domenica 20 maggio 2012

Colombia: un nuovo disastro sociale ed ambientale


Nella provincia di Huila (Colombia) nel 2008 sono iniziate le trattative tra lo Stato colombiano e la società Emgesa, una compartecipata Enel tramite Endesa, per la costruzione di una diga. Le trattative hanno portato a porre la prima pietra all'inizio del 2011 per costruire una diga lunga 635 metri che creerà un invaso artificiale di 8300 ettati e che dovrebbe fornire circa 8% del fabbisogno energetico della Colombia fino al 2035.

Lo sbarramento dei fiumi Magdalena e Paez modificherà irreparabilmente l'ecosistema delle valli e la vita di tutti gli abitanti che popolano l'area.
La costruzione della diga per la popolazione locale significa sradicamento dalla terra nella quale vivono da sempre e povertà; per opporsi a questo tetro futuro la popolazione da più di un anno si è mobilitata formando un comitato per organizzare la resistenza pacifica. 
Sono state organizzate marce, proteste, raccolta di firme ma per adesso non sono servite amolto dato che il governo ha iniziato ad espropriare le terre. Ad oggi ne hanno fatto le spese circa novecento le famiglie che sono state sfollate a causa dell'apertura dei primi cantieri, protetti dalle armi dell’esercito colombiano, e 25 aziende di caffè hanno dovuto chiudere i battenti.

Le popolazioni indigene che abitano l'area hanno cercato di incontrare le imprese costruttrici  sfruttando la Convenzione 169 dell’Ilo e ratificata dalla Colombia nel 1989 in cui si riconoscono i diritti ancestrali degli indio sui loro territori ed inoltre obbliga il Governo a interpellarli prima di ogni intervento sul loro territorio.
La risposta del Governo è stata quella di autorizzare l'uso della forza per far sgomberare le aree interessate dalla progetto.
Un portavoce del comitato popolare ha dichiarato: "L’unica risposta alla resistenza e disobbedienza civile non violenta guidata da Asoquimbo è stato il brutale sfollamento ordinato dal Governo Santos nei giorni 14 e 15 febbraio. Sono stati cacciati tutti gli abitanti dei villaggi nati decine di anni fa sulle rive del Magdalena, nonostante siano protette dalla Legge 1242 del 2008, che stabilisce come i trenta metri lungo ogni lato di un corso d’acqua sia un bene di uso pubblico, inalienabile, imprescrittibile e intoccabile. Il violento blitz è stato concordato dal Governo e dalla Emgesa contro contadini e pescatori inermi che vogliono soltanto difendere il fiume, loro fonte di vita. Per sfuggire alla retata e ai lacrimogeni qualcuno si è persino buttato in acqua. Ma i colpi lanciati a salve hanno ferito molta gente. Nonostante tutto continueremo a resistere e non cederemo. Difenderemo il nostro territorio, il Magdalena e la dignità di noi cittadini aggrediti dallo sfollamento di stato criminale e dalla Emgesa".

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