lunedì 16 febbraio 2015

Guatemala: Condannato ex capo del Comando Sei

La Corte Suprema del Guatemala ha condannato a 90 anni di carcere Pedro García Arredondo, ex capo del Comando Sei della oramai disciolta Polizia Nazionale, per l'incendio dell'ambasciata Spagnola in cui morirono 37 persone il 31 gennaio 1980.
Nel rogo rimasero uccisi otto cittadini spagnoli (tra cui alcuni diplomatici ed impiegati dell'ambasciata), 22 contadini del Quiché, cinque studenti universitari e due ex funzionari guatemaltechi in visita all'ambasciata.
La struttura diplomatica fu occupata pacificamente dai contadini Quiché per denunciare le violenze che l'esercito e della polizia stavano perpetrando nella regione del Quiché.

Il giudice ha affermato che l'accusa è riuscita a fornire prove inconfutabili che dimostrano come il 31 gennaio 1980 l'ambasciata fosse stata occupata pacificamente e che ai circa 150 ufficiali, alle dirette dipendenze di García Arredondo, erano impartiti ordini per effettuare lo sgombero dell'ambasciata e far uscire tutti i manifestanti. "L'ambasciata fu presa con violenza dalle forze di sicurezza, che entrarono senza il permesso dell'ambasciatore. La polizia non aveva alcun interesse a negoziare, ma solamente a scacciare gli occupanti fuori dell'ambasciata. L'imputato sapeva che cosa stava per accadere e non ha impedito che gli agenti di polizia sotto il suo comando agissero violentemente contro gli occupanti dell'ambasciata" ha affermato il giudice durante la lettura della sentenza.
Inoltre ha aggiunto che è stato dimostrato come l'incendio non abbia avuto origine da un piano suicida dei manifestanti Quiché che erano all'interno dell'ambasciata ma sia la conseguenza dell'assalto delle forze dell'ordine.

L'assalto all'ambasciata è avvenuta durante il regime del generale Fernando Romeo Lucas García (1978-1982) il quale è stato menzionato nella lettura della sentenza insieme all'ex ministro degli Interni Donaldo Alvarez Ruiz, che è latitante, ed Chupina Barahona, ex direttore della polizia nazionale ma scomparso, perché fra loro e Pedro García Arredondo ci furono numerose comunicazioni al fine di decidere come e quando avviare le operazioni all'interno dell'ambasciata.

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