogo diretto con il Cile, però utilizzeremo anche tutti i mezzi pacifici del diritto internazionale per far capire e trattare la questione marittima come un tema fondamentale per il popolo boliviano", inoltre ha sottolineato che la mancanza di uno sbocco sul mare per la Bolivia è "un'ingiustizia che subisce da oltre cento anni".

La risposta dell'esecutivo cileno alle dichiarazioni del governo Boliviano è giunta velocemente tramite una dichiarazione del cancelliere Alfredo Moreno che sottolineava come "sia la Bolivia ad essere arbitro delle sorti dei colloqui con il Cile. Pensiamo che è possibile avere benefici per entrambi i paesi dai colloqui che abbiamo intavolato nel rispetto dei trattati vigenti e delle rispettive sovranità".

La decisione di coinvolgere il Tribunale Internazionale per ripristinare lo sbocco sul mare della Bolivia nasce dallo stallo nel dialogo tra i due paesi; Bolivia e Cile concordarono, nel 2006, una road map di 13 punti che, però, ormai è ferma dall'inizio del 2011.

La Bolivia perse la "guerra del Pacifico" (1879-1884) e nel trattato di pace del 1904 cedette circa 120.000 km2 di terra e gli unici 400 km di costa; questa area viene da sempre reclamata dalla Bolivia  ed è costante origine tensioni diplomatiche tra i due paesi e nel 1978 si arrivò perfino a sospendere le relazioni diplomatiche tra le parti.

venerdì 24 febbraio 2012

Argentina: scoperta una fossa comune


Il Centro de Información Judicial (CIJ) ha reso noto che il 14 dicembre 2011 son stati scoperti in una fossa comune i resti di almeno quindici persone.
Gli sceletri sono venuti alla luce grazie al lavoro del Equipo Argentino de Antropología Forense che ha avuto il compito di scavare, nell'area dove sorgeva uno dei maggiori centri di detensione clandestina della provincia di Tucumán, per ordine della magistratura di Tucumán.
Gli esperti del Antropología Forense hanno dichiarato che "i corpi sono stati ritrovati accatastati e probabilmente la fossa sarebbe stato bruciata dato che sono state trovate segni di pneumatici bruciati sui corpi delle vittime [...] sul posto inoltre sono stati rinvenuti proiettili, pezzi di abbigliamento e calzature".

Il giudice, Raúl Daniel Bejas, segue il caso dal 2005 ed è riuscito a capire dove erano situati i muri perimetrali, le torri e le aree del exArsenal (ormai abbandonato e semi distrutto) in cui venivano rinchiusi i prigionieri; l'exArsenal fu gestito dall'esercito dal 1975 (anno in cui venne usato come base di appoggio per la "Operativo Independencia" contro la guerriglia di sinistra) al 1983 anno in cui fu smantellato. 

La ricerca dei corpi delle vittime della dittatura nella provincia di Tucumán, guidata sempre dal giudice Bejas, ha portato alla scoperta ed identificazione dei resti della ex senatore Guillermo Vargas Aignasse scomparso nell'aprile del 1976 in un'altro centro clandestino conosciuto come il Pozo de Vargas; per questa sparizione fu condannato nel 2008 il generale Antonio Domingo Bussi, morto a 85 anni il 24 novembre 2011, all'ergastolo.

sabato 18 febbraio 2012

Mato Grosso do Sul: leader spirituale Guaranì ucciso


Il leader spirituale della comunità Guaranì del Mato Grosso do Sul (Brasile) è stato ucciso il 19 di novembre da un guppo di uomini incappucciati ed armati di pistole e gucili killer probabilmente al soldo dei grandi latifondisti.
Nísio Gomes è stato bloccato mentre si trovava insieme ad altre persone della sua comunità, gettato a terra e poi trucidato da innumerevoli pallottole, dopo di ciò è il suo corpo è stato caricato su un furgone e portato via dal commando.

Gomes era la guida spirituale di un piccolo gruppo (circa settanta) di indio Guaranì che avevano rioccupato, a fine ottobre 2011, una piccola porzione delle loro terre ancestrali nella regione del Mato Grosso do Sul. Quest'ultimo era il terzo tentativo per cercare di riappropriarsi delle terre strappate loro poco più di 30 anni fa da alcuni allevatori di bestiame con l'inganno e la violenza.
Le condizioni di vita in cui sono stati costretti vivere sono pessime dato che abitano in tende di fortuna, senza sapere dove cacciare, senza terre da coltivare e con il rischio di perdere le loro tradizioni e stili di vita. Queste precarie condizioni di vita hanno portato molti indio alla morte 

Alcuni giorni prima dell'assassinio di Nísio Gomes altri membri della comunità hanno subito intimidazioni e violenze così come anche Gomes aveva subito minacce da uomini incapucciati con frasi tipo "Presto sarai morto"; questi episodi furono immediatamente riportati all'attenzione delle forze di polizia che solo dopo la sua morte hanno iniziato le indagini.

Valmir, il figlio di Nísio Gomes, che dalla morte del padre è divenuto il custode del vara (sacro bastone con il quale il leader spirituale compie i rituali tradizionali e le preghiere da più di 200 anni) tramanderà anche le ultime parole di Nísio: "Non lasciate questo posto. Prendetevi cura di questa terra con coraggio. Questa è la nostra terra. Nessuno vi porterà via di qui. Abbiate cura delle mie nipotine e di tutti i bambini. Lascio questa terra nelle vostre mani". 

domenica 12 febbraio 2012

Anche in Colombia:gli studenti protestano


In Colombia gli studenti universitari hanno indetto numerose manifestazioni per protestare contro il progetto di riforma dell'educazione che di fatto privatizzerebbe il settore.
Gli studenti hanno sfilato in numerose città ma la manifestazione più importante e partecipata è avvenuta a Bogotá, dove gli studenti si sono riuniti insieme a professori, indio, operai e cittadini.

Il governo, per bocca del presidente Juan Manuel Santos, ha assicurato ai manifestanti che la riforma sarebbe stata ritirata ed inoltre nel 2012 sarebbe stato presentato un nuovo disegno di legge concertato con gli studenti solo e soltanto se le manifestazioni e gli scioberi fossero teminati.
Gli studenti, che protestano dal 12 ottobre 2012, hanno dichiarato che non possono fidarsi del loro governo dato che l'iter legislativo non è stato bloccato ma sta proseguendo il suo corso, anzi il suo iter è stato accelerato secondo il volere del ministro degli interni Germán Vargas Lleras che desidererebbe approvare la riforma entro la fine dell’anno.

martedì 7 febbraio 2012

La dipendenza dal petrolio e gas del Venezuelana


Alla fine del settembre 2011, a margine di un Congresso sugli idrocarburi tenutosi nello Stato del Anzoategui in Veneziela, il ministro del Energia y Petroleo, Rafael Ramirez, che è anche il presidente della compagnia petrolifera nazionale venezuelana (Pdvsa) ha affermato che il Venezuela Paese non investirà più negli USA e questa "decisione è puramente politica, è stata presa dal presidente Chavez e il nostro Paese non investirà più negli Usa".

La decisione era prevedibile perché il Venezuela aveva diminuito i flussi di petrolio e gas naturale verso gli USA ed già dal 2006 aveva abbandonato la collaborazione con la raffineria Lyondell-Citgo nel Texas.

Ramirez, inoltre, si è detto molto preoccupato e seccato per le voci, sembrano siano attendibili, sulla rivendita, a prezzi maggiorati, da parte della Cina a paesi terzi del petrolio comprato dal Venezuela a basso prezzo.

Nel congresso, a cui hanno partecipato numerose personalità del settere da tutto il mondo, ha evidenziato come nella Faja dell'Orinoco, dove sembra che sia presente la più grande riserva di petrolio al mondo stimata in circa 300 miliardi di barili, dovrebbero essere presenti anche 200 miliardi di metri cubi di gas naturale.

Infine durante questo summit è stato ratificato una collaborazione tra la Francia (Technip) ed il Venezuela per l'estrazione di gas nella regione di Campo Dragon dal quale verranno estratti 300milioni di metri cubi. 

mercoledì 1 febbraio 2012

Morales sconfitto al referendum


A metà ottobre 2011 si è svolto in Bolivia un referendum per eleggere 56 magistrati con un risultato deludente per la coalizione che sostiene il Presidente Evo Morale che per questa consultazione si era molto impegnata. Mentre i partiti di opposizione hanno proclamato la loro vittoria dato che avevano chiesto agli elettori di votare scheda 'nulla' o 'bianca'
Il 42% dei voti sono stati nulli, il 18% sono state schede bianche mentre i voti validi sono stati pcirca il 40%. 

La causa principale della battuta d'arresto della maggioranza che sostiene Evo Morales è il lungo scontro che si è consumato tra le comunità indigene ed il presidente per la costruzione della strada che avrebbe deturpato il parco di Isiboro Secure (Bolivia: proteste Indio per la costruzione di una nuova strada).
I nativi avevano manifestato il proprio dissenso con numerosi cortei ed una marcia che li avrebbe dovuti portare fino alla capitale; in queste proteste vi erano stati anche alcuni scontri a causa della repressione attuata dalla polizia. Dopo che la lunga protesta iniziata nell'estate del 2011 il presidente aveva ceduto bloccando il progetto e chiedendo perdono agli indios per le violenze commesse (link a Bolivia: Vittoria degli Indio).

La sconfitta politica di Morales è commentata in vario modo da esponenti politici e della società civile; il presidente dell'ordine del Colegio de Abogados di Cochamabmba ha affermato: "Avremmo rischiato di avere una giustizia non imparziale ma sottomessa. Questa tornata elettorale ha un grande valore politico e a mio avviso viola i principi democratici e costituzionali boliviano".
Mentre il movimento di sinistra Sin Miedo ha affermato, in un comunicato, che "il Paese si è espresso contro una gestione caratterizzata dall'autoritarismo e dall'inefficienza".

Questo referendum è un campanello di allarme per Evo Morales, forte sostenitore dell'utilità delle consultazioni popolari, perché da oggi le maggiori preoccupazioni non provengono più dall'opposizione ma dai suoi alleati e sostenitori.