giovedì 28 novembre 2013

La Bolivia espelle Usaid

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha annunciato il Primo Maggio l’espulsione dell’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (Usaid) perché vi sono gravi prove di cospirazione contro il suo governo.
Queste sono state le parole del presidente durante la celebrazione della Giornata dei Lavoratori: "Vi sono alcune istituzioni dell’ambasciata degli Stati Uniti che continuano a cospirare contro il popolo e il Governo nazionale, per questo approfitto del 1º Maggio per informare che abbiamo deciso d’espellere la USAID dalla Bolivia. Se ne va la USAID dalla Bolivia".

Morales aveva già protestato con gli USA dopo che il 18 aprile 2013, John Kerry, definì "l’America Latina il cortile posteriore del suo paese" affermando di respingere "queste dichiarazioni che sono irrispettose, perché non riconoscono la realtà dei popoli dell’America Latina [...] che oggi non sono più il cortile dietro casa grazie alle nuove politiche economiche e di integrazione, alle nazionalizzazioni degli idrocarburi ed alla lotta dei movimenti sociali".

L’Agenzia Usaid, che operava in Bolivia dal 1964 e poteva contare su un imponente organizzazione composta da uomini e mezzi, è accusata di ingerenza nella vita politica del paese grazie all'enorme flusso di denaro che riesce ad immettere nel paese; vi sono prove che l'organizzazione statunitense abbia sovvenzionato alcuni dirigenti sindacali e di organizzazioni sociali, per destabilizzare il governo del paese.
L'identica politica che ha portato l'Agenzia all'espulsione era già stata già usata negli anni passati anche da alcuni ambasciatori USA come per esempio l’ambasciatore Philip Goldberg, accusato di cospirare insieme all’opposizione per far cadere il presidente Morales, ed espulso nel 2008; inoltre si deve ricordare come nel novembre dello stesso anno Morales avesse chiesto il rimpatrio di alcuni agenti statunitensi della DEA per spionaggio

martedì 19 novembre 2013

La Cia e la scomparsa nel 1976 di due diplomatici cubani

Durante la dittatura militare Argentina (dal 1976 al 1983) furono uccisi due diplomatici cubani, Jesús Cejas Arias e Crescencio Nicomedes Galañena, nello svolgimento di una missione diplomatica a Buenos Aires.

Jesús Cejas Arias e Crescencio Nicomedes Galañena furono rapiti dai militari argentini il 9 agosto 1976 nei pressi dell’ambasciata cubana di Buenos Aires e condotti al Automores Orletti dove furono torturati e giustiziati. 
I responsabili della loro desaparición sono i due agenti della Cia Guillermo Novo Sampol, cubano-americano, e Michael Townley, che operava negli anni '70 per conto della DINA cilena(Polizia politica voluta da Pinochet). 
Quando il corpo diplomatico cubano iniziò le ricerche dei due diplomatici gli agenti della Cia ed il regime argentino fecero circolare la falsa informazione che Arias e Galañena avevano deciso di disertare perché rinnegavano gli ideali della rivoluzione cubana; ma, a distanza di molti anni, alcuni esami forensi condotti sui loro resti stabilirono che i due furono uccisi poco dopo il loro rapimento.

La giustizia argentina ha emesso, nell'agosto 2013, i mandati di cattura internazionale per poter processare in Argentina Townley e Novo Sampol. I due attualmente sono residenti negli USA ed hanno sottoscritto un'accordo con la giustizia Statunitense dalla quale vengono protetti in cambio della loro testimonianza nei procedimenti per crimini contro l’umanità commessi dalla dittatura di Pinochet anche se molti di questi crimini sono stati organizzati o commessi da loro. 
Townley, durante un'interrogatorio, ammise addirittura di aver partecipato attivamente all'omicidio nel 1974 a Buenos Aires dell’ex capo dell’esercito cileno Carlos Prats; inoltre Townley è stato condannato per aver partecipato all'attentato del 1976 a Washington in cui fu ucciso Orlando Letelier che fu ministro della Difesa di Salvador Allende.

mercoledì 13 novembre 2013

Paraguay: la nascita della Coordinadora Democrática


Il senatore Luis Alberto Wagner del Partido Liberal del Paraguay ha affermato, durante un incontro con alcuni giornalisti, che il 90% dei sui colleghi lotta contro la privatizzazione delle società pubbliche ed il relativo licenziamento dei lavoratori.
La posizione del senatore è condivisa con ampi settori della popolazione (sindacati, movimenti sociali e comuni cittadini) e ne ha avuto riprova durante il viaggio in cui ha accompagnato il presidente del partito Miguel Abdon Saguier. 

Wagner durante il suo viaggio ha sottoscritto un documento con il quale viene data vita alla Coordinadora Democrática insieme ai Partiti della Sinistra del Paese, i sindacati, le organizzazioni sociali e le organizzazioni contadine.
La Coordinadora ha come obbiettivi la difesa della democrazia, i rifiuto della privatizzazione dei servizi pubblici, gli investimenti nei settori sociali per ridurre la povertà, aumentare il livello dell'assistenza sanitaria e dell'educazione scolastica inoltre è necessaria una più equa politica fiscale. 

Il senatore ha sottolineato come la legge de Alianza Publico-Privada voluta dal governo mette in pericolo il posto di lavoro di migliaia di lavoratori pubblici perché apre le porte alla gestione delle società di proprietà dello stato alle aziende private che vorranno sicuramente massimizzare i profitti.

Per questi obbiettivi e pericoli il PL insieme a tutti i membri della Coordinadora Democrática ha organizzato una manifestazione per protestare contro le politiche economiche e sociali del Governo e soprattutto contro la legge de Alianza Publico-Privada.
Il senatore Wagner ha concluso l'incontro con i media dicendo: "La politica economica che ispira e che vuole imporre il presidente Cartes si è già dimostrata fallimentare e distruttiva in molti altri paesi latino-americani ed è osteggiata dal popolo paraguayo".

mercoledì 6 novembre 2013

Argentina: Condannato Menéndez

Il tribunale Oral en Criminal de La Rioja (Argentina) ha condannato a 20 anni di carcere il repressore, Luciano Benjamín Menéndez, per essere il "co-autore del crimine di sequestro di persona e tortura di sette persone" durante il processo istruito per far luce sui delitti di lesa umanità commessi durante l'ultima dittatura militare argentina dal  III Cuerpo de Ejército.
Menéndez, che ha ascoltato la sentenza in videoconferenza, ha affermato che le sue azioni erano rivolte a "preservare il regime democratico garantito dalla Costituzione del 1953 perché i sovvertivi volevano instaurare un regime comunista".

I tre giudici hanno anche condannato a 15 anni l'ex-militare Eduardo Britos ed a 3 anni Ricardo Torres Daram sulla base delle prove riuscite a produrre dai pubblici ministeri e dagli investigatori oltre che dalle testimonianze delle vittime, sequestrate nel giugno 1977, che furono recluse presso Escuadrón 24 de Gendarmería Nacional en Chilecito e Instituto de Rehabilitación de La Rioja.
I giudici hanno anche appurato come Menéndez abbia lavorato insieme all'intellince cilena per assicurare alla "giustizia" gli oppositori dei regimi militari.