lunedì 14 ottobre 2013

Ecuador: Correa rinnega "yasunizar el mundo"

L'iniziativa di bloccare ogni attività mineraria e di estrazione di petrolio e gas naturale nel Parque Nacional Yasunì-ITT figlia della Costituzione del 2008 sembra arrivata alla fine.
Nel 2007 Alberto Acosta, al tempo ministro dell’energia del governo Correa, dichiarava che non estrarre petrolio dal Parque Nacional Yasunì-ITT significava conservare intatta un’area di straordinaria biodiversità e rispettare i diritti dei popoli indigeni incontattati. 

L’Iniciativa Yasuní-ITT (il cui acronimo deriva dai pozzi petroliferi di Ishpingo, Tiputini e Tambococha) era stata presentata da Correa durante un’assemblea dell’Onu; il Presidente dichiarò all'Assemblea di non voler estrarre il petrolio per evitare l’emissione di oltre 450 milioni di tonnellate di CO2, le quali avrebbero notevolmente contributo al riscaldamento globale del pianeta, in cambio di questo blocco Correa chiese una compensazione economica di circa 3600 milioni di dollari in un arco di tempo di 12 anni.

Oggi nel settembre 2013 il Presidente Correa ha deciso di sospendere la "moratora petrolera" perché non si è riusciti a coprire, insieme alla comunità internazionale, almeno la metà degli introiti dell'estrazione del petrolio. Correa afferma che le risorse economiche derivanti dall'estrazione del greggio siano fondamentali per l'Ecuador; questo denaro serve per abbattere il tasso povertà e di sottosviluppo che affliggono il paese affermando che "il maggior attentato ai diritti umani è la miseria" e ricordando come la comunità internazionale non abbia mantenuto gli accordi. 
Le difficoltà economiche dell’Ecuador sono note e l'unica risposta arrivata da Palacio de Carondelet è stata quella di sospendere la moratoria (dobbimao ricordare che la protezione del Parque Nacional Yasunì-ITT ebbe un consenso mondiale tra i movimenti sociali e come fu inventato il motto "yasunizar el mundo").  

I movimenti sociali ed le popolazioni indigene sottolineano come la Costituzione ecuadoriana obblighi lo stato a preservare le aree naturali ed i luoghi dove le popolazioni indigene vivono come il Parque Nacional Yasunì; ma vi è una norma, controversa, nella Costituzione in cui per motivi di "interesse nazionale" il presidente può derogare a questo articolo della Costituzione.
Inoltre la popolazione ricorda come l'estrazione del greggio abbia causato gravi danni ambientali come nel caso della multinazionale Chevron-Texaco  a cui è stata inflitta una dura condanna (Confermata la condanna a Chevron).
I movimenti sociali bollano come demagogica la proposta di Correa che promette di usare i proventi dell'estrazione mineraria per combattere la povertà perché significa anche sostenere che l’estrazione mineraria ridurrà la disoccupazione; così Correa nel dubbio tra ambiente e sviluppo ha scelto lo sviluppo affermando implicitamente che ambientalismo porta alla povertà. Altro aspetto fondamentale è l'accrescimento delle disuguaglianze sociali a scapito dei popoli che vivono nel parco che saranno costretti a migrare e divenire "sfollati ambientali"

Il Sumak Kawsay, buen vivir, di Correa si è trasformato secondo le popolazioni indigene e le organizzazioni sociali nel "nuovo modello di dominazione borghese"; modello che chi governa insegue vessando con numerossisimi processi penali e civili (molte volte pretestuosi) a carico dei leader dei movimenti sociali, dei campesinos e dei nativi i quali hanno la sola "colpa" di battersi per la difesa della foresta amazzonica.
L'autentico Sumak Kawsay è l'eleggere la Pachamama al centro di tutta la vita e liberla dalle rondas petroleras e mineras. 

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