venerdì 29 giugno 2012

Argentina privatizza Ypf


Il 4 maggio 2012 i due rami del parlamento Argentino hanno approvato la nazionalizzazione della compagnia petrolifera Ypf di proprietà della spagnola Repsol dal 1990.

La naziolizzazione della compagnia petrolifera nasce nel marzo 2012 quando la presidenta Cristina Fernandez de Kirchner lanciò l'idea di riprendere anche parzialmente il controllo della compagnia Ypf perché i benefici sia economici che sociali sono sempre approdati altrove anche se esistevano precisi accordi tra Repsol ed il Governo Argentino per il reinvestimento di una parte degli utili.

Repsol non ha mai rispettato i piani di investimento ma, per molti anni, ha sempre e soltanto rinnovato le promesse; solo dopo che i governatori di Chubut e Santa Cruz (Argentina: Revocate le concessioni a Repsol) avevano revocato le concessioni per l'espolorazione del sottosuolo e la relativa estrazione del greggio Repsol ha reso pubblico un piano di sviluppo in cui avrebbe investito circa 3 miliardi di euro entro il 2017.

A dimostrare che Repsol depredava solamente le risorse naturali del paese come il gas ed il petrolio vi sono le emergenze "freddo" che si verificavano ogni inverno a causa del deficit energetico per la mancanza di gas. Fatto molto strano dato che la Patagonia argentina è ricca di gas che però invece di essere utilizzato/lavorato in Argentina veniva esportato in Bolivia a causa del deficit di infrastrutturale del paese.
Questa carenza doveva essere colmata negli anni successivi all'acquisizione di Ypf da parte di Repsol. La società spagnola riuscì ad acquistare Ypf grazie alla fase di svendita delle aziende pubbliche argentine che avvenne durante la presidenza di Carlos Menen. 

La nazionalizzazione della Ypf segue, seppur a distanza di alcuni anni, quella della compagnia di bandiera Aereolina Argentinas ma oltre ad avere un valore simbolico ed economico quest'ultima nazionalizzazione, fortemente voluta dalla presidenta Cristina Fernandez Kirchner, mira a dare all'Argentina l’autosufficienza energetica ed a reinvestire i ricavi della vendita del gas nella società che fino ad ora non ne ha mai tratto beneficio dalle ricchezze del proprio Paese.

venerdì 22 giugno 2012

Cile: la lotta studentesca da i primi frutti?


Il 25 aprile in Cile gli studenti hanno nuovamente manifestato lungo le strade di Santiago del Cile per chiedere un miglioramento repentino del sistema educativo cileno. 
La manifestazione si è svolta anche se il governo aveva annunciato una nuova legge per garantire l'apporto di un contributo statale alle spese universitarie.

Con questo nuova legge il governo elimina contestato Credito con l’avallo statale (Cae) con il quale gli studenti, che non potevano permettersi le spropositate rette universitarie,  chiedevano un prestito alle banche che elargivano prestiti, ad interessi altissimi, per far fronte alle rette. Dati i tassi d'interesse esorbitanti la maggior parte degli studenti ha impiegato molti anni dopo laurea por onorarli.
Inoltre le rette alte ed gli elevati interessi dei Cae di fatto precludevano ai giovani l'accesso all'università; in questo modo il sistema scolastico cileno effettuava una prima selezione per le future classi dirigenti. 
Con questa modifica sarà lo Stato a coprire le spese degli studenti per i corsi universitari, inoltre sono stati aumentati i fondi per le borse di studio ed infine i tassi di interesse dei Cae già concessi sono stati abbassati.

giovedì 14 giugno 2012

Brasile: Belo Monte si farà?


Il governo brasiliano guidato da Dilma Rousseff sembra che alla fine di gennaio 2012 abbia deciso di non dare ascolto alle numerosissime ed accorate proteste contro la costruzione della diga di Belo Monte che sorgerà sul fiume Xingu.
Sembra che il Governo abbia ribaltato la decisione del giudice Carlos Eduardo Martins che nell'ottobre 2011 aveva bloccato i lavori perché la costruzione delle dighe avrebbe  danneggiato la popolazione

Belo Monte, se si costruirà, alla fine della sua costruzione sarà al terza diga più grande al mondo costringerà ad abbandonare le proprie terre a circa 25.000 abitanti dello stato brasiliano del Parà tra le quali molte tribù indigene ed alcune non ancora contattate (Kayapò e Paquicamba) che rischieranno l’estinzione.

Il Brasile sembra abbia scelto di inondare circa il 5% dell'intera foresta amazzonica per riuscire a soddisfare il fabbisogno energetico del paese, che secondo alcuni studi, nel 2021 sarà di  736000 gigawattora.
La centrale avrà una potenza di 11500 megawatt di potenza massima; ma in estate potrà erogare solo il 40% del suo potenziale a causa del flusso idrico che in quessta stagione passa da ventimila metri cubi al secondo, del periodo delle piogge, a circa mille. Per questo motivo sarà necessario costruire altri invasi più a monte che riescano a regolare il flusso delle acque e così il costo ambientale sarà ancora più alto.

venerdì 8 giugno 2012

Cile: HidroAysén si farà


Il folle progetto che prevede la costruzione di cinque dighe sui fiumi Pascua e Baker nella Patagonia del sud cilena (HidroAysén) ha avuto l'approvazione della Corte Suprema del Cile che ha respinto il ricorso presentato da numerose associazioni ecologiste che hanno dimostrato con approfonditi studi scientifici come la costruzione di questi cinque enormi invasi distruggeranno l’ecosistema regionale composto da ghiacciai, montagne e laghi. 
Il progetto HidroAysén sarà costruito dalla spagnola Endesa, controllata dal Enel, e dalla cilena Colbún festeggiano la vittoria mentre il Parco nazionale della Laguna de San Rafael sarà distrutto ed altri danni ambientali lacereranno per oltre duemila chilometri a causa l'impianto dei tralicci che dovranno trasportare dell'energia fino ai distretti industriali del nord del Cile.

Dopo il via libera della Corte Suprema al progetto HidroAysén per divenire operativo manca soltanto l'approvazione del Governo cileno, puramente formale, dato che tutto il parlamento da destra a sinistra ritiene il progetto di vitale importanza per il paese.

Lo Stato cileno ha tenuto conto solo della necessità di reperire nuova energia elettrica per far fronte alle crescente domanda delle industrie del Paese, che cresce ad un tasso del 4% l'anno, invece di ascoltare il 74% della popolazione che si è dichiarata contraria al progetto HidroAysén. 
L'ultima possibilità per bloccare la costruzione delle cinque dighe è nel ricorso depositato dal Consejo de defensa de la Patagonia Chilena contro il giudizio Corte Suprema del Cile che sarebbe stato viziato dagli interessi da un magistrato, Pedro Pierry, azionista di Endesa.


venerdì 1 giugno 2012

Perù: varata legge contro i minatori abusivi


Il governo peruviano nel febbraio 2012 ha varato una legge che persegue i minatori abusi con aspre multe ed addirittura il carcere. 
La pratica illegale di questi minatori ha già distrutto negli anni circa seimila ettari di foresta, ad un ritto di circa quattrocento ettari l'anno, inquinato numerosi fiumi con la relativa distruzione della flora e della fauna sia acquatica che terrestre. 
Oltre al danno ambientale vi è anche quello sociale perché queste persone e le loro famiglie vivono in condizioni igieniche pessime e senza nessuna elementare norma di sicurezza durante gli scavi.

I minatori che si oppongono alla legge hanno inscenato blocchi ed alcune manifestazioni a Madre de Dios (una delle regioni dove si ha il più alto numero di minatori abusivi) in cui si sono avuti anche alcuni scontri con la polizia il cui bilancio è stato di tre manifestanti morti e trenta feriti.

Fino ad oggi i vari governi che si sono avvicendati in Perù hanno tollerato o chiuso un occhio verso questa pratica lasciando questa parte di popolazione ai margini della società e permettendo un vero e proprio disastro ecologico. 
Oggi questa nuova legge impone pene severissime senza cercare di porre rimedio alla povertà ed all'ignoranza che ha costretto questa parte della popolazione peruviana a vivere in condizioni disperate; sembra che il governo del Perù non sia interessato a garantire un futuro dignitoso ai propri concittadini.