giovedì 26 settembre 2013

Guatemala: sgomberi forzati nel Polochic

In Guatemala le multinazionali che operano nel settore agricolo cercano con la violenza e l'intimidazione di estendere le loro coltivazioni ai danni dei nativi e dei campesinos.
Dall'inizio del 2013 lo zuccherificio Chabil Utzaj di proprietà della multinazionale Pellas ha iniziato una "guerra" con i campesinos che confinano con le proprie coltivazioni nella valle del Polochic, Alto Verapaz.
L'episodio più grave si è verificato alla fine di maggio quando nella zona di Río Polochic sono intervenuti circa cento uomini armati, tra guardie private e capisquadra del Chabil Utzaj, che sono entrati nel villaggio sparando contro le circa 90 famiglie di etnia q'eqchi' che lottano da molti anni per non essere cacciati e difendere il loro diritto alla terra.
La violenta incursione "paramilitare" ha provocato il ferimento di 7 persone di cui una in gravi condizioni.

Il Comitato d’unità contadina, Cuc, ha reso noto che anche il 3 febbraio 2013 gli uomini dello zuccherificio Chabil Utzaju, per espandere le proprie piantagioni di canna da zucchero, hanno devastato alcuni ettari dove la comunità di Agua Caliente coltivano mais, fagioli, ayote e banane.

Il Cuc sottolinea come i continui accaparramenti e concentrazione di terre nelle mani di latifondisti e multinazionali per mezzo di atti violenti ai danni delle piccole comunità q'eqchi' rimangono impuniti; come l'attacco che nel 2011 i gruppi armati dello zuccherificio provocò lo sgombero di 14 comunità q'eqchi's (per un totale di circa 4.000 persone) in cui furono uccise quattro persone anche se ancora oggi nessun indagine è stata avviata.
Inoltre il governo non hai mai rispettato le direttive dalla Commissione interamericana dei diritti umani, Cidh, a favore delle 14 comunità sgomberate ma continua ad avallare gli sgomberi extragiudiziai e difendere la proprietà privata al di sopra dei diritti umani e dei diritti collettivi.

Il Cuc chiede a tutte le comunità indigene, contadine ed a tutte le associazioni che difendono i diritti umani di denunciare a livello nazionale ed internazionale tutti "gli atti violenti e le violazioni dei diritti individuali e collettivi, commessi da imprenditori, latifondisti e dal governo" affinché non rimangano più impuniti.

venerdì 6 settembre 2013

Perù: Medici in sciopero

In Perù all'inizio di agosto vi è stato uno sciopero di 48 ore dei medici dell’Assistenza Sociale della Sanità (Essalud) per il mancato rispetto degli accordi firmati con la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Circa 9000 medici chiedono che vengano applicate le direttive del documento firmato nel 2012 dove veniva posto l'accento sul miglioramento dei protocolli di assistenza per i pazienti/assicurati; inoltre chiedono garanzie contro la privatizzazione del sistema sanitario, un aumento dei macchinari e delle loro condizioni economiche.

L'attuale sistema sanitario prevede due settori quello pubblico e quello privato; il primo si divide in "regime contributivo" e "regime sovvenzionato". Con il "regime contributivo" lo Stato peruviano attraverso il Ministerio de Salud (MINSA) offre le cure mediche in cambio di contributi variabili soggetti alla discrezione del Seguro Integral de Salud (SIS) che contemporaneamente finanzia anche i servizi necessari alla popolazione più povera. 
Inoltre per chi presta servizio nelle forze armate e nelle forze di polizia e le loro famiglie vi sono due sistemi sanitari integrati il Sanidades de las Fuerzas Armadas (FFAA) e la Policía Nacional del Perú (PNP).
Esiste anche una sanità privata sia a pagamento sia gratuita (spesso gestite da ordini religiosi o  ONG) per le fasce più povere della popolazione che forniscono prestazioni mediche del tutto indipendenti dalla struttura statale.

Ollanta Humala ha chiesto di bloccare gli scioperi e le proteste fino alla fine di settembre 2013 per poter inserire gli accordi del 2012 nella riforma della salute pubblica che però la Federazione Medica Peruviana considera neoliberale.