mercoledì 30 ottobre 2013

L'assistenza Sanitaria a Cuba e Venezuela

Il Ministero di Salute Pubblica di Cuba, in una conferenza sullo stato della Assistenza Sanitaria cubana, rende noti i dati sulla distribuzione e l'impiego del farmaco Heberprot-P, medicinale sviluppato dalla biotecnologia cubana per le ulcere dei piedi dei diabetici, comunicando che da settembre 2013 è possibile ritirarlo, ed essere seguiti nelle cure, in 350 centri di assistenza sanitaria sparsi in tutto il paese e che circa 22000 persone, dal 2007 ad oggi, hanno beneficiato dei vantaggi di questo farmaco.
Il Ministero, con la verifica e l'appoggio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha inoltre formato oltre mille medici ed infermieri sul farmaco e sulle patologia agiologiche per rispondere nel miglior modo possibile alle esigenze dei pazienti.

Il Centro Biotecnologico cubano ha continuato la ricerca sul farmaco Heberprot-P estendendne l'utilizzo ed i benefici oltre che per le ulcere gravi è anche per rallentarle e bloccarle allo stadio iniziale della malattia.

Nel solito incontro il Ministero di Salute Pubblica sottolinea come la ricerca cubana che ha prodotto il farmaco Heberprot-P, unico del suo tipo a livello mondiale, abbia portato beneficio anche ad oltre 100.000 pazienti nella Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Il rappresentante venezuelano ha dichiarato che grazie all'Accordo Integrale di Cooperazione Cuba-Venezuela, firmato il 30 ottobre del 2000, si sono avuti risultati straordinari come i circa 40.000 pazienti venezuelani che hanno evitato l’amputazione di una delle estremità inferiori inoltre grazie al farmaco cubano vi è stata notevole diminuzione nel tempo di cura delle ulcere e della durata dei ricoveri.

martedì 22 ottobre 2013

Venezuela: istituita la Comisión de la Verdad

Il Venezuela ha commemorato il 27 febbraio 2013 l'anniversario delle proteste popolari del 1989 organizzando una marcia nella città di Caracas dove sono state ricordate le vittime che "con sentimento patriottico fecero fronte alla politica neoliberista imposto dal presidente Carlos Andrés Pérez".
Oltre alla commemorazione dei cittadini Venezuelani l'Asamblea Nacional Venezuelana ha dato l'annuncio di voler formare una Comisión de la Verdad per individuare i responsabili dei crimini commessi durante le proteste, conosciute come "El Caracazo", del febbraio-marzo 1989.

I provvedimenti economici del governo venezuelano sono noti come "paquetazo económico" e furono emanati il 16 febbraio 1989 per seguire le direttive del Fondo Monetario Internacionale (FMI) che aveva prestato al Venezuela una notevole quantità di denaro. Il governo di Carlos Andrés Pérez seguendo le direttive del FMI decise di privatizzare le industrie statali, di liberalizzare i mercati, di abbassare i dazi doganali e di eliminare il controllo dello Stato nel cambio tra Bolivar e Dollaro; queste misure fecero innalzare vertiginosamente il costo dei generi di prima necessità. 
Per questi motivi il 27 febbraio 1989 ci fu una mobilitazione popolare spontanea che si opponeva al "paquetazo económico"  che fu repressa con la mobilitazione dell'esercito ordinata dal presidente Carlos Andrés Perez che portò alla morte di oltre 3500 manifestanti.

A causa di queste ricette economiche nel 1989 l'economia del Venezuela si contrasse del 8,1%, l'inflazione si attestò al 84,5% e l'indice di povertà arrivò al 30%.

L'approvazione da parte del parlamento della legge per punire i crimini di sparizione forzata, tortura ed altre violazioni dei diritti umani commessi nel periodo compreso tra il 1958 ed il 1998 aiuterà la neo commissione formata da 19 membri (10 sono familiari e amici delle vittime ma anche coloro che hanno subito torture dalla polizia o esercito mentre gli altri nove sono personalità politiche) che hanno giurato ed ha iniziato il proprio lavoro nell'estate 2013.

lunedì 14 ottobre 2013

Ecuador: Correa rinnega "yasunizar el mundo"

L'iniziativa di bloccare ogni attività mineraria e di estrazione di petrolio e gas naturale nel Parque Nacional Yasunì-ITT figlia della Costituzione del 2008 sembra arrivata alla fine.
Nel 2007 Alberto Acosta, al tempo ministro dell’energia del governo Correa, dichiarava che non estrarre petrolio dal Parque Nacional Yasunì-ITT significava conservare intatta un’area di straordinaria biodiversità e rispettare i diritti dei popoli indigeni incontattati. 

L’Iniciativa Yasuní-ITT (il cui acronimo deriva dai pozzi petroliferi di Ishpingo, Tiputini e Tambococha) era stata presentata da Correa durante un’assemblea dell’Onu; il Presidente dichiarò all'Assemblea di non voler estrarre il petrolio per evitare l’emissione di oltre 450 milioni di tonnellate di CO2, le quali avrebbero notevolmente contributo al riscaldamento globale del pianeta, in cambio di questo blocco Correa chiese una compensazione economica di circa 3600 milioni di dollari in un arco di tempo di 12 anni.

Oggi nel settembre 2013 il Presidente Correa ha deciso di sospendere la "moratora petrolera" perché non si è riusciti a coprire, insieme alla comunità internazionale, almeno la metà degli introiti dell'estrazione del petrolio. Correa afferma che le risorse economiche derivanti dall'estrazione del greggio siano fondamentali per l'Ecuador; questo denaro serve per abbattere il tasso povertà e di sottosviluppo che affliggono il paese affermando che "il maggior attentato ai diritti umani è la miseria" e ricordando come la comunità internazionale non abbia mantenuto gli accordi. 
Le difficoltà economiche dell’Ecuador sono note e l'unica risposta arrivata da Palacio de Carondelet è stata quella di sospendere la moratoria (dobbimao ricordare che la protezione del Parque Nacional Yasunì-ITT ebbe un consenso mondiale tra i movimenti sociali e come fu inventato il motto "yasunizar el mundo").  

I movimenti sociali ed le popolazioni indigene sottolineano come la Costituzione ecuadoriana obblighi lo stato a preservare le aree naturali ed i luoghi dove le popolazioni indigene vivono come il Parque Nacional Yasunì; ma vi è una norma, controversa, nella Costituzione in cui per motivi di "interesse nazionale" il presidente può derogare a questo articolo della Costituzione.
Inoltre la popolazione ricorda come l'estrazione del greggio abbia causato gravi danni ambientali come nel caso della multinazionale Chevron-Texaco  a cui è stata inflitta una dura condanna (Confermata la condanna a Chevron).
I movimenti sociali bollano come demagogica la proposta di Correa che promette di usare i proventi dell'estrazione mineraria per combattere la povertà perché significa anche sostenere che l’estrazione mineraria ridurrà la disoccupazione; così Correa nel dubbio tra ambiente e sviluppo ha scelto lo sviluppo affermando implicitamente che ambientalismo porta alla povertà. Altro aspetto fondamentale è l'accrescimento delle disuguaglianze sociali a scapito dei popoli che vivono nel parco che saranno costretti a migrare e divenire "sfollati ambientali"

Il Sumak Kawsay, buen vivir, di Correa si è trasformato secondo le popolazioni indigene e le organizzazioni sociali nel "nuovo modello di dominazione borghese"; modello che chi governa insegue vessando con numerossisimi processi penali e civili (molte volte pretestuosi) a carico dei leader dei movimenti sociali, dei campesinos e dei nativi i quali hanno la sola "colpa" di battersi per la difesa della foresta amazzonica.
L'autentico Sumak Kawsay è l'eleggere la Pachamama al centro di tutta la vita e liberla dalle rondas petroleras e mineras. 

giovedì 3 ottobre 2013

Colombia: La protesta del Catatumbo

La regione del Catatumbo in Colombia è molto ricca di risorse naturali (petrolio, carbone e gas naturale),  ma solo il 28% della popolazione accede all'acqua potabile ed in numerosi municipi il livello di povertà tocca il 90%.  
L'area di Catatumbo è strategica sia per gli interessi politici che per quelli economici delle multinazionali perché ha una vasta frontiera con il Venezuela e per la sua vicinanza al Lago di Maracaibo (area ricca di risorse energetiche, logistiche e industriali). 
Per queste ragioni il presidente colombiano Juan Manuel Santos sta spingendo per iniziare una nuova stagione di sfruttamento minerario che porterà notevoli guadagni nelle casse dello stato ma che genera paure nelle comunità locali a causa dell'inquinamento che devasterà le loro terre.
Santos sta cercando di convincere le popolazioni parlando di scelte democratiche che porteranno prosperità e "pace sociale" ma non è riuscito a conquistare la fiducia dei circa quattromila campesinos che già il 26 giugno 2013 sono scesi nelle strade per protestare contro lo sfruttamento del sottosuolo.

Gli agricoltori della regione non credono alle parole del presidente colombiano perché sono ancora vivi nelle loro memorie i fatti del lontano 1905 quando lo Stato colombiano concesse i permessi di estrazione del petrolio alle multinazionali statunitensi Mobil Texas e Tropical Oil Company. Furono concessi diritti di estrazione per un periodo di 50 anni dall'allora presidente Rafael Reyes che promise prosperità alle popolazioni locali.
Inoltre durante il periodo in cui operarono le multinazionali petrolifere il tenore di vita della popolazione non crebbe anzi aumentarono la povertà ed i problemi di salute a causa dell'inquinamento e gli abitanti manifestarono per i loro diritti e per la loro salute ma Rafael Reyes inviò l'esercito che soffocò le proteste nel sangue.

I campesinos credono che oggi la storia si possa ripetere se venissero approvate le concessioni per lo sfruttamento intensivo del sottosuolo inoltre lo sfruttamento del carbone comporterebbe l'apertura di miniere a cielo aperto (secondo alcune proposte avanzate da multinazionali canadesi, messicane e colombiane). 
Le miniere a cielo aperto denunciano i contadini ed i minatori (scesi in sciopero per sostenere la protesta degli agricoltori) uccideranno le acque del Río Catatumbo, affluente del lago di Maracaibo (Venezuela), e ciò impatterà negativamente sulla salute degli abitanti sulle loro coltivazioni e sull'ecosistema.
Le multinazionali che già operano nell'estrazione sottolineano le comunità locali non hanno mai rispettato i loro diritti decidendo unilateralmente dove e quando creare una nuova miniera a cielo aperto andando contro le leggi nazionali che in questi casi impongono l'approvazione delle popolazioni indio. 
Tutto ciò è accaduto senza che lo Stato colombiano intervenisse perché il Trattato di Libero Commercio (Tlc) stipulato con gli Stati Uniti garantisce guadagni enormi con miniere di carbone e l'estrazione di petrolio, gas, ed oro.

Allo sfruttamento del sottosuolo e del conseguente inquinamento dobbiamo sommare anche i danni portati dalle monoculture (della palma e del cacao) imposte dai latifondisti o dalle multinazionali agricole a monocoltura intensiva dell’olio di palma e del cacao. 
Inoltre la provincia di Catatumbo è da sempre luogo prediletto dai paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (Auc) prima e le Águilas Negras (Bloque Catatumbo e Bloque Norte) adesso, per i traffici di stupefacenti. Insieme al traffico di droga i paras operano con i Batallones Contraterroristas dell’esercito nella guerra sporca con le FARC portando al desplazamiento (sfollamento forzato) di 290mila abitanti ha facendo circa cinquantamila vittime (tra persone ferite ed uccise) . 

Le miniere già presenti, le monoculture e la presenza dei paracos hanno aumentato i conflitti sociali ed oggi le comunità di campesinos ed indio hanno sollecitato l'intervento dello stato, fino ad ora latitante, per finanziare alcuni investimenti per l'assistenza sanitaria, l'istruzione, le infrastrutture e per sviluppare progetti di coltura alternativi a quelli imposti dalle multinazionali dell’agrobusiness. 
Le popolazioni chiedono anche il blocco delle fumigazioni per distruggere le coltivazioni della foglia di coca tramite le fumigazioni ed lo status di Zona de Reserva Campesina per il Catatumbo. 

Per questi motivi le popolazioni del Catatumbo sono scese in piazza e sono riuscite a "contagiare" i minatori, altri gruppi di lavoratori e gli studenti universitari che hanno proclamato di una serie di giornate di protesta contro il presidente Santos e la politica di sviluppo colombiana.