sabato 26 maggio 2012

Argentina: Revocate le concessioni a Repsol


I governatori di Chubut e Santa Cruz in Argentina hanno revocato le concessioni petrolifere alla compagnia spagnola Repsol per gravi violazioni degli accordi per quanto riguarda la conservazione ambientale e gli investimenti accessori all'estrazione del petrolio.
Repsol nega ogni violazione a loro carico ed afferma che la diminuzione degli investimenti sono causati dalla diminuzione della produzione di greggio a causa della crisi economica mondiale.

La legge utilizzata dai due governatori è quella del Ofepphi (Organizzazione federale delle Province produttrici di Idrocarburi) che permette la revoca delle concessioni minerarie e petrolifere mettendo l'accento sugli interessi nazionali rispetto a quelli delle compagnie minerarie e petrolifere. In 90 giorni dalla messa in atto della legge i diritti sulle risorse del sottosuolo tornano a completa disposizione delle amministrazioni locali.

Il governatore di Santa Cruz, Daniel Peralta, ha affermato: "E’ ora di dire basta alle direttive che giungono dalla Spagna mirate ad ottenere il petrolio della Patagonia [...] L’applicazione della legge è necessaria per difendere le risorse naturali e l’identità delle due regioni interessate".

domenica 20 maggio 2012

Colombia: un nuovo disastro sociale ed ambientale


Nella provincia di Huila (Colombia) nel 2008 sono iniziate le trattative tra lo Stato colombiano e la società Emgesa, una compartecipata Enel tramite Endesa, per la costruzione di una diga. Le trattative hanno portato a porre la prima pietra all'inizio del 2011 per costruire una diga lunga 635 metri che creerà un invaso artificiale di 8300 ettati e che dovrebbe fornire circa 8% del fabbisogno energetico della Colombia fino al 2035.

Lo sbarramento dei fiumi Magdalena e Paez modificherà irreparabilmente l'ecosistema delle valli e la vita di tutti gli abitanti che popolano l'area.
La costruzione della diga per la popolazione locale significa sradicamento dalla terra nella quale vivono da sempre e povertà; per opporsi a questo tetro futuro la popolazione da più di un anno si è mobilitata formando un comitato per organizzare la resistenza pacifica. 
Sono state organizzate marce, proteste, raccolta di firme ma per adesso non sono servite amolto dato che il governo ha iniziato ad espropriare le terre. Ad oggi ne hanno fatto le spese circa novecento le famiglie che sono state sfollate a causa dell'apertura dei primi cantieri, protetti dalle armi dell’esercito colombiano, e 25 aziende di caffè hanno dovuto chiudere i battenti.

Le popolazioni indigene che abitano l'area hanno cercato di incontrare le imprese costruttrici  sfruttando la Convenzione 169 dell’Ilo e ratificata dalla Colombia nel 1989 in cui si riconoscono i diritti ancestrali degli indio sui loro territori ed inoltre obbliga il Governo a interpellarli prima di ogni intervento sul loro territorio.
La risposta del Governo è stata quella di autorizzare l'uso della forza per far sgomberare le aree interessate dalla progetto.
Un portavoce del comitato popolare ha dichiarato: "L’unica risposta alla resistenza e disobbedienza civile non violenta guidata da Asoquimbo è stato il brutale sfollamento ordinato dal Governo Santos nei giorni 14 e 15 febbraio. Sono stati cacciati tutti gli abitanti dei villaggi nati decine di anni fa sulle rive del Magdalena, nonostante siano protette dalla Legge 1242 del 2008, che stabilisce come i trenta metri lungo ogni lato di un corso d’acqua sia un bene di uso pubblico, inalienabile, imprescrittibile e intoccabile. Il violento blitz è stato concordato dal Governo e dalla Emgesa contro contadini e pescatori inermi che vogliono soltanto difendere il fiume, loro fonte di vita. Per sfuggire alla retata e ai lacrimogeni qualcuno si è persino buttato in acqua. Ma i colpi lanciati a salve hanno ferito molta gente. Nonostante tutto continueremo a resistere e non cederemo. Difenderemo il nostro territorio, il Magdalena e la dignità di noi cittadini aggrediti dallo sfollamento di stato criminale e dalla Emgesa".

lunedì 14 maggio 2012

Assolto Alfonso Podlech


La Prima Corte d’Assise di Roma presieduta da Anna Argento, ha assolto Alfonso Podlech per l'imputazione di strage, da quello di sequestro di persona perché il reato è prescritto e dall’omicidio per insufficienza di prove. 

Alfonso Podlech è un ex procuratore militare cileno che secondo numerose e dettagliate testimonianze avrebbe sequestrato e poi fatto scomparire Omar Venturelli, sacerdote di origini italiane che fu anche sospeso “a divinis” dalla Chiesa per le sue battaglie a favore dei nativi cileni. Il sacerdote venne sequestrato, torturato e fatto scomparire dal carcere di Temuco il 4 ottobre del 1973, poche settimane dopo il colpo di stato di Pinochet, perché militante nel gruppo Cristiani per il socialismo; dal giorno dal 4 ottobre 1973 risulta Venturelli desaparecidos.

La sentenza del tribunale italiano è stata dichiarata inaccettabile dai familiari delle vittime e la Procura della Repubblica ha presentato, in clamoroso ritardo di due giorni, il ricorso per il processo di Appello che stando ai fatti non sarà istruito.
Grazie a questo banale ritardo ed alla sentenza che non ha tenuto conto delle numerose prove e testimonianze a carico di Podlech che rimarrà impunito.

mercoledì 9 maggio 2012

Nessuna amnistia per Jose Efrain Rios Montt


La Corte suprema del Guatemala  ha dichiarato inammissibile la richiesta di amnistia, presentata sottoforma di pestizione popolare, per i reati di genocidio nei confronti del popolo Ixil per perpetrati dall’ex dittatore Jose Efrain Rios Montt.

Nella sentenza del giudice Miguel Ángel Gálvez si legge che la richiesta è stata respinta per ché "l'amnistia è una misura inapplicabile in caso di reato di genocidio [...] Il genocidio è un crimine internazionale, e la Ley Nacional de Reconciliación (del 1997) non concede questo privilegio all’imputato". 
Gli avvocati dell’ex dittatore Jose Efrain Rios Montt hanno sostenuto la richiesta di amnistia appellandosi ad un decreto del 1986, che secondo loro è ancora in vigore, promulgato dal presidente Óscar Humberto Mejía Víctores (1983-1986) che prevede l’amnistia per coloro che avevano combattuto durante la guerra civile e si erano macchiati di reati politici e comuni compresi tra il 23 marzo del 1983 e il 14 gennaio 1986.

Ríos Montt è accusato di aver pianificato, ordinato e diretto il piano Tierra Arrasada che aveva lo scopo di eliminare qualsiasi tipo di appoggio che la popolazione avrebbe potuto offrire alla resistenza armata nello scontro con la dittatura.
L'attuazione del piano Tierra Arrasada, secondo il dossier di 4.261 pagine redatto grazie anche ad 84 sopravvissuti ai massacri, produsse circa 30mila sfollati Ixil dalle comunità (Santa María Nebaj, Chajul y San Juan Cotzal, Quiché), l'uccisione di 1.171 indigeni in 11 stragi e la pianificazione ed attuazione di oltre 1500 stupri. 

giovedì 3 maggio 2012

Le rivelazioni di El Tuso


El Tuso, al secolo Juan Carlos Sierra, potente esponente dei paracos colombiani ed estradato negli USA ha deciso di collaborare con la giustizia statunitense in cambio protezione.
Sierra ha deciso di raccontare le strategie del Autodifese unite delle Colombia (Auc) ed i relativi i rapporti con il governo Uribe e servizi segreti colombiani (Das).

La testimonianza di El Tuso si focalizza sull'indagine avviata dalla denuncia della deputata Yidis Medina ed assegnata al giudice della Corte Suprema, Iván Velásquez, in cui si ipotizzavano strettissimi connessioni tra le alte cariche delle stato colombiano ed i gruppi paramilitari. Le testimonianze hanno portato a galla il profondo rapporto che Alvaro Uribe, tramite il fratello ed il cugino del ex-presidente, con i gruppi paramilitari. 
Inoltre si sono avuti importanti riscontri su come Uribe volesse screditare Medina insinuando  che fosse vicina alle FARC.

El Tuso racconta come l’ex presidente contattò e richiese ai capi paramilitari Ernesto Báez e Julián Bolívar, reclusi nel carcere di Itagui, di affossare il giudice Iván Velásquez e l'inchiesta, da lui diretta, incentrata sui rapporti tra paracos e politica (Indagato Alvaro Uribe per rapporti con i paramilitari
La testimonianza pone molta attenzione su un documento firmato da Alvaro Uribe ed alcuni capi paracos (che El Tuso recevette da Tasmania, un altro leader paramilitare) in cui si esplicitava il complotto contro Velásquez in cambio, i paramilitari, ottenevano che Tasmania fosse inserito nel progetto Giustizia e Pace (progetto eleborato da Uribe per riabilitare i paramilitari, che garantiva loro pene scontate in cambio di modeste rivelazioni).